Il Popolo d'Italia: differenze tra le versioni
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Mussolini fu oggetto di critiche circa le sovvenzioni ed i finanziamenti ricevuti. Venne alla luce un finanziamento di mezzo milione di lire, utilizzato per il primo impianto del giornale. La somma fu procurata a Mussolini da [[Filippo Naldi]], giornalista (direttore del «[[Resto del Carlino]]» di Bologna) con numerosi agganci negli ambienti industriali genovesi e milanesi. Naldi svolse soprattutto un ruolo di mediazione.
Nel febbraio del [[1915]] l'Associazione dei giornalisti della Lombardia avviò un'indagine sull'accaduto per verificare se Mussolini, tra l'abbandono dell'«Avanti!» e la fondazione del Popolo, avesse tenuto un comportamento moralmente indegno. La commissione rilevò che i contratti stipulati da Mussolini con le Messaggerie e con l'A.I.P. erano regolari. La commissione decise di archiviare l'inchiesta<ref>{{cita web|url=http://www.larchivio.org/xoom/febbraio1915.htm|titolo=Relazione Commissione d'inchiesta |accesso=27/12/2014}}</ref>. In un successivo momento, ovvero tra maggio e giugno del [[1915]], forse grazie all'incontro politico avuto a Ginevra, Mussolini riuscì ad ottenere buone sovvenzioni dal governo francese e dai partiti socialisti di [[Francia]] e [[Belgio]], che intendevano favorire l'interventismo anche presso il mondo del lavoro italiano.<ref>{{cita libro | Antonino | De Francesco | Mito e storiografia della "grande rivoluzione" | 2006 | Guida | pag. 179}}</ref><ref>{{cita libro | Renzo | De Felice | Mussolini il rivoluzionario: 1883-1920| 1995 | Einaudi | pagg. 302-303}}</ref>▼
Quando ormai la vita del giornale viaggiava su binari sicuri, emerse una situazione che imbarazzò notevolmente Mussolini e Naldi. L'«Agenzia Italiana di Pubblicità» di Jona era stata tenuta all'oscuro dell'esistenza di contributi esteri notevolmente superiori a quelli raccolti sul territorio nazionale<ref>Paolo Campioli, ''Filippo Naldi, cit.'', capitolo 3, p. 34.</ref>. Quando si accorse di essere stato raggirato, fece causa a Naldi e a Mussolini<ref>Ma i tempi della giustizia furono lenti. Tre anni dopo Jona, caduto in depressione, si suicidò (22 marzo 1918). Il padre, Giacomo Jona, portò avanta la causa e in pochi mesi si arrivò alla sentenza, con la condanna a Naldi e Mussolini al risarcimento. Cfr. Paolo Campioli, ''Filippo Naldi, cit.'', capitolo 3, p. 71.</ref>. Nel resto del 1915 Naldi si concentrò sulla direzione del [[Resto del Carlino]], mentre Mussolini si arruolò volontario nell'Esercito<ref>Paolo Campioli, ''Filippo Naldi, cit.'', capitolo 3, p. 89.</ref>. ▼
Le indagini per individuare le fonti di finanziamento del giornale mussoliniano continuarono anche dopo il secondo dopoguerra; le documentazioni ritrovate testimoniano sia la provenienza che i finanziatori. Nel [[1917]] il [[Regno Unito]] finanziò il giornale: Mussolini prese l'impegno, per la somma di 100 sterline a settimana, di boicottare eventuali manifestazioni pacifiste in Italia.<ref>[http://chelseamia.corriere.it/2009/10/le_cento_sterline_che_mussolin.html CORRIERE DELLA SERA.it - Blog - Le cento sterline che Mussolini intascava dalla 'perfida Albione'. Dal blog Chelsea mia di Alessio Altichieri<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Oggi le documentazioni reperite attestano il versamento di contributi provenienti da industriali italiani interessati all'aumento delle spese militari per il desiderato ingresso in guerra dell'Italia; fra questi spiccano i nomi di [[Carlo Esterle]] ([[Edison]]), Emilio Bruzzone ("Società siderurgica di Savona" e "Società italiana per l'industria dello zucchero indigeno", di cui era membro più importante l'[[Eridania]]), [[Giovanni Agnelli (imprenditore 1866)|Giovanni Agnelli]] ([[Fiat]]), Pio Perrone ([[Ansaldo]]) e [[Emanuele Vittorio Parodi]] ([[Acciaierie di Terni|Acciaierie Odero]])<ref>{{DBI|nome = Carlo Esterle |nomeurl = carlo-esterle_%28Dizionario-Biografico%29|autore = Claudio Pavese|anno = 1993 |volume = XLIII|accesso = 6 marzo 2017|citazione = |cid = }}</ref><ref name=Falabrino121>Gian Luigi Falabrino, ''Pubblicità serva padrona'', Milano, Sole 24 Ore, 1989, pag. 121</ref>
