Cavallo (moneta): differenze tra le versioni

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| image =file:Cavallo_(moneta)2.jpg
| caption_left = CAROLVS * REX * FRR *; scudo di Francia coronato
| caption_right = + AQVILANA CIVITAS; [[Croce_araldicaCroce araldica#Croce_patenteCroce patente|croce patente]]; sotto aquila di faccia, testa a sinistra, ali spiegate.
| width = 300
| footer = Æ (1,73 g); zecca del[[l'Aquila]].
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| caption_right =
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| footer = Cavallo coniato a [[Sora (Italia)|Sora]] e [[Alvito (Italia)|Alvito]] nel [[1495]] recante le iniziali ''PA.CAN.SOR.'' (''Paulus Cantemus Sorae dux'')
| position = right
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Dal XIII secolo, la quantità d'argento nelle monete del [[Regno di Napoli|regno]] andava facendosi sempre più scarsa, fino a raggiungere la derisoria proporzione di 1/16 d'[[argento]] per 15/16 parti di [[rame]] o anche 7/360 parti argento per 353/360 di rame con la sesta emissione di [[Denaro (moneta)|denari]] d'argento da parte di [[Federico II di Svevia|Federico II]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Louis Blancard|anno=1864|titolo=Des Monnaies, frappées en Sicile, au XIIIe siècle, par les suzerains de Provence|rivista=Revue Numismatique|pp=295-7|lingua=fr|accesso=5 giugno 2016|url=https://archive.org/stream/revuenumismatiq09numigoog#page/n306/mode/2up}}</ref>. Siccome i denarelli aragonesi erano coniati con una scarsa proporzione d'argento<ref>Camera della Sommaria-Comuni. Vo7. 7 fol. 70 e 78</ref>, e quindi considerevole il guadagno che la Regia Curia traeva da quella sleale monetazione, nel Reame e negli stati circonvicini era comune pratica falsificare le monete<ref>{{cita|Sambon|p. 326.}}</ref>. Dietro la protesta dei pubblici ufficiali destinati a riscuotere le imposte del reame, che si lamentavano dello scarso valore della moneta, Ferdinando I, dietro consiglio di [[Orso Orsini|Orso Orsini duca d’Ascoli]], bandì che fossero vietati i denari di biglione e che si coniassero, invece, monete di puro rame, grosse quanto le antiche medaglie, ossia mezzi carlini degli Angioini<ref>Lettera del 16 febbraio 1472, diretta agli ufficiali della Regia Camera della Sommaria (Regia Camera della Sommaria-Curia. Voi. 7, anni 1469-1472 altimo foglio, 157 t.)</ref>. Sulle monete di rame, essendo scarso il guadagno, i falsari non troverebbero utilità alcuna nel coniarle<ref name="Sambon" />.
 
Ordinava inoltre Ferdinando che, da una parte di detta moneta fosse ritratta la sua effigie, e che, dall'altra si ponesse "una qualche digna", come proposto dal Conte di Maddaloni, [[Diomede I Carafa|Diomede Carafa]]. Venne quindi rappresentato un cavallo, con attorno l'epigrafe ÆQVITAS REGNI<ref name="Sambon" />. Dodici cavalli avevano il valore di un [[Grano (moneta)|grano]]<ref name=":0">{{cita|Sambon|p. 330.}}</ref>.
 
I cavalli di Ferdinando I d'Aragona furono coniati nelle zecche di Amatrice, Aquila, Brindisi, Napoli e Sulmona<ref name=":0" />.
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== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione|autore= [[Arthur Sambon]]|titolo= [[:s:I «Cavalli» di Ferdinando I d’Aragona|I "Cavalli" di Ferdinando I d'Aragona, re di Napoli]]|rivista= [[Rivista italiana di numismatica]]|città= Milano|volume= IV|anno= 1891|pagine= 325-356|cid=Sambon}}
* {{cita libro | autore= [[Edoardo Martinori]] | titolo= La moneta - Vocabolario generale| editore= [[Istituto italiano di numismatica]]| città= Roma| anno= MCMXV (1915) |cid=Martinori }}
== Altri progetti ==
 
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{{interprogetto|etichetta=cavallo|wikt=cavallo}}