Ferdinando Palasciano (nave ospedale): differenze tra le versioni

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Durante i lavori di trasformazione, alcuni saloni del piroscafo vennero adattati allo stile italiano ed i locali furono adattati all'esposizione dei prodotti, che sarebbero stati collocati in vetrine eleganti e solide. Vennero inoltre installati uffici bancari e postali, [[bar (pubblico esercizio)|bar]], [[ristorante|ristoranti]] e diverse segreterie. Nei locali che avrebbero ospitato la mostra vennero installati apparati per il continuo ricambio dell'aria, ed i generatori di elettricità vennero potenziati. Il noto [[pittore]] [[Giulio Aristide Sartorio]] elaborò raffinate decorazioni che adornarono le scalinate di [[prua]] e di [[poppa]]. Le sale dell'esposizione erano dedicate rispettivamente alla seta, alla lana, agli [[oreficeria|orafi]] e affini, ai cotoni, ai [[filato|filati]], alla [[seta artificiale]], ai prodotti chimici, ai profumi, ai medicinali, al libro. Fu realizzato un atrio principale, attorniato da direzione, uffici, bar ed ufficio cambio. Adiacenti a tale zona erano inoltre la sala dei marmi, la sala delle [[ceramica|ceramiche]] e affini, la sala dei [[ministero|ministeri]] e delle rappresentanze ufficiali, il patronato industrie femminili e piccole industrie operaie, la sala dell'[[arredamento]] della casa, delle [[industria bellica|industrie belliche]] e affini, dell'industria della carta, la [[tipografia]], la sala degli [[strumento musicale|strumenti musicali]], dei [[vino|vini]], dei liquori, dei prodotti alimentari, delle industrie [[elettricità|elettriche]] e [[industria metalmeccanica|meccaniche]], delle [[macchina agricola|macchine per l'agricoltura]]. Vi era inoltre la sala delle [[automobile|automobili]], dei [[bicicletta|cicli]] e dei [[ciclomotore|motocicli]].
 
Tra i prodotti esposti vi erano le [[macchina da scrivere|macchine da scrivere]] [[Olivetti]], i [[feltro|feltri]] [[Borsalino]], il [[cioccolato]] [[Perugina]], le [[ceramica|ceramiche]] di [[Faenza]], i [[vetro di Murano|vetri di Murano]], le [[pistola|pistole]] [[Fabbrica d'Armi Pietro Beretta|Beretta]], gli [[occhiali]] [[Angelo Salmoiraghi|Salmoiraghi]], le automobili della [[FIAT]], i [[biscotto|biscotti]] della [[Lazzaroni]], il [[bitter (bevanda)|bitter]] [[Campari]], la seta artificiale della [[Snia Viscosa]] e le medicine della [[Carlo Erba (azienda)|Carlo Erba]]<ref name="larepubblica"/>. Anche la Regia Marina partecipò alla mostra, esponendo materiale tecnico prodotto dalla cantieristica navale italiana e tutta la [[cartografia]] dell'Ufficio Idrografico<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. La [[Lega Navale Italiana]] espose il [[busto (scultura)|busto]] di [[Cristoforo Colombo]] e due targhe, una delle quali riproduceva una parte del [[testamento]] del navigatore, mentre l'altra replicava una lettera di Colombo, inviata alla [[Repubblica di Genova]], contenente la frase «''… siendo io nascido a Genova ...''»<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Vennero inoltre imbarcate 16 urne, forgiate dallo [[scultore]] [[Romano Romanelli]] utilizzando [[bronzo]] fuso di cannoni austroungarici e riempite con [[terra]] del [[Carso]], da consegnare alle comunità italiane in Sudamerica<ref name="larepubblica"/>. La nave imbarcò inoltre 500 opere d'arte, scelte da un comitato presieduto da Sartorio e comprensivo anche, tra gli altri, di [[Vincenzo Gemito]], [[Adolfo De Carolis]], [[Antonio Mancini (pittore)|Antonio Mancini]] e [[Francesco Paolo Michetti]]<ref name="larepubblica"/>. Lo stesso Sartorio incluse numerose proprie opere, molte delle quali eseguite al fronte, durante la prima guerra mondiale (e durante la traversata il pittore dipinse più di 200 [[paesaggio|paesaggi]])<ref name="larepubblica"/>. [[Gino Coppedè]] progettò una sala del libro italiano, ispirata ad una stanza di [[Firenze]] con vista sui colli fiesolani<ref name="larepubblica"/>. Il [[Regio Esercito]] creò una propria esposizione, mostrando gli sviluppi del [[primo dopoguerra]]<ref name="larepubblica"/>.
 
Terminato l'allestimento, dopo aver imbarcato i campioni di prodotti e circa 800 persone tra rappresentanti di industria, commercio ed artigianato italiani, nonché una missione del Regio Esercito, una della [[Regia Aeronautica]], un gruppo di [[gerarca|gerarchi]] della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]], Giulio Aristide Sartorio come direttore artistico e l'on. [[Giovanni Giuriati]] quale [[ambasciatore]] straordinario dell'Italia presso gli Stati sudamericani<ref name="larepubblica"/>, il 18 febbraio 1924 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' salpò da [[La Spezia]], arrivando a [[Gibilterra]] il 22 febbraio<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/><ref name="larepubblica">[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/12/09/la-nave-italia-volo-in-sudamerica.html La Repubblica]</ref>. Lasciata Gibilterra, la nave fece rotta verso sudovest, toccando [[Las Palmas de Gran Canaria|Las Palmas]] e [[Ilha do Sal#Località#Santa Maria|Santa Maria di Capo Verde]] prima di dirigere, senza ulteriori scali, per il Sudamerica<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Grazie alla stagione favorevole, non furono incontrate condizioni meteomarine avverse in [[Oceano Atlantico|Atlantico]], mentre qualche problema derivò dal far adattare i passeggeri alle regole in vigore su un'unità militare (allo scopo il comandante Grenet formò una commissione con il compito di riferire al comando le necessità dei passeggeri)<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Problemi non molto gravi, causati da un'organizzazione non ottimale, sorsero soprattutto nei primi giorni, dopo di che le tensioni si acquietarono grazie ad una maggiore comprensione e tolleranza reciproca tra [[equipaggio]] e passeggeri<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>.