Gotico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 5.90.96.146 (discussione), riportata alla versione precedente di 151.68.143.31
Etichetta: Rollback
Ripeus (discussione | contributi)
Riga 61:
La scultura gotica si mosse a partire dal ruolo che le era stato consegnato durante il periodo [[scultura romanica|romanico]], cioè quello di ornare l'architettura e istruire i fedeli creando le cosiddette ''Bibbie di pietra''.
 
Gradualmente la disposizione delle sculture nella costruzione architettonica divenne più complessa e scenografica. Gli episodi più importanti di scultura furono, come in età romanica, i portali delle cattedrali, covedove vengono rappresentati solitamente i personaggi dell'''[[Antico Testamento]]'' e del ''[[Nuovo Testamento]]''.
 
Un fondamentale passaggio è il fatto che nel periodo gotico le sculture iniziano a non essere più inglobate integralmente nello spazio architettonico ( lo stipite di un portale o un capitello...), ma iniziano ad affrancarsi venendo semplicemente addossate ai vari elementi portanti. Comparvero così le prime statue a tutto tondo, anche se non era ancora concepibile una fruizione delle medesime indipendente e isolata. Può darsi che fosse ancora latente il retaggio della lotta al [[paganesimo]], che venerava statue a tutto tondo come divinità, comunque fino al Rinascimento italiano, le statue furono sempre collocate a ridosso di pareti, entro nicchie, sotto gli [[Architrave|architravi]] o come [[cariatidi]] e [[telamoni]].
Riga 71:
La scultura francese raggiunse il suo apogeo tra il [[1150]] e il [[1250]], per poi orientarsi verso raffigurazioni più lineari, astratte ed aristocratiche. I fermenti classici risvegliati dagli artisti d'oltralpe nel frattempo però attecchirono in Italia, dove proprio a partire dalla seconda metà del XIII secolo nascono importanti scuole scultoree in [[Emilia]], in [[Puglia]] e in particolare in [[Toscana]]. Qui infatti si sviluppò prevalentemente l'opera di [[Nicola Pisano]], del figlio [[Giovanni Pisano]] e dell'allievo [[Arnolfo di Cambio]], che raggiunsero altissimi livelli di resa formale e drammatica nella narrazione dispiegata in opere come i pulpiti scolpiti del [[Duomo di Siena]] e di [[chiesa di Sant'Andrea (Pistoia)|Sant'Andrea]] a [[Pistoia]].
 
La prodigiosa fioritura figurativa dell'arte del Duecento e del Trecento trova riscontro nelle correnti di pensiero ([[teologia]] e [[filosofia]] della [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]]) e, più in generale, nella cultura del tempo. "L'ampiezza, la complessità e la coerenza interna dei grandi cicli decorativi scolpiti e affrescati appare in rapporto con la sistematizzazione del pensiero religioso, attuata dalla [[filosofia scolastica]]; e gli aspetti allegorici e simbolici hanno un corrispettivo nelle elaborate costruzioni enciclopediche della letteratura (valga per tutte l'esempio della ''[[Divina Commedia]]'' dantesca). L'attenzione alla natura, riscoperta nella realtà dei suoi aspetti e delle sue forme (dalle arti figurative e dalla [[Poesia lirica|lirica]] del Duecento e del Trecento), l'umanizzazione dei personaggi delle storie sacre, la ricerca di espressione e di interiorità nei volti (il rapporto tra la madre ed il figlio, ad esempio, nell'[[iconografia]] della [[Maria (madre di Gesù)|Vergine]] che sorride al Bambino) sono tutti caratteri riconducibili ad una concezione generale che tende a conciliare il mondo fisico, terreno con il divino e il [[trascendente]].
Alla visione di un'umanità oppressa da un destino di fatica e di espiazione del peccato in un mondo ostile ([[arte romanica]]) si sostituisce quella di una fiducia nelle possibilità dell'uomo di conoscere la realtà e agire nel mondo, sempre in vista del raggiungimento di Dio".<ref>''Arte in Italia'', Eleonora Bairati e Anna Finocchi, Loescher, Firenze, 1988, vol. 1, p.386.</ref> La conciliazione del mondo fisico con il trascendente è attuata nell'''aristotelismo cristiano'', il pensiero filosofico-[[teologico]] di [[Alberto Magno]] e del suo degno discepolo, [[Tommaso d'Aquino]].
 
Nella scultura gotica troviamo rappresentazioni non solo di personaggi ed episodi della [[Bibbia]] ma anche dei Mesi e delle Stagioni, dei Mestieri (lavori agricoli e artigianali), dei segni dello [[Zodiaco]].
Va altresì ricordato che nella letteratura medievale sono presenti molte figure mitologiche ed animali che sono [[allegorie]] di peccati, vizi e virtù (si pensi alla ''[[Divina Commedia|Commedia]]'' di [[Dante]]). Troviamo così anche nell'arte le rappresentazioni delle [[virtù cardinali]] (sapienza, giustizia, fortezza, temperanza) e [[virtù teologali]] (fede, speranza, carità), ma anche delle sette [[Arti liberali]] cioè le arti del [[Trivio]] (grammatica, dialettica, retorica) e le arti del [[Quadrivio]] (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Sono altresì presenti figure fantastiche spesso da interpretarsi allegoricamente. Le fonti di queste fantastiche sculture sono molteplici: la [[mitologia]] greca e romana, il ''[[Physiologus]]'' (trattato di storia naturale moralizzata composto ad Alessandria d'Egitto alla fine del II secolo), i [[bestiari]] occidentali e quelli di origine orientale, il ''viluppo animalesco'' dell'arte dei barbari [[Germani]] (per esempio dei [[Longobardi]]) che a sua volta riprende i motivi dell'arte dei popoli delle steppe ([[Sciti]]).
 
Molto frequenti sono le figure mostruose e fantastiche derivate dalla fusione di teste e membra umane e animali: sono i ''grilli'' e le ''drôleries'' derivati dalla [[glittica]] greca e romana nonché dalla libera reinterpretazione di motivi dell'arte islamica, indiana e cinese (ad esempio i diavoli con ali di pipistrello sono derivati dai draghi cinesi)<ref>''Garzantina'' di Arte, 2002, p. 502-503.</ref>.<ref>[[Jurgis Baltrušaitis (figlio)|J. Baltrušaitis]], ''Medioevo fantastico''</ref> Spesso appare l'immagine del [[pavone]] che è simbolo di immortalità. In base alla credenza secondo la quale il pavone perde ogni anno in autunno le penne che rinascono in primavera, l'animale è diventato simbolo della rinascita spirituale e quindi della resurrezione; inoltre i suoi mille occhi sono stati considerati emblema dell'onniscienza di Dio e le sue carni erano ritenute incorruttibili. Il gallo invece, che canta all'alba al sorgere del sole, è ritenuto simbolo della luce di [[Cristo]]<ref>Dizionari dell'arte, ''La natura e i suoi simboli'', ed. Electa</ref>. Frequenti sono anche i [[Panthera leo|leoni]] [[stilofori]].