Antonino Pio: differenze tra le versioni

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==== Politica economica ====
Antonino fu un ottimo gestore dell'economia dell'Impero e, nonostante le numerose campagne edilizie, riuscì a lasciare ai suoi successori un patrimonio di oltre due miliardi e mezzo di sesterzi, segno evidente dell'ottima cura con cui resse le redini dello stato. Tuttavia il suo regno fu tutto tranne che eccessivamente parsimonioso. Egli infatti aumentò le elargizioni alla plebe di [[Roma]] (ai tempi di [[Augusto]] circa 200.000 cittadini di Roma avevano grano e acqua gratuitamente; a partire da Antonino Pio, ad una quantità di cittadini maggiore, si ebbero distribuzioni anche di olio e vino, che però furono rese stabili solo sotto [[Settimio Severo]]), continuò l'opera del suo predecessore nel campo dell'edilizia (furono costruiti ponti, strade, acquedotti in tutto l'impero anche se pochi sono i monumenti dell'Urbe da lui fatti costruire che ci sono giunti) e aiutò con la sospensione del tributo dovuto diverse città colpite da calamità varie (incendi: [[Roma]], [[Narbona]], [[Antiochia di Siria|Antiochia]], [[Cartagine]], terremoti: [[Rodi]] e l'[[Asia minoreAnatolia]]).
 
Senza ridurre le spese per le province, aumentò quelle per l'[[Italia]], a differenza del predecessore. Infine c'è da aggiungere che aumentò la distribuzione di sussidi, inaugurata da [[Traiano]], alle orfane italiche, dette "''Puellae Faustinianae''" dal nome della moglie di Antonino (la quale morì nel [[140]] o nel [[141]] e, nonostante la tradizione posteriore ne abbia messo in discussione il carattere, ricevette non solo onori divini, ma anche iscrizioni commemorative in misura senza precedenti sulle monete, e altri riconoscimenti). Privò dei fondi solo coloro che riteneva oziosi (''[[Historia Augusta]]'', Vita di Antonino Pio, VII) come il poeta [[Mesomede di Creta|Mesomede]].