Il gatto nero (racconto): differenze tra le versioni

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Racconta di essere stato un uomo per bene, di aver avuto una grande passione per gli animali. L'uomo riferisce che sua moglie non perdeva occasione di procurarsene molti: avevano uccelli, pesci rossi, un bellissimo cane, conigli, una scimmietta e un gatto.
 
Quest'ultimo, di nome PlutonePluto, era un animale forte e bello, completamente nero ed era il preferito del narratore. La loro amicizia durò molti anni, nonostante il peggioramento del carattere del padrone che cominciava a picchiare sua moglie e a maltrattare gli animali, mantenendo però un certo riguardo per il gatto.
 
[[File:The Black Cat (Severini).jpg|thumb|[[Gino Severini]], ''Il gatto nero'' (1911), [[National Gallery of Canada]]]]
 
Una sera, dopo essere tornato a casa ubriaco fradicio, l'uomo notò che il gatto evitava la sua presenza, così lo afferrò e la bestia impaurita lo morse lievemente: subito un demone si impadronì di lui. Estrasse la lama di un temperino nel taschino del panciotto e cavò un occhio alla bestia. Nei giorni successivi, il gatto lentamente guarì e fuggiva ogni volta che il padrone si avvicinava. Inizialmente quest'ultimo fu afflitto da quel rifiuto da parte di PlutonePluto, ma presto subentrò l'irritazione e la perversità, che lo spinse a continuare l'offesa che gli aveva inflitto. Una mattina lo impiccò a un ramo, con gli occhi colmi di lacrime; quella notte si svegliò mentre tutta la casa era in fiamme, riuscì a stento a sfuggire all'incendio con la moglie e una domestica. Si abbandonò alla disperazione. Tutta l'abitazione era crollata, a parte un muro divisorio poco spesso dove poggiava la testata del suo letto. Una folla si accalcò attorno a quel resto, incuriosito si avvicinò e notò la figura di un gigantesco gatto con una corda al collo in bassorilievo. Per mesi e mesi non riuscì a liberarsi del fantasma del felino, giunse persino a cercare un altro animale della stessa razza per sostituirlo.
 
Anche il secondo gatto attirò in breve l'odio del padrone (soprattutto quando quest'ultimo si accorse che all' animale mancava un occhio), il quale, nella discesa in un abisso di follia, tentò di uccidere l'animale, venendo però fermato dalla moglie. L'uomo, furioso, la uccise. Volendo nascondere l'omicidio, l'uomo murò il cadavere della consorte in cantina. Dopo qualche giorno, dei poliziotti perquisirono la casa della donna scomparsa; il marito, nonostante non trovasse più il gatto, si sentiva piuttosto tranquillo, tanto da permettere loro di perquisire la casa e persino la cantina. Arrivati qui i poliziotti la ispezionarono, ma non trovarono nulla. Nel momento in cui gli agenti stavano per andarsene, il protagonista, sollevato, disse loro che quella dove lui viveva era "proprio una casa ben costruita". Dicendo ciò, diede un colpo con un bastone sul muro dove aveva nascosto la sua sposa. Subito si sentì un lamento proveniente dal muro. I poliziotti allora abbatterono la parete e scoprirono la verità. A emettere il gemito era stato il gatto, che il protagonista senza accorgersi aveva murato vivo<ref>Cf. E. A. Poe, [http://www.mirandae.eu/2015/10/poe-racconti-neri/ Racconti neri] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151117221510/http://www.mirandae.eu/2015/10/poe-racconti-neri/ |data=17 novembre 2015 }}. Traduzione e commento a cura di P. Vance e Andrew Daventry. Edizioni Mirandae, 2015 ISBN 978-1-77269-021-7 "''Il gatto nero in Poe presenta un forte dualismo; simbolo riconosciuto del male come vuole la più nota tradizione occidentale, in questo caso assume però le vesti di [[Erinni]], vendicatore dei delitti contro i congiunti. Il crollo del protagonista è personale; l'alcool ne è sicuramente la causa. Ma il gatto nero rappresenta sia la spinta verso il male (non si dimentichi che l'uomo pensa di uccidere l'animale e non la moglie, che ne è vittima inconsapevole) e il motore della tragedia, che il successivo delatore.''"</ref>. Di qui ne conseguirà l'arresto dell'uomo per il ritrovamento del cadavere.<br />