Val Polcevera: differenze tra le versioni

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Questa linea di transizione non crea però una netta suddivisione tra le due strutture geologiche, ma un'alternanza di esse, che caratterizza il paesaggio di quest'area, dove è possibile osservare zone aspre e rocciose alternate ad altre con profili più dolci e livellati.<ref name="alta_via">{{cita web |url=http://www.altaviadeimontiliguri.it/portale/resources/cms/documents/04_MIGNANEGO.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=18 luglio 2015 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151211154412/http://www.altaviadeimontiliguri.it/portale/resources/cms/documents/04_MIGNANEGO.pdf |dataarchivio=11 dicembre 2015 }} Guida "Alta Via dei monti liguri", fascicolo 4, Monti di Genova, Ed. Galata s.r.l., Genova</ref>
 
Nella zona di Pietralavezzara, frazione di [[Campomorone]] posta lungo la strada del [[Passo della Bocchetta]], gli affioramenti di [[oficalce]] formano un [[marmo]] verde assai pregiato, denominato ''Verde Polcevera'', estratto fin dal [[XVII secolo]], molto utilizzato in passato per abbellire palazzi e chiese ed esportato anche all'estero.<ref>Dodici colonne di questo marmo ornavano il salone centrale dello scomparso [[Castello di Berlino|palazzo reale di Berlino]]; a Genova ornamenti in marmo verde si trovano, tra gli altri, a [[Palazzo Rosso (Genova)|Palazzo Rosso]] e nella [[Cattedrale di San Lorenzo (Genova)|Cattedrale di San Lorenzo]] oltre che in numerose chiese della stessa Val Polcevera.</ref><ref name="Peirano">Marina Peirano, "Guida ai colori della Valpolcevera", De Ferrari editore, Genova, ISBN 978-88-7172-887-2</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=http://www.comune.campomorone.ge.it/fpdb/pdf/vita%20e%20lavoro.pdf |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
 
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Oggi dell'antica vocazione agricola sopravvivono, soprattutto nelle zone collinari, piccoli orti, [[vigneto|vigneti]] e [[frutticoltura|frutteti]], coltivati dai residenti soprattutto ad uso personale.
 
