Razionalismo italiano: differenze tra le versioni

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Nel [[1926]] un gruppo di architetti, provenienti dal [[Politecnico di Milano]], [[Luigi Figini]] e [[Gino Pollini]], [[Guido Frette]], [[Sebastiano Larco]], [[Carlo Enrico Rava]], [[Giuseppe Terragni]] e [[Ubaldo Castagnoli]], sostituito l'anno dopo da [[Adalberto Libera]], formarono il "[[Gruppo 7 e M.I.A.R.|Gruppo sette]]", il gruppo fu costituito ufficialmente solo nel [[1930]], con il nome [[MIAR]] (Movimento Italiano per l'Architettura Razionale).
 
Il gruppo iniziò a farsi conoscere con una serie di articoli apparsi sulla rivista ''[[Rassegna Italiana]]'' e proprio su quella rivista, nel dicembre del [[1926]], il "Gruppo 7" rese noti al pubblico i nuovi principi per l'architettura, che si rifanno a quel [[Movimento Moderno]] che ormai è in crescita in tutta [[Europa]]. Il gruppo tuttavia mostrava molta attenzione al [[Deutscher Werkbund]] e ai [[Costruttivismo (arte)|costruttivisti russi]], mentre prendeva le distanze dai [[futuristi]]. Su di loro inoltre esercitò una grande influenza il libro di [[Le Corbusier]] del [[1923]] ''[[Vers une architecture]]''.<ref>[[Kenneth Frampton]], ''Storia dell'architettura moderna'', pp. 237-238.</ref>
 
La giusta occasione per mettere in evidenza i loro primi risultati fu quella della "[[Esposizione italiana di architettura razionale|Prima Esposizione italiana di Architettura Razionale]]" che ebbe luogo a Roma nel [[1928]] su iniziativa del gruppo stesso. Ma già nella [[III Biennale di Monza]] del 1927 Terragni aveva avuto modo di presentare le sue prime opere.