Filantropia: differenze tra le versioni

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==Filantropia greca e ''humanitas'' romana==
[[File:Comedias de Terencio s XI f5r.jpg|thumb|Terenzio, Commedie, manoscritto dell'XI secolo contenente anche l<nowiki>'</nowiki>''Heautontimorumenos''. 96 fogli in pergamena, conservato nella Biblioteca Nazionale di Spagna, classificato Vitr/5/4.]]
In un frammento dell'originale greco di Menandro l<nowiki>'</nowiki>''[[Heautontimorumenos]]'' non si ritrova un verso che nella traduzione latina di [[Terenzio]] è stato reso in «''Homo sum: humani nihil a me alienum puto''» <ref>Nell'opera menandrea il personaggio Cremete si accorge che un altro protagonista della commedia, Menedemo, sta attraversando un periodo della vita travagliato e che al tentativo di Cremete di conoscere i motivi del suo disagio lo invita a non occuparsi di fatti che non lo riguardano. Cremete allora obietta che è suo dovere e diritto di uomo di interessarsi degli altri uomini e di cercare di sollevarli dal dolore: «Sono un essere umano, non ritengo a me estraneo nulla di umano» </ref> poiché quindi non si può affermare se quel verso si rifaccia al valore romano della ''humanitas'' o a quei principi etici tipici del teatro di Menandro espressi nel concetto di φιλαντρωπία (filantropia). Certo la filantropia di Menandro nel significato greco si rapporta a un sentimento di solidarietà nei confronti di altri che condividono la stessa situazione di crisi e che cercano nel sostegno reciproco un'ancora di salvezza dalle miserie morali e materiali del loro tempo.
 
Ma per i Romani del II sec. a.C. che si avviano a un progressivo sviluppo della loro storia, humanitas significava riconoscere la nuova complessità di modi di pensare e di vivere che aveva ormai messo da parte la semplicità dei principi e delle istituzioni politiche sociali e culturali del passato. <ref>[[Dario Del Corno]], ''Introduzione a Menandro'', Commedie, BUR, Milano 1981, pp. 13-14</ref>