Buddismo tibetano: differenze tra le versioni

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Non esistono fonti giunte a noi, contemporanee del periodo della seconda metà del IX secolo, che descrivano la persecuzione anti-buddhista promossa dal re Glang Dar-ma<ref>Anne-Marie Blondeau, p.106</ref> la quale separa i due periodi sopramenzionati, quello che è certo è che il Tibet sembra entrare in un periodo di confusione religiosa e politica. Le cronache successive narrano di templi distrutti, monaci costretti ad abbandonare l'abito, ''[[paṇḍit]]'' indiani cacciati, e quindi la scomparsa del buddhismo nel Tibet centrale. Il potere regale si sgretola, i cinesi riconquistano quelle aree dell'Asia centrale da loro perse a favore dei tibetani decenni prima<ref>Tra il VII e il IX secolo i re tibetani furono in costante stato di guerra, conquistando vaste regioni cinesi e giungendo persino a conquistare, in un'occasione, la capitale cinese Chang'an. Così David L. Snellgrove e Hugh Richardson (p.31): «From the seventh century onwards Tibet begins to enter an entirely new period of growth and development. The political history of the period of the Yarlung kings (seventh to ninth centuries) is one of constant warlike activity. China was the principal rival and the Tibetans pressed further and further into the borderlands of what are now Kansu, Szechwan, Yunnan and Shansi. On one occasion they even captured Ch'ang-an (Sian) which was then the capital of China. By occupying strategic points on the routes through Central Asia they cut China's communications with the West, and the strain on Chinese resources and spirit are echoed in the war-weary poems of the great T'ang poets Po Chii-i, Li Po and Tu Fu. There were of course periods of peace, when Tibetan and Chinese envoys passed between the courts and between the generals on the frontiers. » </ref>.
 
La tradizione narra che tre monaci (''bhikṣu''; in tibetano དགེ་སློང, ''dge slong'') itineranti caricarono i testi del ''vinaya'' su un mulo fuggendo nell'Amdo (<big>ཨ་མདོ</big>, ''a mdo'', nome di una regione tibetana posta a Oriente), dove ristabilirono una prima comunità monastica<ref>I nomi di questi monaci, secondo la tradizione, erano ''Rab gsal'' prvenienteproveniente dalla provincia di Gtsang, ''Gyo dge byung'' proveniente da Bo dong e ''Dmar Sākyamuni'' proveniente da Stod lung. Questi tre monaci, caricarono sul mulo i testi del ''vinaya'', a significare la necessaria continuità monastica legittima, dirigendosi verso Oriente. E dopo aver attraversato le regioni sotto il dominio dei Turchi karluk e quelle sotto gli Uiguri giunsero infine nell'Amdo. Lì un ex credente della religione Bon che viveva in quel luogo, di nome Dge rab gsal, il quale precedentemente era stato convertito al buddhismo, chiese a questi tre monaci appena giunti di essere ordinato monaco. Viste le peculiari e rigide regole del ''vinaya'', per l'ordinazione di un nuovo monaco è indispensabile la presenza di almeno cinque monaci già ordinati. Al fine di consentire l'ordinazione di Dge rab gsal si aggiunsero, per completare il numero di cinque, due monaci cinesi lì presenti (Cfr. ad es. Tucci, p. 37).</ref>. Tale tradizione intende mitizzare un probabile accadimento storico, ovvero che vi furono delle realtà monastiche non "istituzionalizzate" nei monasteri le quali, sopravvivendo alla chiusura di questi ultimi ordinati con gli editti di Glang Dar-ma, consentirono la rifioritura monastica nelle parti non centrali del Tibet.
 
Il tibetologo spagnolo [[Ramon N. Prats]] sottolinea come questa rifioritura della fede buddhista: