Recitativo: differenze tra le versioni

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Il recitativo si è sviluppato dalla [[monodia]] nel corso del XVII sec. Nella musica barocca il recitativo era il luogo per eccellenza dedicato agli elementi narrativi e dialogici di una composizione articolata in più tempi. Considerazioni e sentimenti invece erano relegati nelle arie e nei pezzi chiusi. Per questo motivo soprattutto nel recitativo è importante la comprensione del [[testo]] conseguita principalmente con un [[accompagnamento]] semplice, effettuato da pochi strumenti e con caratteristiche musicali meno individualizzate che nelle arie.
 
Il recitativo consiste essenzialmente di una diegesi, mentre le arie e i pezzi chiusi rivestono le funzioni della mimesi. Questa contrapposizione nacque in seguito alla rielaborazione di antiche idee platoniche e aristoteliche effettuata dai partecipanti alla [[Camerata dei Bardi]] a Firenze all'inizio del Seicento. Nel ''[[Combattimento di Tancredi e Clorinda]]'' di [[Claudio Monteverdi]] del 1624, un narratore racconta la vicenda mentre inserti danzanti mostrano la lotta fra i protagonisti. Più tardi si avrà una separazione nettissima fra recitativo e aria e si rinuncerà completamente alle forme intermedie come l'[[arioso]].
 
Questa giustapposizione ebbe un successo totalizzante e pervasivo. Praticamente tutta la produzione di opera italiana dal suo inizio con la Camerata dei Bardi fino al [[melodramma]] romantico si può analizzare come la riproduzione quasi meccanica di questo modello, sia nella produzione [[opera buffa|buffa]] che in quella [[opera seria|seria]], sia con i compositori italiani sia con gli stranieri che scrivevano opera italiana (vedi [[Georg Friedrich Händel|Händel]]).