Un uomo un'avventura: differenze tra le versioni

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|6||''[[L'uomo del Klondike]]'' ||aprile [[1977]] || [[Alarico Gattia]] || Alarico Gattia
|L'album è ambientato a fine '800, durante la [[Corsa all'oro del Klondike|grande corsa all'oro]] del [[Klondike]].
|Joe Connery è un impiegato di San Francisco che in seguito ad un'infezione polmonare si trasferisce in [[Alaska]] e una volta guarito decide di stabilirsi in quella terra solitaria e inospitale per dedicarsi alla ricerca dell'oro. Joe si trasferisce a [[Fort Yukon]] dove conosce altri cercatori d'oro tra i quali un vecchio che cerca un robusto compagno di spedizione. I due, accompagnati da una guida indiana, partono alla volta del [[Klondike (fiume)|Klondike]] per un viaggio lungo e faticoso ma una volta a destinazione la ricerca dà i risultati sperati. Sam poi ritorna a [[Fort Yukon]] per fare provvist e ma alla locanda si vanta di aver scoperto un filone ricchissimo attirando così su di sé le mire di uomini senza scrupoli. Nel frattempo Joe e la guida Tanaka affrontano l'assenza di cibo cacciando e razionando il poco rimasto ma tuttavia Tanaka vinto dagli stenti, muore. Passati due mesi Sam è di ritorno al campo base ma viene ucciso. Joe reagisce prontamente uccidendo i tre assalitori. Anni dopo l'[[Alaska]] è stata trasformata dalle compagnie minerarie e Joe connery è un ricchissimo proprietario di giacimenti auriferi ma triste e amareggiato per aver contribuito in modo determinante a distruggere quel mondo che amava e da cui era intimamente attratto<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.ubcfumetti.com/uoa/6.htm|titolo=uBC|sito=www.ubcfumetti.com|accesso=6 marzo 2017}}</ref>.
 
Joe Connery è un tranquillo impiegato di [[San Francisco]], che in seguito ad un'infezione polmonare si trasferisce per qualche tempo in [[Alaska]] per beneficiare del buon clima della regione. Una volta guarito decide però di stabilirsi in quelle terre solitarie e inospitali, di cui si è innamorato, per dedicarsi alla ricerca dell'oro, all'epoca una delle attività più popolari della zona.
 
Joe si trasferisce pertanto a [[Fort Yukon]], dove conosce altri cercatori, tra i quali il vecchio Sam. Costui cerca un robusto compagno di spedizione: egli conosce infatti l'ubicazione di un ricchissimo filone d'oro, troppo lontano tuttavia per poterlo raggiungere da solo, alla sua età. I due si mettono d'accordo e assoldano dunque un'esperta guida indiana, Tanaka, con il quale partono alla volta del [[Klondike (fiume)|Klondike]], per un viaggio lungo e faticoso. Giunti sul luogo, tuttavia, si accorgono ben presto che la quantità di biondo metallo li ripagherà di tutte le sofferenze patite.
 
Sam decide a questo punto di tornare a Fort Yukon per fare provviste e registrare la concessione, ma alla locanda del paese si vanta di aver scoperto un giacimento ricchissimo, attirando su di sé le invidie degli altri cercatori. Nel frattempo, Joe e Tanaka, rimasti nei pressi dello scavo, devono affrontare il rigido inverno del Klondike: l'assenza di cibo e di selvaggina li precipita in condizioni terribili e Tanaka, vinto dagli stenti, muore. Passati due mesi Sam è finalmente di ritorno al campo base, ma poco prima di ricongiungersi con Joe viene abbattuto da tre cercatori che in segreto gli stavano alle calcagna. Joe reagisce prontamente: a seguito di una furiosa sparatoria, li uccide a loro volta.
 
Anni dopo, l'Alaska è stata trasformata dalle compagnie minerarie, e Joe connery è un ricchissimo proprietario di giacimenti auriferi. E tuttavia, si sente irrimediabilmente triste e amareggiato per aver contribuito in modo determinante a distruggere quel luogo che tanto amava.
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|7||''[[L'uomo del Messico]]'' ||maggio [[1977]] || Decio Canzio || Sergio Toppi
|Le vicende raccontate si svolgono in [[Messico]], nel corso del [[1914]], quando nel Paese ancora infuriava la [[Rivoluzione messicana|rivoluzione armata]] portata avanti principalmente dai leader militari [[Emiliano Zapata]] e [[Pancho Villa]].
 
