Papa Giovanni VIII: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: sintassi delle note a piè di pagina e modifiche minori
Riga 72:
 
==== La lotta contro i Saraceni ====
Roma e la campagna romana erano ancora esposte alle scorrerie dei [[Saraceni]]. Non era ancora stata dimenticato l'[[Incursione saracena contro Roma (846)|attacco dell'846]] durante il quale furono saccheggiate la [[Basilica di San Paolo fuori le mura]] e quella di [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro in Vaticano]], all'epoca fuorisituata anch'essa fuori dalle [[Mura aureliane|mura romane]]<ref>{{Cita|Rodolphus Fuldensis|p. 365}}:
{{Citazione|In questi tempi, giunti a Roma i Mori con l'esercito, poiché non potevano irrompere nella città, saccheggiarono la [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]].|3 = His temporibus Mauri Romam cum exercitu venientes, cum non possent urbem inrumpere, aecclesiam sancti Petri vastaverunt.|lingua = La|lingua2 = Ita}}</ref>, con la profanazione della tomba del primo degli Apostoli.
Fu proprio in seguito a quell'attacco che [[Papa Leone IV]] (847-855) aveva deciso la costruzione di una [[Mura leonine|cinta muraria]] a protezione del [[Colle Vaticano]]. Volendo prolungare e concludere l'opera del predecessore, Giovanni fece edificare intorno alla basilica di San Paolo un avamposto militare, chiamato "Giovannopoli" o "Giovannipoli"<ref>''Castellum S. Pauli vocatur Ioannipolim''... v. Bolla del 1074 di Gregorio VII di conferma dei beni del Monastero in ''Bullarium Casinense'', Todi 1670, vol. II, p.109.</ref>, e fece proteggere la zona circostante la fortezza di [[Ostia (città antica)|Ostia]]<ref name=":4">{{Cita|Rendina|p. 291}}</ref>.
 
A differenza però di Leone IV, che aveva ottenuto un aiuto finanziario dall'imperatore [[Carlo il Calvo]], papa Giovanni non ricevette alcun finanziamento o truppe. LInoltre l'autorità imperiale era troppo debole perché potesseper inviare un esercito a difenderedifese ladella [[Santa Sede]] e ldell'[[Italia meridionale]]. Neanche i vari feudatari italiani risposero alla sua richiesta. Nell'[[876]] i saraceni saccheggiarono la [[Sabina]] e la città di [[Velletri]], situata a soli 40&nbsp;km da Roma. InoltreSuccessivamente eressero una fortificazione vicino a [[Tivoli]] (a Saracinesco) e una a [[Ciciliano]] in Sabina<ref>{{cita web|url=http://www.maat.it/livello2/mediterraneo-2.htm|titolo=Mediterraneo. Da ''Centumcellae'' al Garigliano|accesso=2 giugno 2018}}</ref>. Infine insediarono una loro base permanente nel Sud Italia ad [[Agropoli]]. Le città di Napoli, Salerno, Amalfi, Capua e Gaeta si dichiarano alleate dei saraceni.
 
Giovanni decise allora di prendere in mano la situazione; nell'[[877]] convocò a Traetto<ref name=":2"/> (l'odierna [[Minturno]]) il [[duca di Napoli]] [[Sergio II di Napoli|Sergio II]], il principe di [[Salerno]], [[Guaiferio di Salerno|Guaiferio]], e i duchi Pulcario di [[Amalfi]], Landolfo di [[Capua]] e [[Docibile I di Gaeta|Docibile di Gaeta]], chiedendo loro di rompere immediatamentedefinitivamente l'alleanza con i saraceni. Solo Guaifiero e Pulcario accettarono. In particolare, Pulcario di Amalfi s'impegnò a rompere i patti stabiliti coi Saraceni e a inviare proprie navi a pattugliare le coste del [[Lazio]]. A tal fine papa Giovanni VIII gli consegnò 10.000 mancusi d'argento. Gli amalfitani, però, non ruppero coi Saraceni né inviarono le loro navi. Il papa fece istanza di riavere il suo denaro: a tal fine informò Guaiferio, poi scomunicò Pulcari e tutta la città di Amalfi. Minacciò infine di scomunica Atanasio di Napoli se non avesse rotto l'alleanza con gli arabi<ref>{cita web|url=http://www.larecherche.it/testo.asp?Id=620&Tabella=Saggio|titolo=La colonia saracena del Garigliano e la politica papale|accesso=2 giugno 2018}}</ref>.
 