Altra antica attività economica è stata quella legata ai numerosi [[mulino|mulini]], presenti soprattutto nell'alta Val Polcevera, che sfruttando le acque dei rivi che attraversano il territorio macinavano [[cereali]], [[castagna|castagne]] ed anche minerale di [[zolfo]] o producevano forza motrice idraulica per aziende tessili e meccaniche. Legati all'attività molitoria, si svilupparono numerosi pastifici artigianali, uno dei quali ancora attivo a Ceranesi.<ref name="Peirano"/><ref>[http://www.moisellosrl.com/chi_siamo.html Storia del Pastificio Moisello.] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110216184559/http://www.moisellosrl.com/chi_siamo.html |data=16 febbraio 2011 }}</ref><ref>Ricchetti</ref>
I mulini della valle erano alimentati tramite un sistema di canalizzazioni<ref>Ancora oggi è visibile un ponte canale in pietra, che scavalca il torrente Molinassi, al confine tra il comune di Genova e quello di Ceranesi.</ref>, detto ''Roggia dei Mulini'', risalente nella parte più antica al [[XVII secolo]], che percorreva gran parte della valle e della quale oggi restano alcuni tratti in galleria, in parte utilizzati come collettore fognario.<ref name="TCI"/>
Resti di mulini sono presenti soprattutto nella val Verde e nella valle del torrente Molinassi; alcune strutture ancora discretamente conservate sono visibili nella frazione Casanova del comune di Sant'Olcese.<ref name="Peirano"/>
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* [[Santuario di Nostra Signora della Vittoria (Mignanego)|Santuario di Nostra Signora della Vittoria]]. Sorge nel comune di Mignanego, sul passo del Pertuso, a 650 m s.l.m. Fu costruito, in segno di ringraziamento per l'intercessione della [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]], nel luogo dove il 10 maggio [[1625]] pochi soldati della [[Repubblica di Genova]], affiancati da volontari polceveraschi, misero in fuga l'esercito del Duca [[Carlo Emanuele I di Savoia]] che, a causa di questa sconfitta, dovette rinunciare alle sue mire sulla città di Genova. Dal piazzale si ha un'ampia vista sulla Valpolcevera, dal [[passo dei Giovi]] fino al mare. Distrutto durante la [[guerra di successione austriaca]], tra il [[1746]] e il [[1747]] il santuario fu ricostruito nel [[1751]].
* [[Santuario di Nostra Signora Incoronata]]. La chiesa di [[Maria (madre di Gesù)|Santa Maria]] e [[Arcangelo Michele|San Michele Arcangelo]], più conosciuta come ''Santuario di Nostra Signora Incoronata'' sorge sulla collina di [[Coronata (Genova)|Coronata]], nel quartiere di Cornigliano. La piccola chiesa dedicata a S. Michele, che la tradizione la fa risalire all'[[VIII secolo]] divenne un [[santuario|santuario mariano]] quando una [[statua]] lignea della Madonna con il Bambino, trovata sulla spiaggia di [[Sampierdarena]] dopo un [[naufragio]], secondo la [[leggenda]] sarebbe stata miracolosamente trasportata nella chiesa. Ricostruita alla fine del [[XV secolo]], più volte rimaneggiata, fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti aerei durante la [[seconda guerra mondiale]] e ricostruita negli [[anni 1950|anni cinquanta]]. Nel santuario sono conservate due statue lignee, dette [[Pacciûgo e Pacciûga]], raffiguranti una coppia di sposi in costumi genovesi del [[XVIII secolo|Settecento]], ai quali è legata una leggenda popolare ambientata nell'[[XI secolo]].
* Santuario di Nostra Signora del Garbo. La chiesa di Santa Maria del Garbo in Polcevera, oggi chiesa parrocchiale della piccola frazione del quartiere di Rivarolo, ritenuto il più antico santuario della Val Polcevera, è citata per la prima volta in un documento del 1365. Fu costruita nei primi decenni del [[XIV secolo]] in seguito al ritrovamento nel cavo (in [[lingua ligure|ligure]] ''garbo'') di un albero di [[castanea|castagno]] di un'immagine della [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] incisa su una tavoletta. La chiesa, ricostruita nel 1631 e completamente ristrutturata nel 1881, fu eretta in parrocchia nel 1931.<ref>[http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&vicariato=15&nome_parrocchia=52 La chiesa del Garbo sul sito dell'Arcidiocesi di Genova.] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110612060639/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203 |data=12 giugno 2011 }}</ref>
* [[Santuario di San Rocco (Serra Riccò)|Santuario di San Rocco]], risalente al [[XVI secolo]], sorge a Pedemonte, frazione capoluogo del comune di Serra Riccò, alla confluenza tra il rio Pernecco e il torrente Secca, nel luogo in cui, secondo la tradizione, durante uno dei suoi viaggi, [[San Rocco]] aveva sostato in preghiera.
 
