Vergine delle Rocce (Parigi): differenze tra le versioni

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===Soggetto===
La scena si svolge in un umidounico paesaggio roccioso, orchestrato architettonicamente, in cui dominano fiori e piante acquatiche, descritti con minuzia da botanico; da lontano si intravede un corso d'acqua. Al centro Maria allunga la mano destra a proteggere il piccolo san Giovanni in preghiera, inginocchiato e rivolto a Gesù Bambino, che si trova più in basso, a destra, in atto di benedirlo e con il corpo in torsione. Dietro di lui si trova un angelo, con un vaporoso mantello rosso, che guarda direttamente verso lo spettatore con un lieve sorriso, coinvolgendolo nella rappresentazione, e con la mano destra indica il Battista, rinviando lo sguardo verso il punto di partenza in una moltitudine di linee di forza. La mano sinistra di Maria si protende in avanti come a proteggere il figlio, con un forte scorcio.
 
Già Pedretti rilevava una serie di elementi inquietanti nella tavola, come la fisionomia ambigua dell'angelo (definito "un'arpia"<ref>Citato in Marani, ''Leonardo. Catalogo completo dei dipinti'', cit., pag. 58.</ref>), mentre Bramly riferendosi all'inconsueta posizione della mano sinistra di Maria la descrive come "l'artiglio di un'aquila" <ref>Serge Bramly, ''Leonardo da Vinci'', Mondadori, Milano, 1988, pag. 156.</ref>.
 
Due cavità si aprono ad arte nello sfondo, rivelando interessanti vedute di speroni rocciosi e gruppi di rocce irte, che a sinistra sfumano in lontananza per effetto della foschia, secondo la tecnica della [[prospettiva aerea]] di cui Leonardo è considerato l'iniziatore. In alto invece il cielo si fa cupo, quasi notturno, con l'incombere minaccioso della grotta, punteggiata da innumerevoli pianticelle.
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La scena raffigura l'incontro tra il piccolo [[Gesù]] e [[Giovanni Battista]], un episodio che non è narrato nei [[Vangelo|vangeli canonici]] ma deriva principalmente dalla ''[[Vita di Giovanni secondo Serapione]]'' e, per certi particolari come l'ambientazione in un paesaggio roccioso, da episodi tratti da [[vangeli apocrifi]] e altri testi devozionali, all'epoca fonti molto utilizzate per l'elaborazione dei soggetti di arte sacra.
 
Nell'apocrifo ''[[Protovangelo di Giacomo]]'' si legge che [[Elisabetta (madre del Battista)|Elisabetta]], la madre di Giovanni, seppe che Erode voleva uccidere tutti i bambini, così prese il figlio e fuggì su una montagna. Guardandosi attorno e non trovando un rifugio, invocò Dio e in quel momento «il monte si aprì in una cavità e l'accolse (...) e una luce vi traspariva per loro, perché presso di loro c'era un angelo del Signore che li custodiva»<ref>''Protovangelo di Giacomo'', 22,3. in ''I Vangeli apocrifi'', a cura di Marcello Craveri, Einaudi, 1990.</ref>. Nella ''Natività di Maria e Gesù'' (o ''Libro dell'infanzia del Salvatore''), secondo il [[Codice Arundel 404]] (A102), troviamo una scena successiva ambientata sulla montagna: «Giovanni si trovava con sua madre Elisabetta nel deserto, nella fessura del monte altissimo, e l'angelo di Dio li nutriva. Nel deserto, Giovanni si irrobustiva. Il suo cibo era poi costituito da locuste di campo e miele selvatico; il suo vestito era fatto di peli di cammello, e portava ai fianchi una cintura di pelle». Nella ''Vita di Giovanni secondo Serapione'',<ref>Vita di Giovanni secondo Serapione, in ''Gli Apocrifi'', a cura di Erich Weidinger, Piemme, Casale Monferrato, 1992, pp. 575-577.</ref> si assiste all'incontro tra i due bambini. Gesù vede Giovanni in lacrime vicino alla madre Elisabetta morta dopo cinque anni di peregrinazioni tra montagne e deserti e gli dice di non disperarsi perché «io sono Gesù Cristo, tuo maestro. Io sono Gesù, tuo parente. Sono venuto da te con la mia madre diletta per preparare la sepoltura della benedetta Elisabetta tua madre felice. Ella è parente di mia madre. Quando il benedetto e santo Giovanni udì questo, si volse. Il signore Cristo e la sua vergine madre lo abbracciarono». Secondo questo racconto Gesù e la madre si fermano sette giorni; nel ripartire, vedendo che la madre piange per la solitudine del piccolo Giovanni, Gesù le dice che non deve preoccuparsi perché questo è il volere di Dio, e aggiunge «Qui c'è pure Gabriele, il capo degli angeli: gli ho dato l'incarico di proteggerlo e di elargirgli potere dal cielo. Io inoltre gli renderò l'acqua di questa sorgente dolce e deliziosa come il latte che succhiò dalla madre».
 
Un'altra versione dell'incontro si trova in un testo dell'inizio del Trecento che riprende ed elabora anche vicende tratte dagli apocrifi, la ''Meditaciones vite Christi'', per lungo tempo attribuito a [[san Bonaventura]] ma oggi restituito al suo autore, il [[francescano]] Giovanni de Cauli. Nel brano dedicato al ritorno dalla [[fuga in Egitto]] leggiamo che Gesù e Maria «incontrarono Giovanni Battista che già qui aveva cominciato a fare penitenza, pur non avendo alcun peccato. Si dice che il luogo del Giordano nel quale Giovanni battezzò è quello da dove passarono i figli d'Israele quando vennero dall'Egitto per detto deserto; e che presso quel luogo nello stesso deserto Giovanni fece penitenza. Da cui è possibile che il bimbo Gesù passando da lì nel suo ritorno trovò lui nel medesimo luogo»<ref>Johannis de Caulibus, ''Meditaciones vite Christi, olim S. Bonaventuro attribuitae'', cura et studio M. Stallings-Taney, Turnhout, Belgique 1977, p. 59.</ref>.