Spartaco: differenze tra le versioni
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== Primi anni ==
Si sa ben poco di preciso sulla sua giovinezza; è comunque certo che nacque in [[Tracia]]<ref>[[Plutarco]], ''Crasso''.</ref>, sulle rive del fiume [[Struma (fiume)|Strimone]] (l'odierno [[Struma (fiume)|fiume Struma]], in [[Bulgaria]]), tra il [[111 a.C.|111]] ed il [[109 a.C.]] circa, da una famiglia di nobili facente parte della tribù dei [[Maedi]]. Intraprese la professione di condottiero e fece parte dell'esercito Romano, con cui combatté in [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] . Secondo quanto riportato da [[Plutarco]], Spartaco era sposato con una sacerdotessa della sua tribù, dedita al culto di [[Dioniso]]. In verità, c'è anche chi afferma che, in realtà, Spartaco fosse il figlio di un proprietario terriero [[Campania (provincia romana)|campano]] che ottenne la cittadinanza romana subito dopo la conclusione della [[Guerra sociale|guerra italica]]<ref>le informazioni relative erano contenute nel ''Tabularium'' voluto da [[Lucio Cornelio Silla]], ma andarono perse prima che cominciasse la rivolta.</ref>.
''Spartacus'' non era il suo vero nome, bensì un soprannome, datogli molto probabilmente da [[Lentulo Batiato]], generato forse come latinizzazione di ''Sparadakos'' ("famoso per la sua lancia") o di ''Spartakos'' (che poteva forse indicare un particolare luogo della [[Tracia]] o il nome di un qualche leggendario sovrano della regione<ref>molti gladiatori, spesso, riproducevano personaggi storici.</ref>) o, ancora, come un possibile riferimento alla città-stato greca di [[Sparta]], la città guerriera per antonomasia nell'immaginario antico.<ref name=rivolta>[http://www.instoria.it/home/rivolta_spartaco.htm ''La rivolta di Spartaco''].</ref>
La ferrea disciplina romana che dovette sopportare all'interno della milizia lo convinse, alla fine, a disertare e a tentare la fuga. Come riportato da [[Appiano di Alessandria]]<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''[[Storia romana (Appiano)|Le guerre civili]]''</ref>, egli venne ben presto catturato, giudicato disertore e condannato, secondo la legge militare romana, alla riduzione in schiavitù, probabilmente insieme alla moglie (cosa non insolita). [[Appiano di Alessandria|Appiano]] riporta anche la teoria secondo la quale Spartaco non fu schiavizzato per diserzione, ma perché prigioniero di guerra in quanto alleato, con la sua tribù, di [[Mitridate VI del Ponto]].<ref name=rivolta/> La conoscenza delle tattiche legionarie romane dimostrata dal Trace nel corso della sua rivolta, però, ha fatto propendere gli storici per Spartaco come ex-legionario ausiliario.<ref name=rivolta/>
In seguito, intorno al [[75 a.C.]], fu destinato a fare il gladiatore; Spartaco, infatti, venne venduto a [[Lentulo Batiato]], un [[lanista]] che possedeva una scuola di gladiatori a [[Capua (antica)|Capua]].
A [[Capua (città antica)|Capua]], Spartaco fu obbligato a combattere all'interno dell'[[anfiteatro campano]] contro belve feroci e contro altri gladiatori, com'era in uso a quel tempo, per divertire popolo e aristocrazia.<ref name="rivolta" />
== La ribellione ==
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Il Senato romano inviò, in rapida successione, due pretori (prima [[Gaio Claudio Glabro]] e poi [[Publio Varinio]]) in [[Campania (provincia romana)|Campania]] con l'ordine di reprimere la rivolta. Glabro arruolò, letteralmente strada facendo, una legione raccogliticcia di 3.000 unità circa, composta da uomini inesperti e non addestrati. Essendo una spedizione di repressione di brigantaggio e cattura di schiavi fuggitivi non particolarmente "onorevole" dal punto di vista militare per i legionari, i quali non avrebbero neppure avuto la prospettiva di fare bottino di guerra (trattandosi in termini moderni di un'operazione di polizia militare interna), vennero arruolati per lo più uomini di basso livello.
Tra gli elementi che probabilmente polarizzarono attorno alla figura del condottiero trace i sentimenti di rivolta di moltissimi schiavi della penisola italica vi furono le modalità con le quali Spartaco e i suoi organizzarono la comunità: il bottino di ogni razzìa veniva redistribuito in parti rigorosamente uguali per tutti; all'interno della comunità era proibito per chiunque il possesso e la circolazione di oro e argento, che dovevano essere interamente scambiati con i mercanti per ottenere il ferro e il bronzo necessari a forgiare nuove armi; tutti gli schiavi fuggitivi e quelli liberati nel corso degli attacchi alle ville rustiche romane, che fossero donne, anziani o bambini, venivano accolti nella comunità e, nei limiti delle risorse disponibili sfamati, mentre a tutti gli uomini abili veniva fornito un addestramento militare. Queste modalità organizzative, e lo stesso fatto di aver cercato di organizzare una comunità di dimensioni considerevoli e composta da gruppi di etnìa eterogenea rendono perlomeno dubbio che il proposito di Spartaco e degli schiavi ribelli potesse essere puramente e semplicemente quello di fuggire dall'Italia per raggiungere le proprie terre d'origine. Per raggiungere questo scopo con maggiori probabilità di successo sarebbe stato con ogni evidenza più logico che gli schiavi si dividessero sin dall'inizio per esfiltrare dalla penisola alla spicciolata. Gli schiavi ribelli invece formarono un esercito che fu in grado di sconfiggere almeno nove volte gli eserciti romani inviati a reprimerli.
