Stato federale: differenze tra le versioni

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== Prospettiva di uno Stato federale mondiale ==
Una delle intuizioni di [[Alexander Hamilton]], che nel ''Federalist'' sosteneva che qualsivoglia forma di coordinamento tra entità sovrane è destinata al fallimento, si applica anche alla vita internazionale degli Stati: ad essa si rifanno i sostenitori dell'insufficienza delle organizzazioni internazionali, da sostituire con una Federazione mondiale.
 
Le organizzazioni internazionali quando vengono costruite hanno, anche se non dichiarato, uno scopo finale ben preciso. Se gli organi di cui sono composti e a cui sono delegati i poteri dagli Stati aderenti sono subordinati ad essi, vuol dire che lo scopo finale sarà una organizzazione internazionale finale in cui prevarranno le logiche del singolo Stato e la regola della diplomazia. Tutte le soluzioni comuni apparterranno alla soluzione del minimo comune denominatore e dovranno essere approvate all'unanimità. Queste organizzazioni vanno quindi classificate nella categoria delle organizzazioni confederali.
 
La quasi totalità delle [[Organizzazioni internazionali]] sono state costruite su questa linea di pensiero, ad essa appartiene la stessa ONU. Infatti se l'ONU vuole usare la forza contro un suo membro, colpevole di aver violato una disposizione coercitiva o una risoluzione del suo Consiglio di Sicurezza, deve rivolgersi agli Stati membri e far approntare una forza militare pluristatale per intervenire militarmente. Questo stato delle cose non esclude l'uso della forza da parte dei consociati per tutelare le loro ragioni. La storia della ONU è costellata di fatti in cui un suo membro, senza neppure richiedere la sua mediazione iniziale, ha iniziato una guerra contro un altro Stato membro. Proprio questo fatto, per il quale non è stata attribuita la titolarità e l'uso esclusivo della forza nel diritto internazionale all'ONU, impedisce che la sua azione, in questi casi, possa essere efficace.
 
Questo sogno che nasceva dal patrimonio della resistenza al Nazi-Fascismo, diretto a contrastare e a sconfiggere il disegno di un impero razziale mondiale, ha trovato molti ostacoli nella sua strada, per progredire sia nella fine del XX secolo sia nei primi anni del XXI secolo. Dall'altra parte il moltiplicarsi delle organizzazioni funzionali, oggi trasformate in agenzie dell'ONU, non ha risolto questo problema.
 
La soluzione può ricercarsi studiando le tendenze, che sono state responsabili dello sviluppo di una nuova forma di organizzazione sul piano economico. Per la sua importanza, non si può dire che essa non condizioni le linee della politica estera, in particolare quando gli Stati o un insieme di Stati è coinvolto in una guerra. Era stato sostenuto già dai [[Mercantilisti]], che un commercio libero e aperto a tutti non sarebbe stato di danno agli Stati e alle loro economie: quindi, si può comprendere come con due grandi trattati di organizzazione del commercio internazionale - sia il [[General_Agreement_on_Tariffs_and_TradeGeneral Agreement on Tariffs and Trade#I_I "Round"_di_negoziati_in_seno_al_GATT di negoziati in seno al GATT|Kennedy Round]] (1964-1967) che l'[[Uruguay Round]] (1986-1994)<ref>Cfr. su queste trattative di liberalizzazione [[General Agreement on Tariffs and Trade]]</ref> - si sia giunti all'[[accordo di Marrakech]]; con esso, il [[15 aprile]] [[1994]], non solo sono stati liberalizzati quasi tutti i filoni di interesse economico, ma si è data vita ad una nuova organizzazione internazionale funzionale per l'economia in ambito ONU - che ha il compito di seguire, promuovere, regolare i vari flussi commerciali ed economici fra quasi tutti gli Stati aderenti - denominata OMC ([[Organizzazione mondiale del commercio]]).
 
