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Il documento ecclesiastico contiene notizie anche più datate, relative alla chiesa e al paese di Forme e del suo territorio. A cominciare dal primo scavo operato presso la collina di Albe, nelle adiacenze della [[Chiesa di Santa Maria in Albe|chiesa di Santa Maria]], con il quale si tentava di far luce sugli albori della cristianità nei territori contesi in epoca italica da [[Equi]] e [[Marsi]].
 
Secondo De Andreis fu [[Marco di Atina|San Marco il Galileo]], ordinato vescovo da [[San Pietro]], ad essere stato incaricato di evangelizzare gli [[equicoli]] presso il territorio di [[Alba Fucens]] a partire dal [[46|46 d.C.]], lo stesso periodo in cui avvenne la predicazione in questi luoghi dei [[Cesidio e compagni|Santi Rufino e Cesidio]]. Altre notizie riportate nel documento riguardano la [[Chiesa di Santa Maria in Albe|collegiata di Albe]], intesa come raggruppamento di chiese. Nel [[1700]] Forme era uno dei centri della zona più importanti come si poteva constatare dalla grandezza della sua chiesa, più piccola solamente di quella della collegiata di Albe, ovvero la chiesa di Santa Maria in Albe, situata in località Santa Maria degli Albenzi e andata distrutta a seguito del terremoto del 1915. Nel trritorio di Forme erano presenti altre due chiese ora scomparse, una intitolata a San Clemente era situata in località San Chiumento, l'altra invece era situata lungo la strada per Castelnuovo.
 
L'antica chiesa di Santa Maria in Albe risultò essere già attiva negli anni [[975]]-[[984]], periodo in cui si contarono dieci canonici che, già nel [[1575]], scesero a sei. Questi furono obbligati a servire messa nei centri limitrofi almeno fino al [[1602]], anno in cui Albe perse il controllo sui paesi limitrofi e cadde in decadenza, tanto che si dovette provvedere alla ricerca di un prete per officiare le messe.