Domiziano: differenze tra le versioni

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Riflessivo e dotato di spirito,<ref>Svetonio, 20</ref> sembra aver amato la cultura e le tradizioni greche: citava volentieri [[Omero]], fu nominato [[Arconte]] di [[Atene]] e concesse privilegi a [[Corinto]], istituì a Roma giochi ellenici a cui assisteva vestito alla greca ed era devoto soprattutto di [[Atena]]. Rinunciò a ogni attività letteraria<ref>Quintiliano, cit., X, I, 91: ''operibus in quae donato imperio juvenis secesserat''</ref> per dedicarsi interamente al governo, studiando gli atti amministrativi di [[Tiberio]].<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 20.</ref> Gli storici del tempo lo dipingono così orgoglioso da aver sempre pensato di aver meritato di governare più del padre e del fratello,<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 13.</ref> verso il quale avrebbe mostrato risentimento anche dopo la morte, criticandone gli atti e abolendo le feste in onore dell'anniversario della nascita.<ref name="Cassio Dione, LXVII, 2">Cassio Dione, LXVII, 2.</ref> Misantropo<ref name="Tacito, Agricola, 39">Tacito, ''Agricola'', 39.</ref> e collerico,<ref>Cassio Dione, LXVII, 1; Tacito, ''Agricola'', 42: ''Domitiani vero natura praeceps in iram''.</ref> era diffidente anche delle lodi ricevute: «s'irritava allo stesso modo con chi si mostrava cortigiano e con chi cortigiano non era: secondo lui, gli uni volevano lusingarlo, gli altri disprezzarlo».<ref name="Cassio Dione, LXVII, 4">Cassio Dione, LXVII, 4.</ref>
 
Domiziano fu accusato di mollezza,<ref>Cassio Dion, LXVII, 6; Tacito, ''Agricola'', 40.</ref> di non amare la vita militare<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 19.</ref> e di essere un dissoluto. La moglie Domizia lo tradì con Paride, un famoso [[pantomimo]] che egli fece uccidere per strada ma, dopo averla ripudiata, si riconciliò con lei.<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 3 e 13.</ref> Ebbe però numerose amanti, tra le quali la nipote [[Giulia (figlia di Tito)|Giulia]], figlia del fratello Tito e moglie di [[Tito Flavio Sabino (console 82)|Tito Flavio Sabino]]. Non nascose una così scandalosa relazione e si limitò a non volere figli da lei, imponendole più volte di abortire,<ref>Giovenale, II, 32.</ref> così che Giulia morì di aborto.<ref name="Svetonio, Domiziano, 22"/> Ebbe anche relazioni omosessuali, come del resto il fratello Tito:<ref>Cassio Dione, LXVII, 6.</ref> il suo amore per Flavio Earino, suo schiavo affrancato, fu celebrato da Stazio<ref>''Silvae'', III, 4.</ref> e Marziale.<ref>Marziale, IX, 11, 12, 13, 16, 17, 36.</ref> Questi suoi comportamenti erano in contraddizione con la sua conclamata volontà di restaurare gli antichi costumi e con la sua condotta di censore severo.
 
==== Rapporti con il Senato ====