Sepoltura di Gesù: differenze tra le versioni

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Enricowk (discussione | contributi)
Dopo i soliti rimescolamenti totali ed arbitrari, confondendo il tutto, ripristino, rimetto le fonti e aggiungo pareri diversi riportati (benché questa fonte sia un progetto online biblico di volontari).
Lea Streal (discussione | contributi)
L'unico miscuglio arbitrario è mettere insieme testo biblico e critica nello stesso calderone. Non è accettabile far passare per incontrovertibili dei Punti di vista, per quanto autorevoli, del tipo "Gli Atti, contraddicendo i vangeli, sostengono infatti..." Per la parte critica ho mantenuto sostanzialmente la tua impostazione, pur riordinandola e parafrasando per evitare ripetizioni. Occorrono comunque le citazioni in linea
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La '''deposizione di Gesù''' è l'episodio finale della [[passione di Gesù]], dopo la sua [[crocefissione di Gesù|morte]]. Si tratta di un episodio che ha avuto numerose raffigurazioni artistiche nel corso dei secoli.
 
== NelNei nuovo testamentovangeli ==
 
=== Vangeli ===
Nel ''[[Vangelo secondo Marco]]'' l'episodio avviene di sera, di ''Parascève'' ("Preparazione", la vigilia del sabato); [[Giuseppe di Arimatea]], di cui si dice che era membro autorevole del [[sinedrio]] e che attendeva il regno di Dio, si recò da [[Pilato]] a chiedere il corpo di [[Gesù]]. Pilato, sorpreso che Gesù fosse già morto, chiese conferma del decesso a un [[centurione]], e solo dopo concesse il corpo a Giuseppe. Questi, dopo aver acquistato un lenzuolo, depose il corpo dalla croce e lo avvolse nel [[Sindone (lenzuolo funerario)|sudario]], poi lo mise in un [[Santo Sepolcro|sepolcro scavato nella roccia]] che chiuse rotolandovi davanti una pietra. [[Maria di Magdala]] e Maria "di Ioses" stettero a osservare dove era sepolto il corpo.<ref>''[[Vangelo secondo Marco]]'', {{passo biblico|Mc|15,42-47}}.</ref>
 
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Nel ''[[Vangelo secondo Giovanni]]'' si racconta che [[Giuseppe di Arimatea]] era discepolo di Gesù, ma che teneva questo fatto nascosto per timore dei [[Ebrei|Giudei]]. Giuseppe insieme a [[Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo]] chiesero il corpo di Gesù a Pilato, che glielo concesse. Giuseppe si recò sul [[Golgota]] con Nicodemo, che recava [[mirra]] e aloe; i due deposero il corpo dalla croce e lo avvolsero in bende e oli aromatici. Nel luogo dell'esecuzione c'era un giardino con all'interno una tomba mai usata; lì deposero Gesù, in quanto era ''Parascève'' e la tomba era quella vicina.<ref>''[[Vangelo secondo Giovanni]]'', {{passo biblico|Gv|19,38-42}}.</ref> In Giovanni, il corpo di Gesù è trattato "''com'è usanza seppellire per i Giudei''" ({{passo biblico|Gv19,40}}), ovvero con la preparazione completa per la sepoltura, e le donne non si recano al sepolcro il giorno dopo il sabato a quello scopo.
 
== Dubbi sul racconto evangelico ==
Molti studiosi mettono in dubbio la storicità della tradizione relativa alla deposizione e sepoltura di Gesù, così come viene descritta nei vangeli canonici. <br>Secondo le consuetudini [[Storia romana|romane]] - e vi sono molte testimonianze storiche in merito - i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali, come deterrente per chi osava sfidare Roma; non vi sono prove di alcuna eccezione da parte di un governatore romano e tantomeno [[Ponzio Pilato]], noto per la sua fermezza e crudeltà. <br>Oltre a ciò, secondo le regole romane e giudaiche, i giustiziati erano sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune, in modo da evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato; Pilato avrebbe, verosimilmente, dovuto consegnare il cadavere di Gesù ai membri del Sinedrio, invece che a [[Giuseppe di Arimatea]], i quali avrebbero evitato di seppellirlo in un luogo conosciuto e alla presenza di amici dello stesso Gesù. Gli [[Atti degli Apostoli]], contraddicendo i vangeli, fanno infatti riferimento ad una diversa tradizione non conciliabile, sostenendo che la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate da coloro che non lo riconobbero come Messia e lo condannarono, quindi le autorità giudaiche e cioè tutti i membri del Sinedrio: "''Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ''"<ref>{{passo biblico|At13,27-30}}.</ref>. Anche [[Paolo di Tarso]] non parla mai di Giuseppe di Arimatea in nessuno dei suoi scritti.<ref>Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 133-135, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref> Secondo Albert Barnes, invece, il soggetto di "lo deposero dalla croce" è "i Giudei", e Giuseppe e Nicodemo erano essi stessi Giudei; secondo Charles Ellicott, non era necessario affermare che Gesù fosse stato deposto da coloro che erano "discepoli in segreto, come Giuseppe e Nicodemo. Bastava il fatto che anche loro erano fra i capi dei Giudei, e che anche loro facevano ciò che facevano senza alcuna aspettativa di una risurrezione"<ref>[http://biblehub.com/commentaries/acts/13-29.htm]</ref>. <br>Va, inoltre, considerato che - se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro - a causa dell'impurità contratta<ref>L'impurità di sette giorni è richiamata ad esempio in {{passo biblico|Nm19,11; Nm31,19}}.</ref> non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua, cosa molto grave per degli Ebrei praticanti e autorevoli membri del Sinedrio. Per analogo motivo, infatti, i capi dei giudei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato<ref>''Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua'' ({{passo biblico|Gv18,28}}).</ref>. Risulta, infine, piuttosto improbabile quanto dichiarato dal [[Vangelo secondo Matteo]], cioè che Giuseppe di Arimatea si fosse fatto costruire una tomba a [[Gerusalemme]], proprio nei pressi del [[Calvario|Golgota]]. Infatti - a parte la coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù - per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di Arimatea - identificabile come l'attuale Rentis, a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica - e non Gerusalemme.<ref>Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 132-143, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 138-159,293,294,296, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref><ref>Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, p. 136, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref> <br>Inoltre, in contraddizione con i [[vangeli sinottici]] - i quali riportano che le donne dovettero recarsi la domenica a trattare il cadavere di Gesù con gli aromatici - nel [[Vangelo secondo Giovanni]] il corpo di Gesù fu trattato con gli aromatici lo stesso venerdì, dopo la deposizione dalla croce, da [[Giuseppe di Arimatea]] e [[Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo]]. Infatti, secondo il Vangelo di Giovanni, a differenza dei sinottici, Maria Maddalena la domenica non si recherà al sepolcro per quello scopo. Lo stesso vangelo precisa, inoltre, che il cadavere di Gesù fu trattato "''com'è usanza seppellire per i Giudei''", ovvero con la preparazione completa per la sepoltura. Il fatto che i vangeli parlino di "imbalsamazione" è un'ulteriore incongruenza storica: gli Ebrei, infatti, non imbalsamavano i defunti ma li preparavano con una procedura che prevedeva il lavaggio, la rasatura e l'uso di oli e sostanze aromatiche (mirra ed estratto di legno d'aloe) per dissipare il lezzo di cadavere. Verosimilmente, la figura di Giuseppe di Arimatea può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso, a differenza di una fossa comune, da cui proclamare la resurrezione di Gesù.<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 141-142,154-155,294,296, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref><ref>Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, p. 132,148, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref>
 