Il successo militare più eclatante ottenuto dai ribelli fu quello conseguito contro il pretore [[Publio Varinio]] e i suoi legati propretori, Furio e Cossinio: Spartaco non si limitò a sconfiggere i soldati, ma riuscì anche a impadronirsi dei cavalli, delle insegne delle legioni e dei [[fascio littorio|fasci littori del pretore]]. Da questa posizione egli riuscì a dominare su tutta la ricca provincia campana.
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Secondo alcuni storici, testimoni oculari delle sue imprese, Spartaco era alto, bello, intelligente, gentile e carismatico, divenuto grazie alle sue gesta un personaggio leggendario, un emblema dell'eroe idealista capace di lottare [[Titanismo|titanicamente]] in nome della libertà e di sconfiggere i più forti eserciti del mondo grazie allo slancio ideale più che alle armi. Già la sua ribellione viene citata dal poeta latino [[Claudiano]], quasi cinque secoli dopo i fatti, nel poema ''[[De bello Gothico]]'', accostando la debolezza dei Romani del [[V secolo]] alla ignominiosa sconfitta delle forze romane per opera dello schiavo Spartaco<ref>[[Claudio Claudiano]], ''De Bello Gothico'', 155-159.</ref>.
Gli storici antichi erano divisi sui reali obiettivi del Trace: taluni pensarono che volesse solo riconquistare la propria [[libertà]] e [[vendetta|vendicarsi]] delle angherie subite per mano dei Romani, mentre altri che volesse davvero muovere guerra alla [[Repubblica romana]] e
{{Citazione|La sera per passare il tempo stavo leggendo ''[[Storia romana (Appiano)|Le guerre civili romane]]'' di [[Appiano di Alessandria|Appiano]], nel suo originale testo greco. Un libro di gran valore. [...] Spartaco emerge come uno dei migliori protagonisti dell'intera storia antica. Un grande generale (
[[File:Spartaco a Rosarno graffito Torino via Valperga Caluso.jpg|thumb|''Spartaco a Rosarno'': graffito a Torino che collega la figura di Spartaco con gli [[Rosarno#Scontri di Rosarno|scontri di Rosarno del 2010]]]]
Il romanziere e garibaldino [[Raffaello Giovagnoli]] pubblica, nel [[1873]], il romanzo ''Spartaco'' come tributo all'eroismo garibaldino, e il romanzo stesso è stampato con una lettera di [[Garibaldi]] in prefazione, che si definisce un [[liberto]] e termina auspicando un futuro in cui non ci saranno né gladiatori né padroni.<ref>cfr pag 40 Maria Wyke ''Projecting the past: ancient Rome, cinema, and history'', Routledge, 1997.</ref> La sua figura ispirò romanzi, film, opere artistiche e alcune personalità politiche quali [[Rosa Luxemburg]] e [[Karl Liebknecht]] che nel [[1916|1919]] fondarono la [[Lega Spartachista|Lega di Spartaco]] e che vennero definiti appunto "spartachisti".
Un graphic novel italiano di 190 pagine scritto e illustrato da James Fantauzzi narra la biografia del gladiatore basandosi quasi completamente sulle fonti classiche<ref name=":0">{{Cita libro|autore=James Fantauzzi|titolo=Spartacus, l'eroe della libertà|anno=2012|editore=Phasar Editori|città=Roma|p=|pp=190|ISBN=978-88-6358-168-3}}</ref>. La [[società polisportiva]] russa [[Spartak Moskva]] (così come altre società sportive e stadi del [[blocco comunista]]) prende il nome dal gladiatore trace (Spartak è il nome in russo di Spartaco). Inoltre anche una stazione della [[metropolitana di Mosca]] è denominata [[Spartak (metropolitana di Mosca)|Spartak]].
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* ''[[Spartacus (serie televisiva)|Spartacus]]'', serie televisiva statunitense ([[2010]]-[[2013]]).
* ''[[Spartacus - Gli dei dell'arena]]'', miniserie televisiva statunitense, (prequel) ([[2011]]).
== Saggistica ==
* [[Aldo Schiavone]], ''Spartaco: le armi e l'uomo'', Torino, Einaudi, 2011.
* Mario Dogliani, ''Spartaco. La ribellione degli schiavi'', Milano, Dalai Editore, 2002.
* Theresa Urbainczyk, ''Spartaco'', Bologna, Il Mulino, 2015.
* [[Barry Strauss]], ''La guerra di Spartaco'', Roma-Bari, Laterza, 2009.
== Opere letterarie ==
* [[Howard Fast]], ''[[Spartacus (romanzo)|Spartacus]]'', 1951.
* [[Alessandro Manzoni]], ''[[Spartaco (tragedia)|Spartaco]]''.
* [[Ippolito Nievo]], Spartaco
* [[Steven Saylor]], ''[[Lo schiavo di Roma]]''.
* [[Arthur Koestler]], ''[[I gladiatori (romanzo)|I gladiatori]]'', 1939.
* James Fantauzzi, ''Spartacus, l'eroe della libertà''
* [[Giuseppe Bifolchi]], ''Spartaco, la rivolta che dura''
* [[Raffaello Giovagnoli]], ''Spartaco''
*[[Lewis Grassic Gibbon]], ''Spartacus, il gladiatore che sfidò l'impero, 1933.''
== Opere musicali ==
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