Vincenzo Bellini: differenze tra le versioni

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[[File:Napoli - PalazzoConservatorioPietro a Maiella.jpg|thumb|Il "Real Collegio di musica" di San Sebastiano, a Napoli, dove studiò nella seconda parte della sua carriera accademica, era ubicato in via San Sebastiano, nei locali che oggi ospitano il Liceo classico Vittorio Emanuele II. Dal 1890, in epoca post-unitaria, l'istituzione prese il nome di "Regio conservatorio di musica", situato in via San Pietro a Majella. Attualmente ha assunto la denominazione di [[conservatorio di San Pietro a Majella|Conservatorio di musica ''San Pietro a Majella'']] di Napoli, che appare nella foto.]]
 
Nato a [[Catania]] il 3 novembre [[1801]] da Rosario Bellini e da Agata Ferlito in un [[Museo civico belliniano|appartamento in affitto]] di [[Palazzo Gravina Cruyllas]] in [[Piazza San Francesco d'Assisi (Catania)|Piazza San Francesco]], Vincenzo fu figlio e nipote d'arte: il nonno [[Vincenzo Tobia Nicola Bellini|Vincenzo Tobia Felice]], originario di [[Torricella Peligna]] e all'epoca noto compositore di musiche sacre, già attivo a [[Petralia Sottana]], fu scritturato da [[Ignazio Paternò Castello]] e pertanto si trasferì a Catania in via Santa Barbara.
 
Il piccolo Vincenzo dimostrò precocemente un interesse nei confronti della musica<ref>La biografia della sua infanzia ci è pervenuta da un testo dai toni agiografici scritto con ogni probabilità da parte di un suo parente, pertanto poco affidabile, resta tuttavia significativa la sua precoce produzione, come nel caso del ''Gallus Cantavit'' composta a sei anni, le ''Tantum Ergo'' per la [[Chiesa di San Biagio (Catania)|chiesa di San Biagio]] all'età di nove e il celebre ''La Farfalletta'' composta a dodici; cfr. {{Cita|Gioacchino Lanza Tomasi, ''Vincenzo Bellini'', § 3 "L'infanzia", Sellerio editore, Palermo 2001|pp. 18-21|Lanza Tomasi}}.</ref> e intorno all'età di 14 anni si trasferì a studiare dal nonno il quale ne intuì l'alta predisposizione verso la composizione. Intorno al [[1817]] la sua produzione si fa particolarmente intensa, per convincere il senato civico ad ottenere una borsa di studio per il perfezionamento da effettuarsi al [[Conservatorio di San Pietro a Majella|Real Collegio di Musica di San Sebastiano]], con una supplica datata al [[1818]].
 
Nel [[1819]] ottenne la borsa di 36 [[Oncia (moneta)|onze]] annue grazie all'interesse dell'intendente del [[Distretto di Catania|Vallo]], il duca di Sammartino. Partì da [[Messina]], ospite dello zio padrino Francesco Ferlito, il 14 giugno e giunse al [[porto di Napoli]] dopo cinque giorni di tempesta, scampando fortunosamente ad un naufragio.
 
A Napoli fu allievo di [[Giacomo Tritto]], ma conosciuto [[Nicola Antonio Zingarelli]] preferì seguire quest'altro, il quale lo indirizzò verso lo studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della [[scuola musicale napoletana]]<ref>Per le note biografiche vedi {{Cita libro |autore = [[Gioacchino Lanza Tomasi]] |titolo = Vincenzo Bellini |editore = Sellerio editore |città = Palermo |anno = 2001 |pp = 9-21 |isbn = 88-389-1740-X |cid = Lanza Tomasi}} E anche in {{Cita libro |autore = Salvatore Enrico Failla |titolo = Vincenzo Bellini - critica, storia, tradizione |editore = Maimone |città = Catania |anno = 1991 |isbn = 88-7751-056-0}}</ref>. Tra i banchi del conservatorio ebbe come condiscepoli [[Saverio Mercadante]] ed il musicista patriota [[Piero Maroncelli]], ma soprattutto conobbe il calabrese [[Francesco Florimo]], la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso.
 
In questo periodo Bellini compose [[musica sacra]], alcune sinfonie d'opera e alcune arie per [[canto|voce]] e [[orchestra]], tra cui la celebre ''[[Dolente immagine]]'' il cui testo è attribuito alla sua fiamma di allora, Maddalena Fumaroli, opera oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e [[pianoforte]].
 
Nel [[1825]] presentò al teatrino del conservatorio la sua prima opera, ''[[Adelson e Salvini]]'', come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con ''[[Bianca e Fernando]]'', andata in scena al [[Teatro San Carlo (Napoli)|teatro San Carlo]] di Napoli col titolo ritoccato in ''[[Bianca e Gernando]]'' per non mancare di rispetto al principe [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando di Borbone]].
 
L'anno seguente il celebre [[Domenico Barbaja]] commissionò a Bellini un'opera da rappresentare al [[Teatro alla Scala di Milano]]. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista.
[[File:Catania - Monumento a Vincenzo Bellini.jpg|thumb|left|Monumento a Bellini in [[piazza Stesicoro]], a [[Catania]], città natale del compositore]]
 
Sia ''[[Il pirata]]'' (1827) sia ''[[La straniera]]'' (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a [[Gioachino Rossini]] uno stile personale da cui prende la bellezza proprio quest'ultimo, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto al canto fiorito.
 
Meno fortuna ebbe nel 1829 ''[[Zaira (Bellini)|Zaira]]'', rappresentata a Parma per inaugurare il nuovo [[Teatro Ducale di Parma]] (oggi [[Teatro Regio di Parma]]) e la cui rappresentazione riscosse scarso successo. Lo stile di Bellini mal si adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il pubblico di Milano (''[[La sonnambula]]'', e ''[[Norma (opera)|Norma]]'', entrambe andate in scena nel 1831) e Parigi (''I puritani'' - 1835). In questo periodo compose anche due opere per il [[Teatro La Fenice]] di Venezia: ''[[I Capuleti e i Montecchi]]'' (1830), per i quali adattò parte della musica scritta per ''Zaira'', e la sfortunata ''[[Beatrice di Tenda (dramma)|Beatrice di Tenda]]'' (1833).
 
La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui [[Fryderyk Chopin]], e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Oltre ai ''[[I puritani|Puritani]]'', scritti in italiano per il [[Théâtre-Italien]], a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in [[lingua francese|francese]], dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'[[Opéra national de Paris|Opéra di Parigi]]. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno di 34 anni da un'[[amebiasi|infezione intestinale amebica]] probabilmente contratta all'inizio del 1830.
[[File:Catania BW 2012-10-06 11-55-16.jpg|thumb|La tomba di Bellini nel [[duomo di Catania]]|349x349px]]
[[File:Targabellini.jpg|thumb|La lapide che ricorda il soggiorno di Bellini a Moltrasio, sul [[Lago di Como]]]]
Bellini fu sepolto nel cimitero [[Père Lachaise]], dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a [[Luigi Cherubini|Cherubini]]. Il 23 ottobre [[1876]] la salma, traslata da Père Lachaise fu inumata nel [[duomo di Catania]] con una cerimonia descritta dall'amico compositore [[Francesco Florimo]].<ref>
 
{{Cita libro