Propaganda: differenze tra le versioni

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[[Benito Mussolini]] sosteneva che "in politica bastano tre centesimi di merce e novantasette di tamburo"<ref>Testimonianza di [[Ezio Riboldi]], in [http://avanti.senato.it/avanti/files/Avanti%201896-1993%20PDF/Avanti-Lotto2/CFI0422392_19640501_104.pdf#page=5 F. Sass., ''Un pellegrino massimalista'', L'Avanti!, 1° maggio 1964].</ref>
 
=== SociologiaAnalisi sociologica ===
{{Citazione|Il XX secolo è stato caratterizzato da tre sviluppi di grande importanza politica: la crescita della democrazia, la crescita del potere economico, e la crescita della propaganda per proteggere il potere economico dalla democrazia|Alex Carey, ''Taking the Risk out of Democracy: Corporate Propaganda versus Freedom and Liberty'', University of Illinois Press, 1997, p.19}}
 
La propaganda presuppone l'utilizzo della comunicazione per trasmettere un messaggio, un'idea o un'ideologia: il secondo Ottocento si pone quindi come un periodo storico sconvolgente per la propaganda e per il suo utilizzo nelle società moderne, perché questo non solo è il periodo della rivoluzione delle comunicazioni (telegrafo, ferrovia, mezzi di comunicazione di massa, ecc.), ma anche della rivoluzione del ruolo del “pubblico” nella società.
 
==== Contesto storico: allargamento della base politica e nascita delle società di massa ====
La [[Rivoluzione Francese]] e i [[Moti del '48]] hanno scosso la società europea rivelandosi come simboliche tappe di un lungo processo di rielaborazione della distribuzione del potere. I moti della prima metà dell'Ottocento ridefiniscono gli equilibri sociali, preparano il terreno per le successive agitazioni, e lasciano la società in preda agli squilibri. La [[borghesia]] elabora le teorie sui [[diritti naturali]] degli individui per giustificare la lotta con gli antichi regimi, ma una parte sempre più consistente delle popolazioni, che si andava versando dalle campagne alle città, se ne appropria generando un moto rivoluzionario che si estende per tutto l'Ottocento e oltre: nascita della [[Associazione internazionale dei lavoratori|Prima Internazionale]] (1864-1914), movimenti popolari, grandi [[Sciopero|scioperi]], crescita dei [[sindacato|sindacati]] e inserimento dei [[socialismo|partiti socialisti]] nel mondo politico.
 
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{{Citazione|Anche coloro le cui attitudini verso l'opinione pubblica nella politica non erano cambiate, si resero poi conto della necessità di imparare i meccanismi della persuasione pacifica attraverso la propaganda. Con un esteso diritto al voto e una popolazione in crescita, stava diventando ormai troppo costoso fare qualunque altra cosa. Se una volta i voti potevano essere comprati, adesso dovevano essere persuasi. I politici dovettero interessarsi alla propaganda.|T.H.Qualter, Opinion Control in the Democracies, (1985)}}
 
==== Fine XIX secolo: nascita della Psicologia[[psicologia]] delle folle (o delle masse) ====
I primi studi di psicologia delle folle sono una conseguenza degli sviluppi a cui andarono incontro le società dell'Occidente nel corso del XIX secolo, e non è un caso che vengano dalla Francia: sia lo psicologo sociale Gustave Le Bon che l'amico e collega Gabriel Tarde appartenevano a quella generazione di borghesia illuminata e stanca di lotte che aveva assistito alla Comune di Parigi (1870) e alla crescita politica del socialismo.
 
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Gli studi di Le Bon e Tarde arrivarono subito negli Stati Uniti, il cui ordine sociale era travagliato quanto quello europeo. Uno dei primi e maggiori sostenitori di Gustave Le Bon in America fu proprio il presidente [[Theodore Roosevelt]]: nel corso della sua presidenza (1901-1908) "teneva gli scritti del francese sempre a portata di mano", e fu dopo numerose insistenze del presidente che alla fine i due si incontrarono nel 1914.<ref>Stuart Ewen, ''PR. A Social History of Spin'', New York, Basic Book, 1996, p. 65. Ewen è direttore del "Department of Film and Media Studies" dell'Hunter College e insegna storia e sociologia alla City University di New York.</ref>
 
