Terremoto di Carlentini del 1990: differenze tra le versioni

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Il '''terremoto di Carlentini del 1990''', fu un evento sismico che si verificò alle ore 01:24 del 13 dicembre [[1990]] interessando un'ampia area della [[Sicilia]] sud-orientale<ref>{{cita web|url=http://www.ispro.it/site/content/1990-terremoto-di-carlentini-sicilia|editore=Ispro onLine|titolo=1990: terremoto di Carlentini, Sicilia|accesso=16-12-2009|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090408111528/http://www.ispro.it/site/content/1990-terremoto-di-carlentini-sicilia|dataarchivio=8 aprile 2009}}</ref>, approssimativamente quella del Val di Noto<ref name="lastampa">{{cita pubblicazione|titolo=Sicilia, un giorno di terrore. Nel terremoto 17 morti e 200 feriti|autore=Amante, Dragoni, La Licata|rivista=La Stampa|data=14 dicembre 1990|pp=1, 4, 5|numero=292|anno=124|}}</ref>. È anche noto come ''terremoto di Santa Lucia'' poichè si verificò in occasione della festività della [[Patrono|patrona]] di Siracusa, [[Santa Lucia]], che si celebra il 13 dicembre. Colpì maggiormente aree abitate in [[provincia di Siracusa]], [[provincia di Catania|Catania]] e [[provincia di Ragusa|Ragusa]].
 
== Descrizione ==
Noto anche come ''terremoto di Santa Lucia'' poichè si verificò in occasione della festività della [[Patrono|patrona]] di Siracusa, [[Santa Lucia]], che si celebra il 13 dicembre.
Il sisma fu stimato di VIII-VII grado della [[scala Mercalli]]<ref name="ispra"/> e la [[magnitudo momento]] di 5,7, con una durata di circa 45 secondi, cui seguìrono ulteriori cinque scosse più lievi all'1:33, 1:36, 1:50, 1:53 e 7:36<ref name="lastampa"/>. Un'ulteriore forte scossa avvenne il pomeriggio di domenica 16 dicembre 1990. L'epicentro venne stimato inizialmente nel golfo di Noto; ma successivamente l'Istituto Nazionale di Geofisica, indicò come epicentro l'area di [[Augusta (Italia)|Augusta]], tra la stazione di Brucoli e l'estrema periferia nord-est della città<ref name="ispra"/>.
 
Il sisma danneggiò anche le comunicazioni ferroviarie che furono interrotte sulla [[Ferrovia Messina-Siracusa|Catania-Siracusa]] e sulla [[Ferrovia Catania-Caltagirone-Gela|Catania-Caltagirone]]: rimasero fortemente lesionati gli edifici delle stazioni di [[stazione di Brucoli|Brucoli]] e di [[stazione di Scordia|Scordia]], altri solo danneggiati. Danneggiati edifici pubblici in varie località: a [[Mineo]], l'Ospedale, a [[Scordia]], il Municipio, a [[Calatabiano]] un ponte stradale <ref name="lastampa"/>.
Furono maggiormente colpite le aree abitate in [[provincia di Siracusa]], quali [[Augusta (Italia)|Augusta]], [[Melilli]], [[Sortino]], [[Carlentini]], [[Lentini]] e [[Francofonte]] e alcune della [[provincia di Catania]].
 
L'area interessata, ad alto rischio sismico, era stata già colpita nei secoli precedenti da catastrofici eventi sismici (in particolare [[Terremoto del Val di Noto|quello apocalittico del 1693]]).
 
== Le aree colpite ==
Secondo i primi dati dell'ufficio del prefetto Gomez y Paloma, commissario coordinatore del Dipartimento della Protezione civile, i centri abitati con più edifici inagibili risultavano Augusta, Lentini, Francofonte e [[Siracusa]] e [[Catania]], [[Scordia]] e [[Militello in Val di Catania|Militello]]. Le vittime furono tutte a Carlentini dove, in seguito al totale crollo di tre palazzine<ref name="ispra">{{cita web|url=http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/periodici-tecnici/memorie-descrittive-della-carta-geologica-ditalia/memdes_47_cron_siciliane.pdf|sito=isprambiente.gov.it|titolo=Cronistorie siciliane|autore=V. Catenacci|pp=261-263|accesso=18 maggio 2018}}</ref> persero la vita 17 persone; quelle ferite furono varie centinaia, delle quali circa 200 ricoverate negli ospedali<ref name="lastampa"/>. I maggiori danni agli edifici furono registrati ad Augusta, paradossalmente nelle costruzioni più recenti<ref name="ispra"/>. Per far fronte all'emergenza abitativa, nell'area delle dismesse [[Salina|saline]], vennero installati dei ''containers'' per 7.000 senzatetto.
 
Nel complesso furono 41 i comuni delle province di Siracusa, di Catania e di Ragusa che riportarono danneggiamenti più o meno consistenti<ref name="ispra"/>. Il terremoto coinvolse anche parte del patrimonio edilizio storico-artistico del [[Val di Noto]].
Secondo dati ufficiali del 3 gennaio 1990, gli edifici inagibili assommavano a {{formatnum:6103}} così ripartiti: {{formatnum:5133}} in provincia di Siracusa, 929 in provincia di Catania e 41 in provincia di Ragusa. I senzatetto complessivi erano stati censiti in {{formatnum:13217}}, così ripartiti: {{formatnum:11835}} in provincia di Siracusa, {{formatnum:1310}} in quella di Catania e 72 in quella di Ragusa<ref name="ispra"/>.
 
Il sisma fu stimato di VIII-VII grado della [[scala Mercalli]]<ref name="ispra"/> e la [[magnitudo momento]] di 5,7, con una durata di circa 45 secondi, cui seguìrono ulteriori cinque scosse più lievi all'1:33, 1:36, 1:50, 1:53 e 7:36<ref name="lastampa"/>. Un'ulteriore forte scossa avvenne il pomeriggio di domenica 16 dicembre 1990. L'epicentro venne stimato inizialmente nel golfo di Noto; successivamente l'Istituto Nazionale di Geofisica, indicò l'area di [[Augusta (Italia)|Augusta]], tra la stazione di Brucoli e l'estrema periferia nord-est della città<ref name="ispra"/>.
 
Il sisma danneggiò anche le comunicazioni ferroviarie che furono interrotte sulla [[Ferrovia Messina-Siracusa|Catania-Siracusa]] e sulla [[Ferrovia Catania-Caltagirone-Gela|Catania-Caltagirone]]: rimasero fortemente lesionati gli edifici delle stazioni di [[stazione di Brucoli|Brucoli]] e di [[stazione di Scordia|Scordia]], altri solo danneggiati. Danneggiati edifici pubblici in varie località: a [[Mineo]], l'Ospedale, a [[Scordia]], il Municipio, a [[Calatabiano]] un ponte stradale <ref name="lastampa"/>.
 
L'area interessata, ad alto rischio sismico, era stata già colpita nei secoli precedenti da catastrofici eventi sismici (in particolare [[Terremoto del Val di Noto|quello apocalittico del 1693]]).
 
== Operazioni di soccorso ==