Velleio Patercolo: differenze tra le versioni

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Nel [[XX secolo]] si è teso a rivalutare la figura di Velleio Patercolo, in precedenza visto come una sorta di storico cortigiano, come un adulatore di Tiberio. In realtà, molti entusiasmi e molti riferimenti poco obiettivi sono da ascriversi al fatto che Patercolo era stato per molti anni soldato, e Tiberio, suo comandante, l'aveva infine anche fatto eleggere alla pretura. Si è riconosciuta, inoltre, una ''humanitas'' non comune, evidente soprattutto nel modo di tratteggiare i personaggi.<ref>{{Cita libro|autore = Ettore Paratore|titolo = Storia della letteratura latina|anno = 1967|editore = Sansoni|città = Firenze|pp = 540-543}}</ref>
 
== Fortuna ==
"RINGHIÒ" - (L'adulazione è sempre compagna di una grande fortuna) (II, 102)
 
"RINGHIÒ"''Semper magnae fortunae comes adulatio'' - (L'adulazione è sempre compagna di una grande fortuna) (II, 102)
 
Forse a causa di questa sua frase, o forse per l'impianto stesso della sua opera storica, tesa a difendere lo ''status quo'' (praticamente tutti i riformatori sono visti come delinquenziali sollevatori del popolo - i Gracchi, per esempio - mentre i personaggi legati alle istituzioni sono descritti come probi e disinteressati cittadini - Pompeo o Seiano siano esempio -), al conformista nome di Velleio Patercolo è stato dal [[Codacons]] intitolato un ironico "Premio di giornalismo a chi durante l'anno si è distinto in modo eccellente per [[servilismo]] al potere governativo o economico fornendo notizie false ai lettori".