Giovanni Meli: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Annoverato tra le cosiddette "quattroattro coroncine", con [[Carlo Porta]], [[Carlo Goldoni]], [[Giuseppe Gioachino Belli]] (da affiancare alle "tre corone" di [[Dante Alighieri|Dante]], [[Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]]), Giovanni Meli nacque in [[Sicilia]] nel [[XVIII secolo|Settecento]], da Antonio di professione [[Oreficeria|orefice]] e da Vincenza Torriquas, durante la [[monarchia]] [[Riformismo|riformista]] di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]]. In questo periodo, il buon governo del [[Domenico Caracciolo|Viceré Caracciolo]] favorì, grazie ad una serie di riforme, la rinascita della vita culturale e civile, specie a [[Palermo]].
 
Giovanni Meli raggiunse notorietà in tutt'[[Italia]] aderendo ai modi e allo stile dell'[[Accademia dell'Arcadia|Arcadia]] con una dimensione tutta sua e con l'uso della [[lingua siciliana]]. Venne educato presso le scuole dei padri [[Compagnia di Gesù|Gesuiti]] e si appassionò giovanissimo agli studi [[Letteratura|letterari]] e [[Filosofia|filosofici]] soprattutto della corrente [[Illuminismo|illuministica]], che – nata in [[Francia]] – allora imperava in [[Europa]]. Il Meli non mancò di coltivare anche da autodidatta i classici italiani e latini e fra i contemporanei gli Enciclopedisti francesi da [[Montesquieu]] a [[Voltaire]], trovando ispirazione per un poemetto giovanile rimasto incompiuto, ''Il Trionfo della ragione''.
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La sua attività letteraria divenne più fertile ed ivi compose le ''Elegie'', parte del poema la ''Bucolica'' e scritti vari d'argomento [[Scienza|scientifico]]. La sua fama crescente lo richiamò a Palermo, conteso dalle dame dell'aristocrazia nei loro salotti. Sensibile alla bellezza femminile, questo singolare medico-poeta ebbe vari amori che cantò alla maniera arcadica nelle sue ''Odi'' e nelle ''Canzonette'', che sarebbero state imitate da tanti poeti come il [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], il [[Giacomo Leopardi|Leopardi]]<ref>Un verso famoso del Sabato del Villaggio "...Ornare ella s'appresta...[] ...il petto e il crine..." è indubbiamente tratto da questo della Fata Galante del Meli: "...Di che adornarsi e petto e collo e crine..."</ref> e il [[Ugo Foscolo|Foscolo]] e tutta la serie dei poeti dialettali siciliani.
 
ERA NGRANDISSIMO TESTE I MINCHIA
 
Completata la ''Bucolica'', in cui imitando “''lu sulu Grecu Siculu''” di [[Teocrito]] di [[Siracusa]], vissuto nel [[III secolo a.C.]] canta “''li campagni, l'armenti e li pasturi''” immaginando nelle varie stagioni dialoghi pastorali, si cimentò addirittura col poemetto eroicomico ''Don Chisciotte e Sancio Panza'', trasferendo in Sicilia e in versi la trama del [[libro]] dello [[Spagna|spagnolo]] [[Miguel de Cervantes]]. Nel [[1787]] pubblicò la raccolta delle sue opere in cinque volumi col titolo di ''Poesie Siciliane''.