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====Complessi conventuali====
* [[Chiesa di San Bartolomeo della Certosa|Complesso di San Bartolomeo della Certosa]]. Il monastero certosino, che dà il nome al quartiere rivarolese di Certosa, fu fondato alla fine del [[XIII secolo]] da Bartolomeo (Bartolino) Dinegro; l'annessa chiesa in suo onore fu dedicata a [[Bartolomeo apostolo]]. Il piccolo complesso fu ampliato nel Cinquecento, grazie a donazioni delle famiglie Dinegro, Doria e Spinola. Nel 1801, abbandonato dai [[Ordine certosino|certosini]] per le leggi di soppressione degli ordini religiosi, la chiesa passò al clero secolare e divenne parrocchia. Conserva alcune notevoli opere d'arte, tra cui un'Incoronazione di spine, recentemente attribuita al [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]].<ref>[http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/San_Bartolomeo_della_Certosa Il complesso di San Bartolomeo della Certosa su www.stoarte.unige.it.]</ref>,<ref>[http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&vicariato=15&nome_parrocchia=80 La chiesa di San Bartolomeo della Certosa sul sito dell'Arcidiocesi di Genova.] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110612060639/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203 |data=12 giugno 2011 }}</ref>
* [[Abbazia di San Nicolò del Boschetto]]. Si affaccia su Corso F.M. Perrone, ai margini dell'area industriale di [[Campi (Genova)|Campi]] (Cornigliano). In questo luogo, nel 1311, il patrizio genovese Magnone Grimaldi fece costruire una cappella che un secolo dopo la [[Grimaldi (famiglia)|famiglia Grimaldi]] donò ai monaci [[Ordine di San Benedetto|Benedettini]], finanziando la costruzione del complesso monastico. Nella chiesa vi sono diverse tombe dei Grimaldi e di altre famiglie patrizie genovesi. Il monastero fu abbandonato dai monaci all'inizio del XIX secolo, a causa delle leggi di soppressione degli ordini religiosi, e divenne proprietà privata della [[Delle Piane (famiglia)|famiglia Delle Piane]]. I monaci vi ritornarono dal 1912, e vi rimasero fino al 1958, quando il complesso fu affidato all'[[Piccola opera della Divina Provvidenza|Opera Don Orione]].
* [[Complesso di San Francesco alla Chiappetta]]. Fu edificato alla fine del [[XIII secolo]], grazie ad una donazione dei nobili Lercari e completamente rimaneggiato nella seconda metà del [[XVII secolo|Seicento]], con la costruzione del [[chiostro]] e la trasformazione dell'interno della chiesa in stile [[barocco]]. Abbandonato il convento dai francescani nel 1798, a seguito delle leggi di soppressione degli ordini religiosi, la chiesa fu affidata al clero diocesano fino al 1896, quando i frati vi fecero ritorno. Nel 1961 la chiesa fu eretta in [[parrocchia]].
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* Pietra Grande. È un grande monolite di [[diabase]], alto circa 25 m, che si erge sul fondo della valle del Rio Molinassi, al confine tra i Comuni di Genova e Ceranesi, ai piedi del monte Figogna. Può essere raggiunto con un sentiero dalla località San Bernardo di Livellato, posta lungo la provinciale che porta al santuario della Guardia. Sulle varie vie di arrampicata, che presentano gradi di difficoltà dal quarto al settimo, si sono cimentati i più noti alpinisti genovesi.<ref>[http://www.caibolzaneto.net/articoli/dalle_commissioni/sentieri.php La Pietra Grande sul sito del CAI di Bolzaneto.]</ref>
* Roccione di Cravasco. È un grande masso alto circa 25 m, di roccia [[serpentino]]sa molto solida, con numerosi percorsi di arrampicata di varia difficoltà, situato presso l'abitato di Cravasco (Campomorone); l'area circostante comprende anche altri massi rocciosi di minore dimensione utilizzati anch'essi come palestra per rocciatori.
* Rocca Maia. La Rocca Maia (o Rocca Maccà) è un roccione che si erge a 668 m s.l.m. alle spalle del monte di Torbi, tra la Val Polcevera e la [[Val Varenna]]. Già utilizzata in passato come palestra di arrampicata, è stata ripristinata nel 2006 da volontari del CAI di Bolzaneto dopo che era ormai abbandonata da molti anni.<ref>[http://www.caibolzaneto.net/alp_giovanile/rocca_maia/rocca_maia.php La palestra di roccia di Rocca Maia sul sito del CAI di Bolzaneto.] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120831015742/http://www.caibolzaneto.net/alp_giovanile/rocca_maia/rocca_maia.php |data=31 agosto 2012 }}</ref>
 
== Ricettività ==