Assedio di Roma (537-538): differenze tra le versioni

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Nel frattempo, in prossimità del [[solstizio d'estate]], Eutalio, partito da Costantinopoli con l'incarico di portare il soldo ai soldati imperiali in Italia, giunse a [[Terracina]]. Temendo di essere intercettato lungo la via dai Goti, perdendo così denaro e vita, scrisse a Belisario chiedendogli una scorta durante il viaggio di andata a Roma. Belisario accolse la sua richiesta scegliendo cento guerrieri di provato valore e aggiungendovi due lance della propria guardia personale, e ordinando loro di scortare Eutalio a Roma con il soldo destinato ai soldati. Belisario fece inoltre in modo che i Goti vivessero nella certezza di un imminente assalto con tutto l'esercito, in modo da renderli guardinghi e scongiurare una loro eventuale uscita in drappelli dai loro accampamenti, ad esempio per foraggiare. Informato inoltre che Eutalio sarebbe giunto verso sera, impose ai suoi soldati di rimanere armati alle porte nel corso della mattina, e, arrivato il pomeriggio, ordinò che rientrassero; i Goti fecero altrettanto, persuaso che la battaglia fosse stata rinviata al giorno successivo.<ref name=ProcII2>{{cita|Procopio|[[s:Istoria delle guerre gottiche/Libro secondo/Capo II|II, 2]]}}</ref>
 
Nel frattempo Belisario aveva inviato Martino e Valeriano con le loro truppe al Campo di Nerone, con l'incarico di tenere impegnati i nemici. Altri seicento guerrieri uscirono dalla Porta Pinciana sotto il comando del persiano Artasire, dell'unno Boca e del trace Cotila, assalendo l'accampamento nemico. Seguì uno scontro equilibrato, con pesanti perdite da ambedue le parti. Alla fine i Goti batterono in ritirata, incalzati da Cutila. Nel frattempo al Campo di Nerone l'esercito di Valeriano e Martino, messo alle strette dai Goti in netta superiorità numerica, fu rinforzato dall'arrivo dei soldati di Boca, che, non appena tornati dall'altra battaglia presso la Porta Pinciana, ricevettero l'ordine da parte di Belisario di accorrere in soccorso dell'esercito di Valeriano e Martino. I Goti furono messi in fuga, ma Boca, nell'incalzarli, fu circondato da dodici astati goti, subendo delle ferite ma salvandosi momentaneamente per l'intervento in suo soccorso di Valeriano e Martino, che misero in fuga il nemico. Essi tornarono entro le mura, portando entrambi per la briglia il cavallo di Boca. Nel corso della notte giunse Eutalio con il soldo destinato ai soldati.<ref name=ProcII2/> Si tentò nel frattempo di medicare i feriti, ma non si poté far niente per Cutila e Boca, che perirono in breve tempo (Boca dopo tre giorni di agonia) per le letali ferite ricevute nel corso della battaglia.<ref name=ProcII2/> Piccoli scontri fuori le mura di modesta rilevanza avvennero anche nei giorni successivi, e Procopio ne contò 77 nel corso dell'intero assedio (non comprese le ultime due).<ref name=ProcII2/>
 
Gli Ostrogoti, per impedire l'introduzione di derrate alimentari nella Città Eterna, avevano nel frattempo bloccato due acquedotti tra la [[Via Latina]] e la [[Via Appia]], ponendovi a guardia non meno di 7.000 guerrieri.<ref name=ProcII3>{{cita|Procopio|[[s:Istoria delle guerre gottiche/Libro secondo/Capo III|II, 3]]}}</ref> Il blocco all'Urbe esercitato dagli Ostrogoti per impedire l'introduzione di derrate in città per prenderla per fame fu efficace, e in prossimità del solstizio d'estate popolo e soldati soffrivano di fame e per la peste. Poiché i campi nel frattempo erano diventati maturi, alcuni soldati, a loro rischio e pericolo, avevano furtivamente mietuto le spighe e caricati i giumenti nel corso della notte, per poi venderle a caro prezzo agli opulenti cittadini, mentre i meno facoltosi furono costretti a cibarsi di erbe cresciute entro le mura; e alcuni vendevano salsicce prodotte usando le carni dei muli spentisi nell'Urbe. La popolazione, giunta agli stremi, implorò Belisario di porre fine alle loro sofferenze ingaggiando battaglia con il nemico, giurando che anche loro avrebbero preso le armi e sarebbero scesi in campo. Belisario rispose pregando la popolazione di pazientare ancora per qualche giorno, perché presto sarebbero giunti rinforzi dall'Imperatore Giustiniano nonché le tanto attese derrate alimentari.<ref name=ProcII3/>
 
''Il paragrafo deve essere completato con quello che avvenne nelle settimane successive.''