A questo salto di qualità dell'[[economia internazionale]] si sono opposte anche delle voci critiche che, non rifiutando questo nuovo stato di cose, mirano però a far riflettere la Comunità internazionale sulla diseguaglianza che vi è posta alla base<ref>Tra gli altri [[Joseph Stiglitz]].</ref>. Oggi la Comunità internazionale ha diverse istituzioni nate dagli accordi post-bellici della [[Conferenza di Bretton Woods]]: la [[Banca Mondiale]] (BM) (1945), il [[Fondo Monetario Internazionale]] (FMI) (1946) oggi la OMC (1994) per citare le più importanti, anche queste stesse agenzie specializzate dell'ONU. Tutto questo proliferare di organizzazioni economiche non ha però ancora permesso la costruzione di una ''moneta mondiale''. Nonostante la proposta della Cina del 2010, la Comunità internazionale si basa solo per alcune transazioni sul [[diritti speciali di prelievo]] (media ponderata delle monete più forti del mondo) la quale penalizza inevitabilmente le monete dei paesi in via di sviluppo e rende più onerosi i prestiti che queste istituzioni economiche mondiali concedono a questi stessi paesi. Si deve a [[Muhammad Yunus]] la formulazione della teoria economica, in forma più ampia di quella che oggi persegue il profitto come obbiettivo fondamentale della attività economica raggiunto nel tempo più breve possibile. Secondo Yunus, se si allarga la concezione teorica dell'economia - includendovi anche le attività che tendono a sviluppare la cooperazione e la solidarietà riportando quale rientro solo il capitale esposto - l'economia del futuro riuscirà al uscire dal ciclo che tende a schiacciare le economie deboli e quelle dei paesi sottosviluppati permettendo a loro di imboccare una linea di crescita e di sviluppo.
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Lo stesso [[Joseph Stiglitz]], critico sulla [[finanza creativa]] a cui si deve la crisi mondiale che attanaglia la comunità internazionale dall'anno 2008, ha spiegato che non si può creare una economia fittizia che non abbia rapporti con le innovazioni e il miglioramento della qualità della vita. Il [[profitto]] per il profitto, poggiato sulla economia di carta, è destinato a crollare e purtroppo trascina nel suo vortice anche l'economia reale e le sue più solide realizzazioni. In ultimo si deve tenere presente che l'[[ILO]] - nonostante i suoi sforzi - non è andata oltre le decisioni non vincolanti per gli Stati, lasciando i lavoratori di ogni parte del mondo in balia degli imprenditori e del quadro giuridico dello Stato nazionale in cui si trovano ad operare. Da tutto questo ritorna, l'interrogativo che già [[Lionel Robbins]] si pose durante la seconda guerra mondiale: come era possibile democratizzare i processi economici senza cadere, da un lato, nella barbarie del [[capitalismo]] delle origini, in cui la guerra economica fra lavoratori e imprenditori era la norma, e dalla altra parte come non cadere nella pianificazione dell'economia [[comunista]], con tutto quello di totalitario che portava con sé. Robbins rispose a questa domanda provando che il coordinamento economico fra Stati era una illusione.
 
Nessuno Stato di propria volontà avrebbe acconsentito ad una limitazione del suo potere per allineare la sua economia al livello degli altri Stati membri coordinati (in questo si lesse una critica di questo autore al progetto di [[Bretton Woods]]). Ma anche pensare che le relazioni economiche potessero, pur incanalate in organizzazioni economiche internazionali, compensarsi, sul piano internazionale, e rendersi più vicine fra di loro, fu da lui criticato per il semplice fatto che l'aspetto [[politico]] che regge e governa questi fenomeni non veniva considerato. Secondo Robbins se si doveva andare su una nuova economia, di scala, in cui fosse possibile raggiungere nuovi obbiettivi di qualità di vita e di produzione industriale si doveva inserire il processo economico internazionale nel contesto di un processo diretto a costruire uno Stato federale fra gli Stati interessati.
 