Holly McCallister è un giovane [[Cinegiornale|cinereporter]] americano, al seguito del plotone di Villa per documentarne le leggendarie imprese. Un giorno di maggio il gruppo si imbatte, dopo l'assalto a un treno, in un agente segreto statunitense, Jimmy Nolan. Costui porta con sé una missiva del governo americano, nella quale si afferma che gli Stati Uniti sono disposti a fornire appoggio logistico per la causa dei rivoluzionari. Villa, uomo grossolano e non particolarmente accorto, non si fida, e decide di portare Nolan con sé fino a [[Cuernavaca]], il quartier generale di Zapata, affinché quest'ultimo giudichi se accogliere o meno la proposta degli americani. Durante il breve viaggio Holly e Jimmy hanno modo di conoscersi, e questi rivela al cinereporter che non crede affatto nella rivoluzione messicana: tuttavia, è costretto a obbedire agli ordini dei suoi superiori.
 
Zapata, uomo intelligente e riservato, stringe in fretta amicizia con Holly, dopo che il giovane risponde a tono a una provocazione di Villa (che Zapata non rispetta particolarmente). Dopo qualche giorno Emiliano decide di accettare le offerte di Nolan: vuole tuttavia mostrare all'americano la causa per la quale il suo Paese gli sta fornendo appoggio, e quindi lo porta ad assistere alla sanguinosa espropriazione di un'''[[Hacienda#America Latina|hacienda]]''. Quella sera i tre, su proposta di Zapata, decidono di fare una breve passeggiata, e il messicano li porta presso alle spettacolari rovine di [[Teotihuacan]], site lì vicino. Ammaliato dalla bellezza del luogo al chiaro di luna, Holly si perde fra le meraviglie della città, e quando fa per ricongiungersi con i suoi due compagni, scopre Zapata in procinto di uccidere Nolan: questi infatti aveva tentato di assassinare a sua volta, nell'oscurità del luogo, il capo rivoluzionario, dietro ordine dei suoi superiori. Emiliano liquida l'americano e si congeda freddamente da Holly, il quale gli serba grande rancore e poco tempo dopo torna in patria.
 
Verrà a scoprire cinque anni più tardi, su una spiaggia di [[New York]], della morte di Zapata da un giornale.
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|8||''[[L'uomo di Pechino]]'' ||giugno [[1977]] || Gino D'Antonio || [[Renato Polese]]
|''L'uomo di Pechino'' è ambientato nel [[1900]], in [[Cina]], nel corso della violenta [[Ribellione dei Boxer|rivolta dei "Boxer"]]. L'azione si svolge perlopiù nei dintorni di [[Pechino]].
|[[Rivolta dei Boxer]], 1900 Cina. L'azione si svolge tra [[Pechino]] e la baia di Tukon. Il protagonista Mister Regan, un ingegnere americano arrivato in Cina per portare il progresso ferroviario, si scontra subito con i rivoltosi che vanno a caccia dell'uomo bianco e di quello giallo convertito alla religione cristiana. Deve così fuggire subito verso Pechino insieme ad un colonnello dell'esercito inglese. Sulla via di l'ufficiale inglese viene ferito e Regan gli va incontro per salvarlo. Cercando disperatamente di fuggire agli assalitori, i due si rifugiano in casa di un ricco cinese, non ostile ai due occidentali né alle popolazioni povere in rivolta contro il colonizzatore bianco. In questo incontro si rivela la prima frazione tra i due mondi: l'uno, quello cinese, è l'antichissimo impero ormai in rovina, un regno di tradizione millenaria che sta ormai vivendo la sua inarrestabile decadenza, favorita dai saccheggi della classe dirigente e dalle mire dei governi occidentali; l'altro è il mondo occidentale, che si fonda sul progresso e sull'espansione della sua influenza, che è confidente nella sua superiorità e nella forza della sua tecnica. Sono due mondi che non riescono a parlarsi anche se subiscono una forte attrazione l'uno per l'altro; sono due mondi complementare, uno abbonda di tradizione l'altro di modernità. Questa loro complementarità, che potrebbe evolversi in collaborazione e crescita reciproca, devia sulla strada della violenza a cause di interessi e strumentalizzazioni dell'incontro culturale. Questa dinamica si manifesta nell'incontro tra Regan e il ricco cinese, quest'ultimo esprime la sua grande ammirazione verso il mondo occidentale ed è estremamente consapevole dei vantaggi che potrebbero nascere dalla loro collaborazione. Tuttavia Regan è sordo alle parole del ricco cinese e, forte del suo atteggiamento colonialista, lo aggredisce per proseguire la fuga. Questa risposta dell'americano farà decidere al cinese di partecipare alle rivolte dei Boxer. Sono due mondi sordi che non possono che finire in uno scontro violento. Questo scontro domina la seconda parte del fumetto, dove un gruppo di occidentali assediati a Pechino, tra cui Regan e il colonnello inglese, cerca con tutte le proprie forze di resistere agli attacchi dei rivoltosi. In questa fase lo scontro si estremizza, Regan e il cinese diventano nemici giurati, non c'è più comunicazione se non quella assordante delle bombe e quella sorda dei morti. Lo scontro annunciato tra Regan e il ricco cinese si concluderà con un duello dove entrambi troveranno la morte, proprio quando un piccolo barlume di comprensione dell'altro stava nascendo anche nell'americano. Tra questi due personaggi estremi nelle loro certezze, si colloca il colonnello inglese colui che potrebbe aprire un dialogo tra le due parti in lotta, ma che viene sopraffatto dalla rapidità degli eventi, dunque non può che limitarsi a guardare un mondo conosciuto e orami scomparso. Lo scioglimento della vicenda si ha con l'arrivo delle truppe alleate che dopo due mesi portano soccorso degli assediati, sconfiggendo i rivoltosi.
 