==== L'evoluzione dell'industria mediatica in [[Occidente]] ====
La [[stampa]] nel corso del [[XIX secolo]], ma soprattutto alla fine, era andata incontro a un'incredibile evoluzione, diventando un enorme mezzo [[Mass media|mass-mediatico]]. Nel corso dell'Ottocento, in Europa quanto in America, il giornale si trasforma da rivista per classi privilegiate a strumento di comunicazione di massa.
Negli [[Stati Uniti]] la ''prima rivoluzione della stampa'' iniziò nel [[1833]]: [[Benjamin Henry Day]] fonda il New York Sun, il primo esempio di penny press americana. La penny press è una stampa che si avvale delle più recenti scoperte tecnologiche (nella tipografia e nei trasporti) e dell'[[pubblicità|advertising]], per produrre più copie a un prezzo più basso, appunto 1 centesimo. Grazie allo sviluppo dell'alfabetizzazione e all'uso di nuove argomentazioni quali la cronaca violenta, le storie curiose e l'entertainment, questi media "protomoderni" riescono a catturare l'attenzione della massa in via di formazione. Nel giro di qualche anno la circolazione dei singoli quotidiani arriva alle decine di migliaia di copie.
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{{Citazione|C'era un tempo in cui quasi tutti quelli che volevano dire la propria, potevano permettersi di farlo [...] essenzialmente era un periodo salutare. Poi arrivò la crescita dei giornali delle grandi città e dei grandi editori [...] la stampa americana cambiò da vecchia a nuova, da un approccio parrocchiale, individualistico, a un più sofisticato approccio corporativo [...] la pubblicità divenne il primo metodo per l'acquisto e la vendita, e i giornali divennero i media.<ref>James Aronson, ''The Press'', p. 12. Aronson ha conseguito la laurea alla Columbia School of Journalism, ha poi lavorato per il New York Herald Tribune e il New York Times, ed è stato editore del Frontpage e fondatore del National.</ref>}}
 
==== Gli sviluppi della psicologia delle masse ai primi del Novecento ====
{{Citazione|[Oggi], una penna è sufficiente ad azionare milioni di lingue|Gabriel Tarde, 1901<ref>Gabriel Tarde, ''The Public and the Crowd'', in ''On Communications and Social Influence, Selected Papers'', Chicago 1969, p. 313.</ref>}} [[Robert Ezra Park]], uno dei maggiori [[sociologia|sociologi]] degli Stati Uniti, nel [[1904]] scrisse ''La folla e il pubblic''. Park portava [[Gustave Le Bon|Le Bon]] in America e, dopo aver affrontato il tema dello sviluppo dei media, notò come l'[[opinione pubblica]] stesse diventando sempre meno distinguibile dalla mente delle masse:
 
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{{Citazione|Le elezioni popolari possono funzionare nella misura in cui non vengano sollevate quelle questioni che permettono ai detentori della ricchezza e del potere industriale di fare pieno uso delle proprie possibilità. Se i ricchi di qualunque stato moderno pensano che valga la pena [...] di sottoscrivere un terzo dei propri introiti in fondi politici, nessun Corrupt Practices Act già inventato gli impedirà di spenderli. Se così faranno, c'è tanta di quella abilità da essere acquistata, e l'arte di utilizzare l'abilità per la produzione di emozioni e opinioni si è talmente sviluppata, che l'intera condizione dei contesti politici sarebbe destinata a cambiare nel futuro|Graham Wallas, 1909}}
 
==== La propaganda nella prima guerra mondiale ====
La [[prima guerra mondiale]] segnò un altro momento fondamentale nella storia della propaganda, un "salto quantico": le [[Napoleone Bonaparte|guerre napoleoniche]] avevano fatto da preludio alla guerra totale, ma è nel [[1914]] che questa diventa un "problema di ogni membro della popolazione"<ref>Tylor, p. 173.</ref>. L'opinione pubblica ha sempre giocato un ruolo fondamentale in qualunque scelta bellica, tanto nelle comunità neolitiche quanto ai tempi dell'assolutismo e in quelli odierni. Ma l'opinione pubblica del Novecento, per via delle evoluzioni demografiche, socio-economiche e politiche, aveva assunto una dimensione e un volume maggiori che in passato.
 