Per le organizzazioni economiche citate, questo coordinamento porta inevitabilmente ad una egemonia latente delle grandi potenze, talvolta quella degli Stati fondatori dell'[[ONU]]. Con lo sgancio del dollaro dalla parità con l'oro, ad esempio, gli [[Stati Uniti d'America]] sono riusciti per decenni a mantenere una egemonia, introducendo nel sistema una liquidità della loro moneta basata sulla potenza della loro economia e della trasformazione di essa nella carta moneta. La crisi dei ''mutui subprime'', iniziata negli Stati Uniti d'America, a cui si lega la grande crisi economica iniziata nel 2008, ha anche questa radice. Da qui la richiesta della Cina di trasformare i ''diritti speciali di prelievo'' del [[Fondo Monetario Internazionale]] in una vera moneta mondiale, simile all'euro.
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Proprio dalla moneta si arguisce la possibilità di una linea diversa, di tipo federalista, per costituire organizzazioni internazionali sicuramente differenti dalle esistenti: organizzazioni volte a costruire un vero Stato internazionale, che sia composto dagli Stati membri. Questo Stato altro non può essere che uno Stato federale. Lo renderebbero necessario alcune considerazioni: la moneta non esiste senza lo politica monetaria che la sorregge. La politica monetaria altro non è che una parte piccola della politica economica complessiva che un Governo pone in essere. Un Governo non esiste senza una maggioranza che lo sorregga, sempre che non si tratti di una dittatura che si regge sulla forza e il terrore. Una maggioranza, se vuole durare nel tempo, è composta dai partiti e dal voto democratico a maggioranza che li ha scelti. Se questo processo è normale nel conteso dello [[Stato di diritto]], vuol dire che la forma democratica, che con la colonizzazione venne estesa anche a tutte le loro ex colonie, si estese anche a questi Stati nel momento in cui divennero indipendenti. Se poi una parte di loro non mantenne la democrazia (si pensi ai paesi indipendenti del [[Medio Oriente]]) questo non esclude che altri lo siano, laddove abbiamo mantenuto questa forma di governo. Esempio è l'[[India]], paese con una popolazione che si aggira oggi sul miliardo di persone, costituita in Stato federale dal 1948, nonostante le vicende più o meno lineari, dal secondo dopoguerra oggi mantiene una democrazia che si può definire la più grande del Mondo.
 
Del resto, gli Stati europei, titolari di questo passato storico, sono degli [[Stati nazionali]] proprio come le ex-colonie, in buon numero, sono Stati nazionali: quasi tutti Stati chiusi, che dividono la loro popolazione da quella dei vicini, a cui talvolta sia per la lingua, sia per l'etnia, sia per la cultura non sono diversi. L'Africa è un esempio di queste difficili realtà. Se si vuole andare oltre questi limiti e si accetta la lezione che nasce dalla Rivoluzione americana, conclusasi con la realizzazione dello Stato federale egli Stati Uniti d'America, si devono affrontare i problemi posti dagli Stati nazionali promuovendo delle organizzazioni internazionali in cui essi possano diventare membri e vengano coinvolti in processi di costruzione di Stati federali. Da qui la diversità dello scopo e pure la diversità della linea di politica internazionale che si deve seguire.
 
L'esempio più importante è sicuramente la dichiarazione di Robert Schumann (9 maggio 1950) nella quale si propose agli Stati che intendevano costruire la Comunità europea di predisporre un meccanismo internazionale in cui l'organizzazione sia nel tempo destinataria di parti della sovranità statale che la avrebbe esercitata, dal momento della sua costituzione, secondo un metodo comune democratico al posto degli Stati membri. Incominciando dal carbone e dall'acciaio e poi passando per l'energia atomica, le [[Comunità europee]] furono un nuovo esempio di Organizzazione internazionale in cui le attribuzioni proprie venivano esclusivamente assegnate agli organi comunitari. Gli organi di quelle organizzazioni, quindi, erano titolari di una ''sovranità nuova'' che si attuava imponendosi direttamente a tutti i consociati nello stesso modo indipendentemente dallo Stato in cui essi risiedevano<ref>Moccia Luigi, ''La cittadinanza nella prospettiva della federazione europea'', Milano : Franco Angeli, Cittadinanza europea : VIII, 2, 2011.</ref>. Gli organi della Organizzazione internazionale erano quindi superiori a quelli degli Stati membri, i quali erano subordinati alla organizzazione internazionale. In più la scelta di settori strategici spingevano e spingono gli Stati membri a trasformarsi in Stati federati subordinati alla Stato federale in cui dovrà trasformarsi la stessa organizzazione internazionale.
 