L'ingegnere americano Regan, accompagnato da un distinto capitano militare suo connazionale, sta per raggiungere la capitale: lavorerà infatti a una ferrovia locale, per conto di una ditta statunitense. Regan non nutre grande rispetto per i cinesi, e anzi ritiene che questi dovrebbero ringraziare - e non disprezzare - le numerose imprese straniere impiantate sul suolo cinese, visto che stanno traghettando un Paese arretrato verso la modernità; non di questo parere del capitano, il quale è di idee più concilianti. Il convoglio che li sta portando in città viene fermato dalle prime scintille dell'imminente rivolta portata avanti dai "Boxer", una società segreta di fanatici stanchi delle ingerenze straniere in Cina. Scesi dal treno, Regan e il capitano devono battersi con i rivoltosi per permettere al mezzo di ripartire, rimanendo appiedati e in territorio ostile.
 
Il capitano viene ferito da alcuni miliziani, ma i due trovano rifugio presso la dimora del ricco principe Ling: costui apprezza la cultura occidentale, ma tuttavia è fermamente convinto della bontà delle azioni dei Boxer, e si scontra verbalmente con Regan, che ritiene che la loro violenza non possa essere giustificata in alcun modo. Quando Ling, segretamente in contatto con i Boxer, rivela loro che questi hanno intenzione di prendere d'assalto le ambasciate internazionali a Pechino, Regan decide di non perdere tempo, e tenta una rocambolesca fuga dalla tenuta con il capitano, dopo aver tramortito il principe.
 
Nel corso del loro viaggio verso Pechino i due cercano di quietare gli episodi di violenza in cui si imbattono, e salvano anche una fanciulla protestante che stava per essere linciata dalla folla. I tre vengono recuperati da un'imbarcazione giapponese, che li porta in città. Qui Regan ha modo di avvertire le ambasciate, che tentano una disperata difesa contro i Boxer: questi ultimi sono infatti in segreto appoggiati dall'imperatrice [[Cixi]], la quale non fornisce loro apertamente appoggio, ma ha comunque aperto gli arsenali militari, permettendogli così di porre sotto assedio le legazioni.
 
I giorni successivi vedono Regan e i soldati americani giunti in soccorso delle ambasciate organizzare una resistenza, e occuparsi dei civili, spesso coinvolti loro malgrado negli attacchi dei Boxer. Nel corso di una notte relativamente tranquilla, Regan e un suo compagno cercano di penetrare nelle linee nemiche per mettere fuori gioco un cannone pesante che sta distruggendo gran parte delle abitazioni circostanti, per permettere poi alla retroguardia di penetrare nella zona e reprimere i Boxer. Giunto da solo nei pressi dell'arma, Regan scopre che Ling è passato dalle parole ai fatti, e sta aiutando in prima persona i rivoltosi. Regan fa saltare in aria il cannone, e dopo essersi scontrato con Ling riesce a metterlo K.O. e gettarlo nel fiume.
La bilancia della giustizia non pende da nessuna parte, avevano ragione i poveri cinesi a ribellarsi, come avevano ragione gli occidentali assediati a difendersi eroicamente fino alla fine. Oppure avevano entrambi torto! La simmetria di una comunicazione sorda non può che sfociare in una violenza indiscriminata.
 
