Élite (sociologia): differenze tra le versioni
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Spesso viene utilizzato per designare un ristretto sottogruppo di un sovraordinato [[Gruppo sociale|gruppo]] o categoria sociale, a tale sottogruppo viene attribuita una specifica o generica superiorità rispetto alla restante parte del [[Società (sociologia)|corpo sociale]] di riferimento<ref>Kaare Svalastoga, ''Elite and Social System'', Acta Sociologica, Vol. 12, No. 1 (1969), pp. 13-19.</ref>; il consenso a tale attribuzione può essere più o meno generale e, al limite, circoscritto agli stessi membri della ''élite''.
Benché il termine sia intrinsecamente elogiativo, quando è adoperato da coloro che non ne condividono l'attribuzione assume un connotato dispregiativo (esempio: le auto-nominate ''élite''); ma, nella sua fisiologia, la definizione è in rapporto con quella di legittimità del [[potere]] e con l'autorevolezza del suo esercizio<ref>Nell'antica [[Roma]], ad esempio, "il popolo accettava il sistema repubblicano come legittimo; senza questo consenso, esso non avrebbe potuto sopravvivere così a lungo. Pertanto, la politica romana non puo essere intesa correttamente senza comprendere come si ottenesse questo consenso - evitando di ritenere che l
Adoperato genericamente in un contesto [[cultura]]le o [[Politica|politico]], indica la ristretta cerchia di persone che vi ha un ruolo predominante rispetto al resto della popolazione<ref>Fabio Grassi Orsini, ''Classi dirigenti ed élite politiche nella storia d'Italia'', Ventunesimo Secolo, Vol. 8, No. 19, Classi dirigenti ed élite politiche nella storia d'Italia (Giugno 2009), pp. 11-30.</ref>.
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