Organizzazione non a scopo di lucro: differenze tra le versioni

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La nozione ha cominciato a delinearsi nella seconda metà del [[XX secolo]], principalmente nei paesi economicamente più progrediti, insieme ad un'accresciuta attenzione sociale per le attività di [[solidarietà]], favorita sia dal miglioramento delle condizioni economiche generali, e per riflesso individuali, sia dalla diffusione dell'[[informazione]] che ha agevolato la conoscenza di particolari situazioni di disagio, bisogno, sofferenza di natura economica, sanitaria, sociale, politica o di altri tipi di contingenze anche a distanza.
 
Parallelamente una percezione di inadeguatezza dei sistemi di solidarietà sociale provveduti dai grandi stati nazionali o il riscontro dell'assenza o dell'impraticabilità di strumenti di assistenza e solidarietà in paesi meno fortunati ha indotto molti, in forma per lo più [[volontariato|volontaristica]], a perseguire operativamente obiettivi di soluzione, o più realisticamente di attenuazione, di situazioni di bisogno di altri individui o categorie o gruppi sociali diversi in genere dal proprio. Ciò ha dato luogo allo spontaneo e copioso proliferare di organizzazioni di natura originariamente privata che in genere perseguono obiettivi di solidarietà rivolti quando in patria a soddisfare bisogni di estrema specialità (ad esempio le numerose associazioni per l'assistenza aidi malatipersone diaffette da malattie rare) o quando all'estero al soddisfacimento di fabbisogni primari (ad esempio le altrettanto numerose organizzazioni per la fornitura di cibo e medicinali).
 
La rilevanza del fenomeno, la cui crescita è stata accelerata dall'attenzione prestata dagli organi di informazione, ha in breve tempo raggiunto proporzioni tali da costituire una realtà della quale anche gli [[ordinamento giuridico|ordinamenti giuridici]] hanno presto dovuto prender atto, anche e forse in primissima istanza, per poter consentire agevolazioni di natura [[fisco|fiscale]] a queste attività. In genere il sottoporre le organizzazioni ''non profit'' a regimi fiscali blandi, con ampie opportunità di [[esenzione fiscale|esenzione]], è vista con favore dall'[[opinione pubblica]] in ragione del solitamente elevato contenuto [[etica|etico]] degli obiettivi perseguiti, quantunque un simile consenso sia nettamente inferiore per il caso di organizzazioni perseguenti obiettivi a più marcata impronta giuridico-[[politica]].
 
In [[diritto]] il problema affrontato dalla dottrina si è fondamentalmente incentrato sulla corretta [[definizione]] dell'[[ente (diritto)|ente]] ''non profit''. Rispetto al tradizionale concetto di assenza di fini di [[lucro]], già in rodato uso ad esempio per alcune [[persona giuridica|persone giuridiche]] come la [[società cooperativa]] o l'[[associazione (diritto)|associazione]] (casi nei quali residua, legittimamente, un almeno indiretto interesse personale dei soci o comunque dei sodali), nell'accezione più comune in [[Italia]] la locuzione sottintende che l'organizzazione abbia finalità vocatamente solidaristiche, che non vi sia distribuzione di utili ai [[socio|soci]], che anzi qualsiasi utilità prodotta, anche nella forma di beni o servizi, sia destinata con carattere di esclusività in favore di terzi e che non svolga attività commerciali se non limitatamente ad azioni meramente strumentali al conseguimento degli scopi sociali.