Nelle lunghe settimane seguenti gli episodi di violenza aumentano sempre di più. Il climax della vicenda si ha quando Regan e il capitano, ormai ristabilitosi, incontrano per caso la giovane protestante che avevano salvato qualche tempo prima, la quale li conduce in casa sua: nella cantina si sentono ormai da giorni rumori sempre più forti, e la ragazza è preoccupata. Regan scopre che i Boxer stanno tentando di costruire una galleria per far saltare in aria l'isolato dal basso, e abbatte l'ormai fragile parete della cantina scoperchiando i rivoltosi che si nascondevano dietro. Fra di essi c'è, di nuovo, Ling: lui e Regan si scontrano, questa volta definitivamente, e si uccidono a vicenda, proprio mentre il capitano giunge con i rinforzi necessari per fermare i Boxer che stanno fuoriuscendo a frotte dalla galleria.
Saranno le truppe occidentali a sedare la rivolta dei Boxer, ma più tardi sarà la rivoluzione maoista a prendere il potere, fino ad arrivare all'oggi in cui l'economia capitalista ha sconfitto il potere precedente. È la storia di radicalizzazione di antagonismi che da Marco polo non vogliono più comunicare ma solo approfittare.
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|9||''[[L'uomo del Texas (Bonelli)|L'uomo del Texas]]'' ||settembre [[1977]] || [[Guido Nolitta]] || [[Aurelio Galleppini]]
|L'azione si svolge in [[Texas]], nel [[1887]], durante gli ultimi, sanguinosi giorni delle [[Guerre indiane|guerre indiane]].
 
Un gruppo di banditi assalta la banca della piccola cittadina di Little Creek. La rapina è un successo, ma durante la fuga questi vengono coinvolti in una breve sparatoria con le autorità locali, a seguito della quale sono costretti a dividersi. Si rincontrano poche ore dopo in un luogo sicuro per spartirsi il frutto della razzia: il denaro sottratto è tuttavia molto inferiore a quanto speravano, e pertanto uno di loro, Frank, uccide gli altri due per evitare di suddividere ulteriormente il già magro bottino, scaricando i loro cadaveri in un fiume.
 
In realtà uno dei due, Roy, un fuorilegge intelligente e tutto sommato di buon cuore, non è stato ucciso dai proiettili di Frank, e il suo corpo esanime trasportato dalla corrente viene recuperato più a valle da un distaccamento dell'esercito accampato nella zona. Con sua grande sorpresa, una volta risvegliatosi Roy scopre che il comandante del plotone è il suo vecchio amico Jerry. Costui è venuto a sapere che Roy è uno dei responsabili della rapina di Little Creek, e tuttavia in nome della loro amicizia non lo fa imprigionare e, anzi, gli concede di rimettersi, al sicuro nell'accampamento.
 
La convalescenza dura poco, e in breve Roy torna in forze. Giusto in tempo perché Jerry gli proponga di unirsi temporaneamente alla squadra, che sta dando la caccia alla tribù [[Cheyenne|cheyenne]] di Falco Nero, uno dei più pericolosi capi indiani della regione, che da anni depreda e mette a ferro e fuoco i villaggi della zona. Roy, che nutre un profondo rispetto per la cultura indiana, accetta, desideroso di vedere in azione uno degli ultimi pellerossa ancora in libertà.
 
