Guerre d'Italia del XVI secolo: differenze tra le versioni

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[[File:Battle of Ravenna (1512).JPG|thumb|[[Battaglia di Ravenna (1512)|Battaglia di Ravenna]] 1512. Xilografia di Hans Burgmair, XVI secolo]]
 
Con la sconfitta di Venezia, papa Giulio II assurge a nuovo protagonista della politica europea che si dispiega in territorio italiano. Uomo che, per indole e progetti politici, è più adatto a fare la parte del sovrano militare che quella del capo spirituale della cristianità, Giulio II si rende conto che l'iniziativa della lega di Cambrai ha rotto l'equilibrio italiano in modo eccessivamente favorevole alla causa francese e si fa promotore di una [[Lega Santa (1511)|lega Santa]]. Per attenuare il crescente potere di Giulio II, [[Luigi XII di Francia]] promuove allora uno scisma, convocando a [[Pisa]] un concilio con l'obiettivo di deporre il papa. Alla Lega Santa aderiscono l'[[Inghilterra]], Venezia, gli svizzeri e la Spagna. Gli eserciti si scontrano a nella [[battaglia di Ravenna (1512)|battaglia di Ravenna]] nell'aprile 1512; l'esito della battaglia è favorevole ai francesi, ma la morte del valoroso generale [[Gaston de Foix-Nemours|Gastone di Foix]] non consente loro di approfittare del successo. La Francia, infatti, è costretta a rinunciare a Milano; il Ducato viene occupato dagli svizzeri che attribuiscono il governo a [[Massimiliano Sforza]], figlio di [[Ludovico il Moro]]. Anche Firenze, nel 1513, è occupata dalle truppe spagnole che ristabiliscono i Medici al potere. Con questi avvenimenti papa Giulio II riesce ad ampliare i domini ecclesiastici, annettendo [[Parma]], [[Piacenza]], [[Modena]] e [[Reggio Emilia|Reggio]], e riesce a escludere i francesi dalla penisola. Ma nel 1513, con la morte del papa, il suo disegno viene interrotto.
 
Il successore di Giulio II è [[Papa Leone X|Giovanni de' Medici]], eletto al soglio pontificio con il nome di [[Leone X]]: dall'indole e dai programmi meno bellicosi del precedente pontefice, conduce una politica di conciliazione tra i vari stati regionali con l'effimero obiettivo di ristabilire un ordine e un equilibrio tra i vari stati del territorio italiano. Ma tale programma non tarda a mostrare la sua debolezza, perché prescinde da un'obiettiva valutazione del contesto internazionale.