Del resto dal [[1957]] i [[Trattati di Roma]] e le loro modifiche hanno progressivamente incamerate le funzioni per la gestione di tre libertà fondamentali: la ''libertà di circolazione delle merci'', ''dei capitali'', ''dei brevetti'', ''delle persone''. La ricerca di una Costituzione altro non è che dare un fondamento costituzionale alla moneta (l'[[Euro]]) e far in modo che l'attuale [[Unione Europeaeuropea]], erede delle Comunità europee, si trasformi sempre di più in uno Stato federale.
 
Per diversi anni gli studiosi avevano criticato questa impostazione, asserendo che, nel caso della Unione europea, c'era la contiguità territoriale. Il tempo ha dimostrato che questa ipotesi è vera solo in parte, perché sono membri di questa organizzazione internazionale nuova e atipica anche realtà che non hanno la contiguità territoriale. Si pensi alla [[Groenlandia]] legata alla [[Danimarca]], alle isole come la Reunion, la Guadalupe, Martinica ecc.) che hanno dato prova di sé integrandosi completamente nella Unione.
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A Schumann si deve anche l'enunciazione chiara e pubblica dello scopo per il quale tutto questo veniva fatto: raggiungere la costruzione di uno Stato federale europeo. Su questo piano si collocano le forme di organizzazione fra gli Stati, ma anche i processi politici fondativi per nuove realtà istituzionali. Il voler unificare in un solo Stato federale, attraverso il metodo democratico, più Stati pone le basi per la delineazione di quello che oggi è definito il metodo fondativo federale. Percorrendo questa strada si potrebbe giungere ad una forma può ordinata di soggetti che essendo in numero più ridotto, alla fine del processo, potrebbero facilitare lo sviluppo dell'ONU. Su questa ultima organizzazione internazionale dobbiamo dire che il primo decennio del [[XXI secolo]] ci ha fatto toccare con mano come sia necessario raggiungere questa sua trasformazione. Ad essa aspirano diverse coalizioni di volonterosi (Alleanza per le democrazie, il gruppo per la riforma dell'ONU, grandi personalità quali i premi Nobel e [[Papa Giovanni Paolo II]]<ref>Danilo Campanella, ''Il personalismo cristiano come elemento politico unificante dopo la Seconda Guerra mondiale'', Pisa: Fabrizio Serra, Per la filosofia : filosofia e insegnamento : XXXIV, 99, 2017.</ref>); al suo interno si sono manifestati i primi semi di speranza perché il metodo di fondazione federale si instauri anche nelle procedure e nella stessa ONU.
 
Pertanto esiste oggi una continuità che passa dalle Organizzazioni internazionali funzionali a quelle che ponendosi obbiettivi molto più ampi si riferiscono a territori molto più limitati. Il filo rosso che le unisce deve essere l'obbiettivo di costruire una realtà politico-giuridica in cui il principale scopo sia quello di render impossibile la guerra, ossia di fare in modo che diventi impossibile risolvere le controversie fra gli Stati membri con l'uso delle armi. Ad esse si deve sostituire la politica in senso primario, basata su un solo [[popolo]] scaturito da quelli degli Stati membri<ref>Pistone Sergio, ''Realismo politico, federalismo e crisi dell'ordine mondiale'', Milano: Franco Angeli, Cittadinanza europea : XIV, 1, 2017.</ref>.
 
La vita comune delle popolazioni umane verrebbe ad essere quella di tutte le democrazie incanalate in istituzioni comuni, alle quali anche appartiene una forma di giustizia che con l'apparato coercitivo sia diretto a punire gli abusi che in tutti i corpi sociali si manifestano.