Il duca di Napoli rifiutò, per non intaccare i forti legami commerciali con i Saraceni. [[Scomunica]]to quest'ultimo, con le forze che riuscì a raccogliere, papa Giovanni VIII si mise egli stesso alla testa di una flotta che, sempre nell'877, al largo di [[Circeo|Capo Circeo]], sconfisse una flotta musulmana, catturando 18 vascelli nemici e liberando 600 schiavi cristiani<ref name=":4" />. Giovanni poté quindi vendicarsi definitivamente di Sergio II di Napoli, incitando alla ribellione [[Atanasio II di Napoli|Atanasio]], il [[Arcidiocesi di Napoli|vescovo di Napoli]] e fratello del duca, che fece accecare Sergio e lo mandò a [[Roma]] presso il papa, che lo mise in carcere dove restò fino alla sua morte<ref name=":9" /><ref>{{cita|Giannone|p. 383}}{{citazione|Atanasio fa cavare gli occhi al duca Sergio suo fratello e lo presenta così al papa che dimostra di esserne molto contento.}}</ref><ref>{{cita|Mauri|p. 249}}{{citazione|Era Vescovo di Napoli in questi tempi Atanasio fratello di Sergio, che all'altro Atanasio suo zio era nella cattedra succeduto, il quale per far cosa grata al Papa conculcando tutte le leggi del sangue e della natura, portato anche dall'ambizione, imprigionò il proprio suo fratello e cavatigli gli occhi lo presentò al Papa in Roma: Giovanni gradi molto il dono, e fattolo rimanere a Roma, finì quivi miseramente la sua vita.}}</ref>. Osserva il [[Ferdinand Gregorovius|Gregorovius]] che «quel fratricidio commesso da un vescovo fu salutato da lui, pontefice, come un evento felice; all'assassino fu corrisposto il prezzo del suo crimine com'era nei patti, e inviata una lettera di congratulazioni. A tal segno le necessità del dominio terreno allontanavano il papa dalla sfera delle virtù apostoliche del sacerdozio, che con tale dominio è per ragioni morali assolutamente inconciliabile»<ref name=":Gre" />. Ma dopo la vittoria Guaiferio e Pulcario, ricevuto il compenso promesso dal papa, si sentirono slegati dal giuramento di fedeltà fatto al pontefice, come pure Atanasio, divenuto nel frattempo duca di Napoli, e ripresero a commerciare con i Saraceni i quali, tra l'altro, tenevano lontana dall'Italia la flotta dei Bizantini, un costante pericolo per l'autonomia degli Stati del Meridione. Morto nel frattempo Carlo il Calvo, che comunque nessun contributo aveva dato alla lega antisaracena, Giovanni fu costretto a comprare, nell'aprile dell'[[878]], una tregua con i [[musulmani]] al prezzo di 25.000 [[Mancuso (moneta)|mancusi]] d'argento annui, e solo così riuscì ad assicurarsi un periodo di pace<ref name=":1" /><ref name=":9" /><ref>{{Cita|Amari|p. 593}}</ref>. Osserva lo storico tedesco [[Franz Xaver Seppelt]], che «il pagamento del tributo … equivaleva ad una profonda umiliazione del papa, che poteva però dichiarare a buona ragione che era stato costretto ad un passo simile, poiché dei principi cristiani si erano apertamente schierati con i nemici di Cristo.»<ref name=":9" />