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C'era chi si accorgeva dei cambiamenti con spirito meno entusiasta, come [[Randolph Bourne]] che in ''War and Intellectuals'' del 1917, riferendosi al CPI, scrisse: "è stata un'esperienza amara assistere all'unanimità con cui gli intellettuali americani hanno fornito il proprio supporto all'uso di tecniche di guerra"; il progressismo che un tempo si appellava alla ragione adesso approccia la gente americana come se fosse composta di "masse tarde, troppo remote dai problemi del mondo per esserne coinvolte, troppo scarse d'intelletto per percepire il loro stesso pericolo"<ref>Randolph Bourne, ''War and Intellectuals'', New York 1965, p. 4.</ref>. Le tecniche della propaganda vennero codificate e applicate in maniera scientifica per la prima volta dal giornalista [[Walter Lippman]] e dal pubblicista statunitense [[Edward Bernays]] (nipote di [[Sigmund Freud]]) agli inizi del [[XX secolo]].
 
==== Propaganda e potere politico: Walter Lippmann e la "fabbrica del consenso" ====
Nel 1922 esce ''Public Opinion'' di [[Walter Lippmann]], dove viene coniato il famigerato concetto di "fabbrica del consenso": «Nella maggior parte dei casi noi non siamo soliti vedere e poi definire. Noi prima definiamo e poi vediamo. In quella gran [...] confusione che è il mondo esterno, noi siamo portati a riconoscere ciò che la nostra cultura ha già definito per noi, e tendiamo a percepire ciò che abbiamo riconosciuto nella forma stereotipata per noi dalla nostra cultura.
[...] Immaginiamo molte cose prima di averne avuto esperienza diretta. E questi preconcetti [...] governano profondamente l'intero processo di percezione» (pp.&nbsp;81, 90).
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Inoltre, continua Lippmann, «senza una qualche forma di censura, la propaganda nello stretto senso della parola non è attuabile. Per condurre una propaganda ci dev'essere una qualche forma di barriera tra il pubblico e gli eventi. L'accesso agli ambienti [dell'informazione] dev'essere limitato, così da evitare che qualcuno possa creare uno pseudo-ambiente da sé e ritenerlo giusto o desiderabile»<ref>Robert Steel, ''Walter Lippmann and the American Century'', NY 1980, pp. 42-43.</ref>
 
==== Edward Bernays e la nascita della scienza delle pubbliche relazioni ====
[[Edward Bernays]], "l'architetto delle moderne tecniche di propaganda” nonché padre della [[Pubbliche relazioni|Scienza delle Pubbliche Relazioni]] (Ewen, p.&nbsp;3), scrisse opere fondamentali per la storia della propaganda moderna quali ''Crystallizing Public Opinion'' e ''Propaganda'' (1923 e 1928):
 
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Bernays faceva sua la teoria dell'istinto già formulata da [[Wilfred Trotter|Trotter]]: «Gli individui e il gruppo sono guidati da un numero veramente basso di desideri, istinti ed emozioni fondamentali [...] Il sesso, l'istinto gregario, il desiderio di dirigere, gli istinti materni e paterni», argomenti sui quali l'esperto "può basare le sue proposte di vendita". Per arrivare al cuore del pubblico l'esperto deve abbandonare ogni tentativo di ragionare con esso, "le discussioni astratte e gli argomenti pesanti [...] non possono essere dati al pubblico se non previamente semplificati e drammatizzati"<ref>Bernays, ''Crystillizing Public Opinion'', pp. 170-171.</ref>
 
==== Propaganda come tipologia di comunicazione di marketing ====
 
Tra le 4 leve di [[marketing mix]] riveste particolare importanza la leva della comunicazione che, peraltro, risulta essere la leva maggiormente creativa e che ha lo scopo di rafforzare il posizionamento del cliente e di stimolare nuovi flussi di domanda. Tra le possibili comunicazioni di marketing vi è anche la ''propaganda''. Essa, affiancata dalla dinamica della [[pubblicità]], del [[direct marketing]], della [[sponsor|sponsorizzazione]], delle pubbliche relazioni e delle [[promozioni alle vendite]], fa si che le imprese orientino una tecnica di comunicazione efficace, allo scopo di aumentare le vendite. È sempre più diffusa, infatti, la tecnica della [[cross communication]] che prevede una forma mista di interventi a livello di comunicazione di marketing. Nell'ambito di questa comunicazione, per ''propaganda'', si intende l'intento di associare il nome (e il brand) dell'azienda a fenomeni di costume o di cronaca considerati positivi, ciò al fine di creare, nel percetto del cliente, un'associazione tra evento e realtà aziendale rafforzando, in tal modo, il posizionamento.