Socialdemocrazia: differenze tra le versioni

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La situazione cambiò nel corso degli anni e la pubblicazione nel 1899 da parte di [[Eduard Bernstein]] de ''I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia'' diede inizio a una profonda revisione del pensiero marxista e l'abbandono della necessità della prospettiva rivoluzionaria. Il rifiuto della prospettiva rivoluzionaria, già prima della fine della [[grande guerra]], caratterizzò, probabilmente per primo, il [[Partito Socialdemocratico di Germania]], pur in presenza di distinguo tra il [[revisionismo]] di [[Eduard Bernstein]] ed il [[marxismo ortodosso]] di [[Karl Kautsky]]. Malgrado le divergenze, i socialisti riformisti e quelli rivoluzionari rimasero uniti fino allo scoppio della [[prima guerra mondiale]]. Il conflitto però, acuì le tensioni interne fino alla rottura definitiva.
 
I socialisti riformisti scelsero, infatti, di appoggiare i rispettivi governi nazionali in occasione dell'entrata in guerra<ref>Ernesto Ragionieri, [[Leo Valiani]], ''Socialdemocrazia austriaca e socialisti italiani nell'agosto del 1914'', Studi Storici, Anno 2, No. 1 (Jan. - Mar., 1961), pp. 100-104.</ref>, cosa che per i socialisti rivoluzionari significò un vero e proprio tradimento ai danni del [[proletariato]] (visto che si tradiva il principio secondo cui i proletari di tutti i paesi dovevano essere uniti nella loro lotta al capitalismo, non prendendo parte ai conflitti fra i governi "capitalisti"). Si ebbero perciò violenti scontri fra i due schieramenti, questa nuova posizione e la successiva [[Rivoluzione russa]] del 1917 portarono a una frattura all'interno del movimento socialista, con i socialdemocratici che abbandonarono i metodi rivoluzionari e i socialisti rivoluzionari marxisti che presero il nome di comunisti.
 
=== Il secondo dopoguerra ===