Filantropia: differenze tra le versioni

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Simile al concetto menandreo è il significato che Arthur Schopenauer attribuisce alla filantropia che nata dalla compassione si esprime nella filantropia:
{{q|La sconfinata [[pietà]] per tutti gli esseri viventi è la più salda garanzia del buon comportamento morale e non ha bisogno di alcuna casistica. Chi ne è compreso non offenderà certo nessuno, non danneggerà nessuno, non farà del male a nessuno, avrà invece indulgenza con tutti, perdonerà, aiuterà, fin dove può, e tutte le sue azioni recheranno l'impronta della giustizia e della filantropia. [...] io non conosco nessuna preghiera più bella di quella che conchiudeva gli antichi spettacoli teatrali dell'India (come anche in altri tempi quelli inglesi terminavano con la preghiera per il re). Dice: «Possano tutti gli esseri viventi restare liberi dal dolore!». <ref>A. Schopenahuer, ''Il fondamento della morale'', traduzione di Ervino Pocar, Laterza, Roma-Bari, 1981. III, § 19, 4; 1981, p. 243</ref>}}
 
Nel pensiero di [[Nietzsche]] l'etica patronale è compassionevole e [[filantropia|filantropica]] non tanto per un sincero sentimento di pietà ma come naturale conseguenza di una pienezza di potere che straripa su i sottomessi e sugli schiavi che da parte loro giustificano la loro subordinazione esaltando i valori dell'umiltà e della rinuncia. <ref>In Ubaldo Nicola, ''Atlante illustrato di filosofia'', Giunti Editore, 2000, p.350</ref>
 
==Filantropia e caritas==