Molti studiosi mettono in dubbio la storicità della tradizione relativa alla deposizione e sepoltura di Gesù, così come viene descritta nei vangeli canonici.
 
In {{passo biblico|At 13,27-30}} [[Paolo di Tarso]] dice:
 
{{citazione|Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti.}}
 
Secondo alcuni storici,{{cn}} questo significa che la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate dalle autorità giudaiche, e cioè tutti i membri del Sinedrio, in modo quindi non conciliabile con i racconti evangelici, anche perché Giuseppe di Arimatea non è mai menzionato al di fuori dei vangeli. Secondo Albert Barnes, invece, il soggetto di "lo deposero dalla croce" è "i Giudei", e Giuseppe e Nicodemo erano essi stessi Giudei; secondo Charles Ellicott, non era necessario affermare che Gesù fosse stato deposto da coloro che erano "discepoli in segreto, come Giuseppe e Nicodemo. Bastava il fatto che anche loro erano fra i capi dei Giudei, e che anche loro facevano ciò che facevano senza alcuna aspettativa di una risurrezione"<ref>[http://biblehub.com/commentaries/acts/13-29.htm]</ref>.
 
Alcuni commentatori{{cn}} ritengono inconciliabile la differenza tra i racconti evangelici in merito all'imbalsamazione di Gesù, già completata al momento della sepoltura per Giovanni ma non per i sinottici, e ritengono un'incongruenza storica il fatto stesso che i vangeli parlino di "imbalsamazione":{{cn}} gli Ebrei, infatti, non imbalsamavano i defunti ma li preparavano con una procedura che prevedeva il lavaggio, la rasatura e l'uso di oli e sostanze aromatiche (mirra ed estratto di legno d'aloe) per dissipare il lezzo di cadavere.
 
Secondo le consuetudini [[Storia romana|romane]]{{cn}} - e vi sono molte testimonianze storiche in merito - i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali, come deterrente per chi osava sfidare Roma; non vi sono prove di alcuna eccezione da parte di un governatore romano e tantomeno [[Ponzio Pilato]], noto per la sua fermezza e crudeltà.
 
Oltre a ciò, secondo le regole romane e giudaiche,{{cn}} i giustiziati erano sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune, in modo da evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato; Pilato avrebbe, verosimilmente, dovuto consegnare il cadavere di Gesù ai membri del Sinedrio (invece che a [[Giuseppe di Arimatea]]), i quali avrebbero evitato di seppellirlo in un luogo conosciuto e alla presenza di amici dello stesso Gesù.
 
Inoltre, se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro - a causa dell'impurità contratta, richiamata ad esempio in {{passo biblico|Nm19,11; Nm31,19}}, - non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua: per analogo motivo, infatti, i capi dei giudei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato<ref>''Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua'' ({{passo biblico|Gv18,28}}).</ref>.
 
Alcuni storici, infine, considerano inverosimile che Giuseppe di Arimatea si fosse fatto costruire una tomba a [[Gerusalemme]], poiché per gli Ebrei era importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri, nel caso di Giuseppe la città di Arimatea, identificabile come l'attuale Rentis, a oltre trenta chilometri da Gerusalemme.<ref>Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 132-143, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 138-159,293,294,296, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref><ref>Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, p. 136, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref> Verosimilmente, la figura di Giuseppe di Arimatea può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso, a differenza di una fossa comune, da cui proclamare la resurrezione di Gesù.<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 141-142,154-155,294,296, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref>
 
== Nell'arte ==