▲In un successivo momento, ovvero tra maggio e giugno del [[1915]], forse grazie all'incontro politico avuto a Ginevra, Mussolini riuscì ad ottenere buone sovvenzioni dal governo francese e dai partiti socialisti di [[Francia]] e [[Belgio]], che intendevano favorire l'interventismo anche presso il mondo del lavoro italiano.<ref>{{cita libro | Antonino | De Francesco | Mito e storiografia della "grande rivoluzione" | 2006 | Guida | pag. 179}}</ref><ref>{{cita libro | Renzo | De Felice | Mussolini il rivoluzionario: 1883-1920| 1995 | Einaudi | pagg. 302-303}}</ref>
▲Quando ormai la vita del giornale viaggiava su binari sicuri, emerse una situazione che imbarazzò notevolmente Mussolini e Naldi. L'«Agenzia Italiana di Pubblicità» di Jona era stata tenuta all'oscuro dell'esistenza di contributi esteri notevolmente superiori a quelli raccolti sul territorio nazionale<ref>Paolo Campioli, ''Filippo Naldi, cit.'', capitolo 3, p. 34.</ref>. Quando si accorse di essere stato raggirato, fece causa a Naldi e a Mussolini<ref>Ma i tempi della giustizia furono lenti. Tre anni dopo Jona, caduto in depressione, si suicidò (1918). Il padre, Giacomo Jona, portò avanta la causa e in pochi mesi si arrivò alla sentenza, con la condanna a Naldi e Mussolini al risarcimento. Cfr. Paolo Campioli, ''Filippo Naldi, cit.'', capitolo 3, p. 71.</ref>. Nel resto del 1915 Naldi si concentrò sulla direzione del [[Resto del Carlino]], mentre Mussolini si arruolò volontario nell'Esercito<ref>Paolo Campioli, ''Filippo Naldi, cit.'', capitolo 3, p. 89.</ref>.
▲Le indagini per individuare le fonti di finanziamento del giornale mussoliniano continuarono anche dopo il secondo dopoguerra; le documentazioni ritrovate testimoniano sia la provenienza che i finanziatori. Nel [[1917]] il [[Regno Unito]] finanziò il giornale: Mussolini prese l'impegno, per la somma di 100 sterline a settimana, di boicottare eventuali manifestazioni pacifiste in Italia.<ref>[http://chelseamia.corriere.it/2009/10/le_cento_sterline_che_mussolin.html CORRIERE DELLA SERA.it - Blog - Le cento sterline che Mussolini intascava dalla 'perfida Albione'. Dal blog Chelsea mia di Alessio Altichieri<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Oggi le documentazioni reperite attestano il versamento di contributi provenienti da industriali italiani interessati all'aumento delle spese militari per il desiderato ingresso in guerra dell'Italia; fra questi spiccano i nomi di [[Carlo Esterle]] ([[Edison]]), Emilio Bruzzone (Società siderurgica di Savona e Società italiana per l'industria dello zucchero indigeno di cui era membro più importante l'[[Eridania]]), [[Giovanni Agnelli (imprenditore 1866)|Giovanni Agnelli]] ([[Fiat]]), Pio Perrone ([[Ansaldo]]) e [[Emanuele Vittorio Parodi]] ([[Acciaierie di Terni|Acciaierie Odero]])<ref>{{DBI|nome = Carlo Esterle |nomeurl = carlo-esterle_%28Dizionario-Biografico%29|autore = Claudio Pavese|anno = 1993 |volume = XLIII|accesso = 6 marzo 2017|citazione = |cid = }}</ref><ref name=Falabrino121>Gian Luigi Falabrino, ''Pubblicità serva padrona'', Milano, Sole 24 Ore, 1989, pag. 121</ref>..
==== Collaboratori e sostenitori (1914-1915) ====
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