Grande è però la rabbia di Jerry quando scopre che i cheyenne, affamati e stremati dal lungo inverno appena conclusosi, hanno intenzione di recarsi in un forte vicino per consegnarsi alle autorità ed evitare così future persecuzioni: dopo tanto sangue sparso, essi non meritano - sostiene Jerry - il perdono. Decide così, contro ogni buonsenso e umana pietà, di intercettarli e di sterminarli, come da programma. Roy cerca di opporsi a questo folle piano, ma viene messo K.O. dai fedelissimi soldati di Jerry, i quali seguono il loro comandante nella sua impresa. Quando Roy si risveglia, pochi minuti dopo, raggiunge a piedi il luogo dello scontro, e assiste atterrito alla carneficina ancora in atto: sperando di poter fermare l'insensato massacro, cerca nella confusione Jerry e lo uccide con un colpo al cuore. Ma i soldati, dopo essersi accorti dell'assassinio, lo sventrano in preda a furia omicida, e concludono l'opera.
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|10||''[[L'uomo delle Piramidipiramidi]]'' ||ottobre [[1977]] || [[Enric Siò]] || Enric Siò
|Siamo in [[Egitto]], fra [[Anni 1910|anni Dieci]] e [[Anni 1920|Venti]] del '900.
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Bobby Crane, giovane egittologo fresco di laurea, è al [[Il Cairo|Cairo]] per godersi una breve vacanza post-studi. Nel corso dei suoi vagabondaggi per la città si imbatte in Nancy, una bellissima fanciulla maltrattata dal suo amante geloso, un tipo losco di nome Adams: mentre sta assistendo all'ennesimo episodio di violenza fra i due, Bobby si intromette e mette Adams K.O. Scocca fatalmente la scintilla fra lui e la ragazza, la quale abbandona all'istante il vecchio fidanzato e decide di comune accordo di partire con Bobby per una spensierata e un po' folle settimana in giro fra le meraviglie dell'Egitto antico.
 
Durante il loro ultimo giorno insieme, nel corso di una visita alla [[Valle dei Re]] i due fanno una scoperta fortuita e sensazionale: una tomba risalente al [[Nuovo Regno]], inviolata, con il suo straordinario corredo ancora intatto. Bobby è sul punto di tornare al Cairo per riferire alle autorità del ritrovamento, quando Nancy lo tenta e lo convince a rubare la preziosissima maschera funeraria del faraone ivi seppellito: la rivenderanno nel mercato nero e con il ricavato potranno spassarsela insieme in giro per il mondo.
 
Nancy torna in città per mettere a punto i preparativi per la partenza, e Bobby, la notte seguente, trafuga il prezioso cimelio: nell'oscurità viene sorpreso da alcuni guardiani, ma il breve inseguimento lo vede uscire vittorioso, e ha così la possibilità di rincontrarsi con Nancy nel luogo stabilito. Una volta arrivato sul posto, tuttavia, ha una sorpresa: la ragazza è infatti accompagnata da Adams, con il quale si è riconciliata. I due tentano di sottrarre la maschera che Bobby porta con sé, ma questi sconfigge, di nuovo, il gangster in un corpo a corpo, e dice addio definitivamente a Nancy. Poi, ravvedutosi, si presenta alle autorità per denunciare la scoperta archeologica.
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|11||''[[L'uomo di Pskov]]'' ||novembre [[1977]] || [[Guido Crepax]] || Guido Crepax
|L'album è ambientato nelle campagne che circondano [[Pskov]]. Siamo nel settembre del [[1919]], anno durante il quale ancora infuria in [[Russia]] la [[guerra civile russa|guerra civile]], che vede fronteggiarsi l'[[Armata Rossa]] rivoluzionaria, comandata da [[Lev Trockij|Trockij]], e l'[[Armata Bianca]] controrivoluzionaria, appoggiata dalle potenze europee dell'[[Triplice Intesa|Intesa]] e guidata, fra gli altri, dal generale [[Nikolaj Nikolaevič Judenič|Judenič]].
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L'avanguardia dell'Armata Bianca sta liberando la strada al generale Judenič, il quale vuole raggiungere ed espugnare Mosca. Non sono molti, in realtà, i rivoluzionari che combattono nella zona di Pskov; e tuttavia il capitano del distaccamento, Laškevič, per non "fare brutta figura" quando Judenič arriverà, fa fucilare sommariamente molti dei contadini indifesi che abitano la zona. Il suo braccio destro, il giovane tenente Orlov, è sempre più perplesso di fronte alla violenza del suo superiore, ma ciononostante obbedisce puntualmente agli ordini che gli vengono impartiti.
 
