Conglomerato (finanza): differenze tra le versioni

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Le conglomerate ebbero un forte sviluppo negli anni '60 in una fase di tassi di interesse particolarmente bassi e di [[Mercato rialzista e mercato ribassista|alti e bassi di mercato]], che permettevano di comprare le aziende nella fase ribassista con un ricorso al ''[[leveraged buyout]]''. Il ''[[Return on investment]]'' atteso era in crescita, cosa che si traduceva in un rialzo del prezzo delle azioni e del capitale di debito ottenibile sulla base di questi corsi azionari, innescando una [[Circolo virtuoso e circolo vizioso|reazione a catena]], che portò a una rapida crescita di questo tipo di gruppi.<br/>Non appena i tassi di interesse tornarono a crescere per bilanciare l'[[inflazione]], i profitti subirono una brusca caduta. il rallentamento della crescita spostò il razionale per l'acquisto di una società alla ricerca delle possibili sinergie in termini di [[efficienza allocativa|efficienza]]. Verso la fine degli anni '60, molte conglomerate furono costrette dalla nuova situazione economica a vendere le società da poco acquistate. All'approccio delle conglomerate, si sostituì verso la metà degli anni '70 quello della focalizzazione sulla [[competenza distintiva]] o ''[[Core business]]''.
 
I giapponesi hanno sviluppato negli anni '80 un modello di conglomerato, detto ''[[Keiretsu]]'', caratterizzato da partecipazioni incrociate fra le controllate della capogruppo e dalla presenza di una banca o [[società finanziaria interna]].
 
Un altro tipo di conglomerata basa la scelta dei settori in cui operare sempre su sinergie solamente di tipo finanziario e non di tipo organizzativo (proprie della diversificazione correlata o concentrica), ma che sono tese a [[Diversificazione (finanza)|diversificare il rischio]], investendo tipicamente in settori (finanziari e/o economici) inversamente correlati nel tempo (''in controfase''): il settore in utile cross-finanzia la perdita del settore inversamente correlato. In altre parole, le perdite di una divisione sono controbilanciate dagli utili di un'altra, garantendo un profitto più stabile nel tempo (minore rischio e volatilità), e talora anche un valore atteso di utile più alto rispetto a quello derivante dal possesso di una singola società.