Funzionario: differenze tra le versioni

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Per converso, vi è invece chi sostiene che proprio la selezione della [[classe dirigente]] si vale della professionalità del funzionario pubblico, secondo "una nobile tradizione, quella che gli storici chiamano dell’[[osmosi]]: funzionari che divengono politici, quali [[Antonio Di Rudinì]], [[Cesare Correnti]], [[Michele Pironti]], [[Carlo Schanzer]] e lo stesso [[Giovanni Giolitti]], [[Meuccio Ruini]] (...) l’epoca d’oro dello Stato italiano, quando le classi dirigenti del Paese reclutavano gli esperti che, ricchi dell’esperienza sul campo, come amministratori, fertilizzavano la politica"<ref>[[Sabino Cassese]], ''[[Antonio Maccanico]] e la misura dell'ideale'', Nuova antologia : 611, 2267, 3, 2013, p. 71.</ref>.
 
Resta comunque una differenziazione tra titolari di cariche elettive nelle assemblee rappresentative e politici con funzioni esecutive: "nel modello fondato sulla [[responsabilità ministeriale]] l’attenzione prevalente è sugli strumenti di scrutinio dell’atto (controlli e [[sindacato giurisdizionale]]), da un lato e sull’[[imparzialità]] soggettiva del funzionario, sia dell’organo politico come funzionario onorario che assume le decisioni amministrative, sia del funzionario professionale che dà il proprio supporto alla decisione, dall’altro. Ciò impone di graduare e articolare le garanzie di [[neutralità]] e disinteresse, che non possono essere le medesime per gli organi politici e per i funzionari"<ref>F. Merloni, ''[[Dirigente (pubblica amministrazione italiana)|Dirigenza pubblica]] e amministrazione imparziale. Il modello italiano in Europa'', Bologna, Il Mulino, 2006, p. 198.</ref>.
 
== In diritto del lavoro ==