A dir la verità alcuni sbandati dell'Armata Rossa sono effettivamente attivi nella zona. Li guida l'esperto Lev, il quale mostra a Laškevič di che pasta sono fatti lui e i suoi uomini quando fanno saltare in aria alcune mitragliatrici pesanti dei Bianchi nascoste nei dintorni, uccidendo anche i soldati di guardia. La reazione del capitano è ovviamente spietata, ma dal momento che gli assalitori sono nascosti, la rappresaglia guidata dall'insofferente Orlov ancora una volta colpisce i contadini più deboli. Gli uomini di Lev hanno trovato rifugio nel ben protetto casolare di due giovani donne simpatizzanti dei Rossi. Uno di loro, Osip, è però in segreto un agente dell'[[Ochrana]], la polizia zarista, e quando avvista due degli uomini di Laškevič si avvicina e mostra loro la posizione del rifugio. Lev scopre il doppio-gioco di Osip e gli spara, ma è troppo tardi.
 
In un ultimo, disperato tentativo di resistenza lui e i suoi uomini caricano contro i Bianchi, che hanno cinto il casolare d'assedio: ne massacrano molti, ma vengono tutti abbattuti. Dopo la battaglia Laškevič, mentre perquisisce il casolare, scopre le due donne che avevano prestato ai Rossi ospitalità e le fa portare all'aperto, ordinando a Orlov - del quale da tempo dubita la lealtà - di ucciderle sul posto. Per tutta risposta Orlov, con il volto impassibile, spara al suo capitano.
 
L'album si conclude con la sommaria esecuzione del sergente Aleksei Orlov, privato del rango e fucilato alla schiena da dieci soldati.
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|12||''[[L'uomo di Chicago]]'' ||dicembre [[1977]] || [[Alfredo Castelli]] || [[Giancarlo Alessandrini]]
|Le vicende si svolgono a [[Chicago]], nel [[1929]]. Sono gli ultimi anni del [[proibizionismo]], che ha visto un proliferare di attività illegali gestite da potenti gangster come [[Al Capone]] e [[Johnny Torrio]]. All'inazione delle forze dell'ordine, incapaci di far fronte alla violenza con cui i criminali gestiscono i propri affari, fa seguito la nascita di numerosi gruppi di ''[[Giustiziere (personaggio immaginario)|vigilantes]]'', che cercano di farsi giustizia da soli per proteggere sé stessi e i propri concittadini. Alfredo Castelli prende in esame uno dei più celebri gruppi di giustizieri, i Secret Six, la cui storia è tutt'oggi oscura e permette ampi margini di speculazione.
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La cantante Sugar Malone, il sicario Lefty, il divo hollywoodiano Herman, il pugile fallito Branigan e il falsario Henry sono cinque persone con l'armadio pieno di scheletri. Un misterioso individuo, che non hanno mai visto e del quale conoscono solo la voce, è al corrente di tutti i crimini di cui si sono macchiati in passato, e fa leva su questo per ricattarli e per obbligarli ad aiutarlo nella sua crociata contro il crimine organizzato di Chicago. Costui vuole infatti liberare la città dai gangster che la inquinano, e grazie alle indubbie doti dei suoi cinque collaboratori e alle sue notevoli capacità strategiche sta riuscendo a mettere i criminali gli uni contro gli altri, facendo sì che si distruggano a vicenda. I cinque ricattati, che si sono gettati il passato alle spalle e che vorrebbero cambiare vita, lo aiutano controvoglia, e aspettano solo l'occasione buona per sfuggire dalle sue grinfie.
 
