Falò: differenze tra le versioni

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Nell'ovest Milanese il fantoccio viene bruciato sul falò del 26 gennaio. La strega di paglia veniva portata in processione scherzosa per le contrade accompagnata dai ragazzini festanti poi posta alla cima della catasta di fascine e incendiato. La Gieoubia, così era chiamato il fantoccio, impersonava le privazioni dell'inverno che si sperava venissero bruciate e finite. Poco dopo si traevano auspici dai giorni della merla e successivamente veniva S. Biagio con la benedizione di dolci e poi l'offerta dei ceri alla chiesa, Candelora, 2 e 3 febbraio. Le braci dei falò erano poi poste negli scaldini degli anziani
 
Nel Nord-Ovest nel territorio delle [[Quattro province]] e specie in [[Val Trebbia]] si festeggia ancora oggi con la [[San Giuseppe#Fal.C3.B2 di Sansan Giuseppe|Festa di San Giuseppe]] ([[19 marzo]]) il rito serale del ''Falò'', che segna il passaggio dall'[[inverno]] alla [[primavera]]. Con il falò viene anche bruciato un fantoccio, la "vecchia", che simboleggia l'inverno. Il rito risale all'antico popolo dei [[Liguri]], in occasione del particolare momento astronomico dell'[[equinozio]], poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana [[Monachesimo irlandese|celtico-irlandese]] dei monaci di [[San Colombano]], giunti in epoca [[longobardi|longobarda]]. Un tempo in tutte le vallate ardevano migliaia di falò, che infiammavano di un tenue rossore le serate della zona. Oggigiorno. i falò ardono ancora nei centri comunali con piccole [[sagra (festa)|sagre]] e canti. A [[Bobbio]] la festa è una tradizione millenaria<ref>[http://www.comune.bobbio.pc.it/Leggi_Articolo.asp?IDArt=221 Comune di Bobbio - Articoli<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, infatti furono i monaci irlandesi dell'[[Abbazia di San Colombano]], fondata nel [[614]], a coniugare il rito pagano con quello cristiano (luce che sconfigge le tenebre). L'usanza dei Liguri di accendere grandi falò a partire dal solstizio d'inverno sino all'epifania ("giorno della nascita di Gesù") è sicuramente d'origine "pagana", consuetudine che ancora oggi si perpetua in molti Comuni dell'entroterra; es: Rocchetta Nervina, Dolceacqua, Airole ecc. Gli antichi Liguri vedevano il giorno e la luce del sole diminuire e la notte il buio aumentare, per esorcizzare l'avvenimento accendevano grandi falò, un rituale magico per suggerire al sole di donare nuova luce, calore e quindi nuova vita. il 25 dicembre era celebrato come il giorno della rinascita del sole e della natura, per questo vi era la tradizione dell'addobbo dell'albero con frutti e fiori, anche questo simbolo e propiziazione alla rinascita della natura, infine vi era la consuetudine rituale di fecondazione, spargendo sui campi la cenere dei falò.
 
In [[Liguria]], in particolare nel capoluogo e nello spezzino si accendono ancora oggi i tradizionali falò nel giorno di S. Giovanni Battista. Nello spezzino tale falò viene chiamato in dialetto locale ''battiston''.