Agenzia Stefani: differenze tra le versioni

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Sotto il governo Cavour, l'agenzia ottenne grandi vantaggi con l'elargizione di fondi segreti (poiché lo Statuto vietava privilegi e monopoli ai privati)<ref>[[Gigi Di Fiore]], ''Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento'', Rizzoli, Milano, 2007, p. 64.</ref>, mentre la stampa radicale subì restrizioni sulla libertà di informazione<ref>[[Denis Mack Smith]], ''Mazzini'', Rizzoli, Milano, 1993, p.174</ref>. Così l'agenzia Stefani, assumendo connotati quasi monopolistici, divenne uno strumento governativo per il controllo dell'approvvigionamento di notizie nel [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]]<ref>Gigi Di Fiore, ''Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento'', Rizzoli, Milano, 2007, p. 62.</ref>.
 
Dopo la morte di Guglielmo Stefani, avvenuta nel [[1861]], l'agenzia strinse rapporti di collaborazione con l'agenzia [[Gran Bretagna|britannica]] [[Reuters]] e con la [[Francia|francese]] [[Agence France-PresseHavas|Havas]]. Quest'ultima, prima agenzia di stampa al mondo e, all'epoca, in condizione di forte predominio, acquisì il 50% dell'agenzia Stefani nel [[1865]].
 
Fonte di informazione ufficiale del governo sabaudo, la "Stefani" seguì i vari trasferimenti della capitale d'Italia, da Torino a [[Firenze]] nel 1865 e da Firenze a [[Roma]] nel [[1871]]<ref>{{cita libro|cognome=Lepri|nome=Sergio|wkautore=Sergio Lepri|coautori=Francesco Arbitrio; Giuseppe Cultrera|titolo=L'Agenzia Stefani da Cavour a Mussolini|annooriginale=2001|editore=Le Monnier|città=Firenze|isbn=88-00-85740-X|pagine=97|capitolo=La Stefani di fine secolo|citazione=Col 1871 la Stefani si è trasferita in Roma capitale}}</ref>.