L'ultimo obiettivo che il misterioso uomo propone loro, nel corso di una riunione nella sua villa, è il fosco Mabuse, un viscido ometto che grazie alla sua intelligenza sta scalando velocemente la scala gerarchica degli ambienti criminali. Mabuse non si macchia mai le mani in prima persona, e riesce ad eliminare i suoi obiettivi grazie ad incidenti e a stratagemmi apparentemente casuali. E così fa anche con Lefty ed Herman, una volta che scopre di essere sorvegliato dai Secret Six. Henry, Branigan e Sugar decidono quindi di giocare d'astuzia, e quando Mabuse si presenta nel locale dove la cantante lavora non si fanno trovare impreparati e cercano di accerchiarlo. Mabuse riesce tuttavia ad uccidere Branigan, non prima di essere ferito da Henry con un proiettile. Sugar e il falsario lo inseguono per mezza Chicago, finché non lo scorgono mentre sta entrando nella villa del loro misterioso capo per ucciderlo. Giunti nello studio, scoprono però che era proprio Mabuse a ricattarli. In fin di vita, costui spiega loro che nel corso della sua crociata si stava accorgendo di stare acquisendo troppo potere e di stare trasformandosi proprio in uno di quei criminali che tanto odiava: perciò aveva incaricato i suoi cinque sottoposti di dargli la caccia. E tuttavia, poiché in fin dei conti amava la vita, non aveva intenzione di arrendersi tanto facilmente.
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|13||''[[L'uomo di Tsushima]]'' ||gennaio [[1978]] || [[Bonvi]] || Bonvi
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|17||''[[L'uomo delle Paludipaludi]]'' ||settembre [[1978]] || Sergio Toppi || Sergio Toppi
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|19||''[[L'uomo delle nevi (fumetto)|L'uomo delle nevi]]'' ||novembre [[1978]] || Alfredo Castelli || [[Milo Manara]]
|Chi è l'uomo delle nevi, leggenda o verità? Molte sono state le spedizioni che si sono avventurate nel [[Himalaya]] e hanno fatto i conti con le credenze locali sul [[Yeti|Metch Kangmi]], l'abominevole uomo delle nevi, o meglio il ripugnante uomo delle nevi come vuole la lingua locale. Alto e peloso, piccolo e malvagio, tutti concordano che nella solitudine delle regioni himalayane esista una creatura che sfugga a ogni tassonomia delle scienze naturali, l'anello di congiunzione tra uomo e primati dicono alcuni.
 
La storia prende le mosse dalla spedizione sul tetto del mondo del 1921 dell'inglese [[Charles Howard-Bury|Howard-Bury]] interrotta per l'avvistamento di strane orme vicino all'accampamento che hanno terrorizzato i portatori sherpa. La notizia arriva al [[The Daily Telegraph|Daily Telegraph]], dove Tobey un reporter interessato alla spedizione comincia subito ad interessarsi alla questione. La storia giornalistica della spedizione interrotta a causa del misterioso Metch Kangmi è già scritta, ma una curiosità più profonda attira Tobey verso quelle terre solitarie. Alla ricerca di chiarezza sulla questione dell'uomo delle nevi Tobey parte per l'[[Himalaya]]. Durante la salita una tormenta di neve sorprende la spedizione, ed è in quel frangente che Tobey lo vede, il ripugnante uomo delle nevi, il reporter con tutte le forze prende la mira e spara, poi sviene. Tobey si risveglia in un monastero in preda alla febbre. Realtà e immaginazione si mischiano durante i deliri della febbre, è un momento importante della vita del reporter che ancora inconsapevole sta affrontando un passaggio: lui che era partito con lo scopo di districare le maglie della leggenda alla ricerca del vero, si ritrova in una dimensione un cui le categorie di realtà conosciute cambiano. Tobey, una volta guarito dalla febbre, tenta più volte di andarsene ma qualcosa sempre lo trattiene. Alla fine con molta forza, più fisica che di volontà, riesce ad abbandonare il monastero. Un partenza temporanea, ormai Tobey è entrato in contatto con la dimensione del monastero. Ferito da dei predoni viene ricondotto dai monaci e qui finalmente accetta la sua esistenza, accoglie in sé la realtà altra del mondo spirituale negli spazi più alti e solitari della terra. Tobey deciderà di difendere questo mondo sacro, rivelando al lettore la soluzione dell'enigma sull'esistenza del Metch Kangmi.
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|20||''[[L'uomo della Somalia]]'' ||febbraio [[1979]] || Hugo Pratt || Hugo Pratt
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|28||''[[L'uomo del grandeGrande Nord]]'' ||giugno [[1980]] || Hugo Pratt || Hugo Pratt
|Si svolge nel grande nord del [[Canada]], intorno al [[1920]]. Racconta di [[Jesuit Joe]], un personaggio complesso e imprevedibile, discendente di Luis Riel, capo della resistenza dei [[Meticcio|meticci]] indiani del Canada del 1880. Dopo aver indossato una divisa da ufficiale a cavallo trovata per caso, e aver salvato la vita a un neonato ostaggio di un fanatico indiano, Joe arriva al villaggio del lago Artillery alla ricerca della sorella, ma sulle sue tracce c'è il sergente Fox.
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|29||''[[L'uomo del Giappone]]'' ||ottobre [[1980]] || Robert Gigi || Robert Gigi