Josef Radetzky: differenze tra le versioni

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Quando, il 18 marzo 1848, giunse a [[Milano]] notizia della rivoluzione di [[Vienna]] e [[Venezia]] dell'amministrazione civile restava a [[Milano]] solo il vice-governatore [[Moritz O'Donnel|O'Donnel]]. Questi fece alcune concessioni al podestà di [[Milano]] [[Gabrio Casati|Casati]]. Quando la cosa giunse all'orecchio del Radetzky, egli le disconobbe e mandò forte truppa a prendere il municipio (riuscendoci) ed arrestare la municipalità (fallendo). Dopodiché la popolazione scese in strada e cominciarono le [[Cinque giornate di Milano]].
 
Si potrebbe, quindi, affermare che il vecchio feldmaresciallo sostanzialmente provocò la rivolta. Non è possibile sapere cosa sarebbe successo se fosse stato più paziente. Da un punto di vista militare, forse, non aveva alternativa, come dimostra il parallelo caso di [[Cinque giornate di Como|Como]] ove una simile scelta costò al tenente-colonnello Braumüller (agli ordini di [[Giulio Cesare Strassoldo-Grafenberg|Giulio Cesare Strassoldo]], cognato di Radetzky) la cattura dell'intera guarnigione (2&#160;000 soldati in una città di 18&#160;000 abitanti)<ref>[[Gianfranco Miglio]] a cura di-, “Le cinque giornate del '48 in Como”, Società Storica Comense, Raccolta Storica-Volume Decimo, Como, [[1948]].</ref>. Ma sussiste anche il caso contrario di [[Mantova]], [[Brescia]], [[Verona]], [[Lodi]], [[Trento]] ove l'autorità austriaca permise la costituzione di una guardia civica, lasciò passare qualche giorno, disarmò i volontari e riprese il controllo della situazione. Nella fattispecie appare fondato affermare che Radetzky ritenne giunto il momento di dare una severa e memorabile lezione ai cattivi sudditi. Un'occasione che, probabilmente, attendeva da alcuni mesi. In ogni caso, commise un enorme errore di valutazione.
 
Egli contava sulla forte guarnigione ed i cannoni del castello. Ma i milanesi si dimostrarono assai più determinati e lo costrinsero, a ottantadue anni di età, ad abbandonare la [[Milano|capitale lombarda]] e prendere la strada del [[fortezze del Quadrilatero|Quadrilatero]]: «La carrozza di Radetzky era imbottita di paglia e altro, in modo che da lungi paresse un forgone». Cattaneo sintetizzò che la rivolta aveva potuto «togliere in poche ore ai vecchi generali … ogni coraggio<ref>Carlo Cattaneo, “Archivio trimestrale delle cose d'Italia - dall'avvenimento di Pio IX all'abbandono di Venezia - considerazioni sul 1848”, op. cit.</ref>.».
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Si trattava anche, quindi, di una famiglia con potenti interessi nel [[Regno Lombardo-Veneto|Lombardo-Veneto]] e non è affatto escluso che tali interessi abbiano avuto a che fare col richiamo del Radetzky dal suo ‘esilio' di [[Olomouc]], nel [[1831]]. In ogni caso il feldmaresciallo fece in modo di favorire gli interessi di famiglia, in particolare due dei fratelli di [[Franziska Romana Strassoldo-Grafenberg|Franziska]]: [[Giulio Cesare Strassoldo-Grafenberg|Giulio Cesare]] e [[Michele Strassoldo-Grafenberg|Michele]].
 
Il primo divenne maggiore-generale dell'esercito austriaco ed alla sua “Brigata Strassoldo”, nel [[1848]] basata a [[Saronno]], fu affidato il controllo di [[Monza]] e [[Como]] (con le dipendenza di quest'ultima: [[Lecco]] e [[Varese]]). Egli si vide catturare più della metà della truppa dai [[Cinque giornate di Como|comaschi]] rivoltati e, il 22 marzo, raggiungeva il cognato al [[Castello Sforzesco di Milano|castello di Milano]] con pochi residui drappelli<ref>[[Gianfranco Miglio]] a cura di-, “Le cinque giornate del '48 in Como”, op. cit.</ref>. Radetzky gli concesse, comunque, una seconda chance: giunse ad aggregare alla sua ricostituita “Brigata Strassoldo” il famoso [[5º reggimento ussari Radetzky]] e procurò che venisse insignito dell'Ordine Militare di [[Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa]], l'anno successivo. Parrebbe, comunque, che il cognato, da [[Verona]] in poi, si sia battuto con successo e valore<ref>United States Army Combined Arms Center, Command & General Staff College, "Austrian Main Army in Italy, Mid-July 1848", [Austrian Main Army in Italy, Mid-July 1848].</ref>.
 
Il secondo, invece, aveva debuttato da governatore di [[Rovigo]], ove aveva perso il controllo della città e la guarnigione, in gran parte italiana, era passata ai rivoltosi. In premio il cognato Radetzky lo fece nominare prima, il 25 ottobre [[1849]], capo della sezione militare del governatorato (quella civile fu affidata al conte [[Alberto Montecuccoli|Montecuccoli]]), poi, il 10 gennaio [[1851]], luogotenente della Lombardia (ovvero governatore civile della medesima, sotto la diretta autorità dell'augusto parente)<ref>Lombardia beni Culturali, "Il Regno Lombardo-Veneto (1815 - 1859)", [http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/storia/?unita=04.07].</ref>.