Propaganda: differenze tra le versioni

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In parte propagandistiche furono le intenzioni e il significato della [[Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti]], un "capolavoro di propaganda razionale", volto a cristallizzare l'opinione pubblica nordamericana e giustificare la rivoluzione all'estero<ref>Childs, ''Propaganda''.</ref> (si pensi in tal caso al “divario” tra l'''idea'' di democrazia e uguaglianza, e la ''realtà effettiva'' di una classe dirigente eletta da una percentuale della popolazione che si aggirava intorno all'1,5% del totale).
 
In seguito all'estensione del diritto al voto e alle innovazioni tecnologiche nel campo delle comunicazioni, il [[XIX secolo]] ha assistito a "una costante crescita nel ruolo dell'[[opinione pubblica]], e nell'uso della propaganda da parte delle [[élite (sociologia)|élite]] governative per influenzarla"<ref>Così Philip M. Taylor (docente di Comunicazioni Internazionali dell'Università di [[Leeds]] e uno dei maggiori studiosi viventi di propaganda), nella sua ''History of Propaganda'', a p. 158.</ref>.
 
Ma anche dalla parte opposta, gli scritti di [[Karl Marx]] contengono, in parte, declinazioni propagandistiche della sua filosofia politica.
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Più delicata appare storicamente la questione della ''propaganda economica'', soprattutto nelle forme assunte a partire dalla fine del [[XIX secolo]].
Secondo alcuni studiosi la [[pubblicità]] è una sorta di propaganda economica, mentre secondo altri essa presuppone un beneficio anche per chi riceve il processo [[Persuasione (comunicazione)|persuasivo]], il che la dovrebbe distinguere dalla propaganda vera e propria, in cui il beneficio per il ricevente può crearsi solo accidentalmente.
Le [[pubbliche relazioni]] sembrano rientrare più chiaramente tra i rami della propaganda: ne sono una moderna forma evolutiva, riguardano specificatamente i rapporti tra un'organizzazione di grandi dimensioni e il pubblico moderno; possono anche essere considerate più semplicemente "un modo più carino" di chiamare la propaganda<ref>Taylor, p. 6.</ref>. I ''propagandisti'' cercano di cambiare il modo in cui la gente comprende una questione o una situazione, allo scopo di cambiarne le azioni o le aspettative, in un modo che sia quello auspicato dal gruppo di interesse. In questo senso, la propaganda serve come corollario alla [[censura]], nella quale lo stesso scopo viene raggiunto, non attraverso false informazioni, ma prevenendo la conoscenza di informazioni vere.
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Tra le tecniche di propaganda vi è la modifica di fotografie, allo scopo di modificare dettagli o aggiungere enfasi a quanto ritratto. <small>(Immagine istantanea di una [[Squadrismo|spedizione squadrista]] a Roma contro una sede socialista, nella ritoccata è evidente l'aggiunta di fogli da gettare nel [[falò]] le cui fiamme e volute di fumo sono ritoccate)</small>
}}
Numerose tecniche vengono usate per creare messaggi falsi ma persuasivi. In molte di queste tecniche si possono trovare anche [[Non sequitur (logica)|falle logiche]], in quanto i propagandisti usano argomenti che, anche se a volte [[Persuasione|convincenti]], non sono necessariamente validi.
 
Del tempo è stato speso per analizzare i mezzi con cui vengono trasmessi i messaggi propagandistici, e questo lavoro è importante, ma è chiaro che le strategie di disseminazione di informazioni diventano strategie di diffusione della propaganda solo quando sono accoppiate a ''messaggi propagandistici''. Identificare questi messaggi è un prerequisito necessario per studiare i metodi con cui questi vengono diffusi. Ecco perché è essenziale avere qualche conoscenza delle seguenti tecniche di produzione della propaganda:
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Gli studi di Le Bon e Tarde arrivarono subito negli Stati Uniti, il cui ordine sociale era travagliato quanto quello europeo. Uno dei primi e maggiori sostenitori di Gustave Le Bon in America fu proprio il presidente [[Theodore Roosevelt]]: nel corso della sua presidenza (1901-1908) "teneva gli scritti del francese sempre a portata di mano", e fu dopo numerose insistenze del presidente che alla fine i due si incontrarono nel 1914.<ref>Stuart Ewen, ''PR. A Social History of Spin'', New York, Basic Book, 1996, p. 65. Ewen è direttore del "Department of Film and Media Studies" dell'Hunter College e insegna storia e sociologia alla City University di New York.</ref>
 
=== L'evoluzione dell'industria mediatica in [[Occidente]] ===
La [[stampa]] nel corso del [[XIX secolo]], ma soprattutto alla fine, era andata incontro a un'incredibile evoluzione, diventando un enorme mezzo [[Mass media|mass-mediatico]]. Nel corso dell'Ottocento, in Europa quanto in America, il giornale si trasforma da rivista per classi privilegiate a strumento di comunicazione di massa.