Armistizio di Cassibile: differenze tra le versioni

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Tristemente noto è l'episodio dell'imbarco nel [[porto di Ortona]]: poiché non c'era posto per tutti i componenti del numeroso seguito, molti di loro, pur essendo alti ufficiali delle Forze Armate, si gettarono inutilmente all'assalto della piccola [[corvetta]] "''Baionetta''", e una volta respinti a terra, colti dal panico, vestirono abiti borghesi e, abbandonando bagagli e uniformi per terra nel porto, si diedero alla macchia<ref>{{cita web|url=http://www.reumberto.it/bufera5.htm|titolo=testimonianza diretta}}</ref>.
 
Così, mentre avveniva il totale sbandamento delle forze armate, le armate tedesche della ''Wehrmacht'' e delle ''SS'' presenti in tutta la penisola poterono far scattare l'[[Operazione Achse]] (secondo i piani già predisposti sin dal 25 luglio dopo la destituzione di Mussolini) occupando tutti i centri nevralgici del territorio nell'Italia settentrionale e centrale, fino a [[Roma]], sbaragliando quasi ovunque l'esercito italiano: la maggior parte delle truppe fu fatta prigioniera e venne mandata nei [[Campo di internamento|campi di internamento]] in [[Germania]], mentre il resto andava allo sbando e tentava di rientrare al proprio domicilio. Di questi ultimi, chi per motivi ideologici, o per opportunità, si diede alla macchia andò a costituire i primi nuclei del movimento partigiano della [[resistenza italiana]].
[[File:Dopo la firma dell'armistizio 3 settembre 1943.jpg|sinistra|miniatura|350x350px|Cassibile (Siracusa), 3 settembre 1943. Dopo la firma dell'Armistizio fra l'Italia e le potenze alleate, posano per una foto nell'oliveto presso la tenda dove si è svolta la cerimonia. Da sinistra, il Brigadiere Generale inglese Kenneth Strong, il Generale italiano Giuseppe Castellano, il Generale statunitense Walter Bedell Smith (futuro direttore della CIA) e il diplomatico Franco Montanari, che aveva svolto le funzioni di traduttore e interprete per Castellano.]]
Nonostante alcuni straordinari episodi di valore in patria e su fronti esteri da parte del [[regio esercito italiano]] (tra i più celebri si ricordano quelli che si conclusero con l'[[eccidio di Cefalonia]] e con l'[[eccidio di Coo]], avvenuto dopo la [[Battaglia di Coo]]), quasi tutta la penisola cadde sotto la pronta occupazione tedesca e l'esercito venne disarmato, mentre l'intera impalcatura dello Stato cadde in sfacelo. Le Forze Armate italiane riuscirono a sconfiggere e mettere in fuga il nemico tedesco solo a Bari, in Sardegna e in Corsica (che era stata occupata dall'Italia). A Napoli, invece, fu la popolazione a mettere in fuga le truppe nazifasciste dopo una battaglia durata 4 giorni (episodio che sarebbe poi passato alla storia come le cosiddette ''[[quattro giornate di Napoli]]''). Una questione a parte si originò circa la [[mancata difesa di Roma]], che poté essere facilmente espugnata dai tedeschi.
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La [[Regia Marina]], che era ancorata nei porti da circa un anno per penuria di carburante, dovette [[Consegna della flotta italiana agli Alleati|consegnarsi nelle mani degli Alleati]] a [[Malta]] come prescritto nelle condizioni di armistizio. Successivamente, dopo la consegna, le navi maggiori furono internate nei [[laghi amari]] mentre il naviglio minore si unì alle flotte alleate per combattere contro il nuovo nemico. In seguito buona parte della flotta, in ottemperanza del trattato di Parigi del 1946, venne ceduta alle potenze vincitrici o demolita.
 
La sera dell'8 settembre, quando il [[Ministero della Marina|ministro della Marina]] [[Raffaele De Courten|De Courten]] annunciò alle basi di La Spezia e di Taranto [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|l'armistizio]] e l'ordine del re di salpare con tutte le navi per Malta, tra gli equipaggi si rischiò la rivolta e in quelle concitate ore c'era chi proponeva di lanciarsi in un ultimo disperato combattimento, chi di autoaffondarsi. Il [[contrammiraglio]] [[Giovanni Galati]], comandante del gruppo di incrociatori leggeri ''Luigi Cadorna'', ''Pompeo Magno'' e ''Scipione Africano'', rifiutò la resa e dichiarò che non avrebbe mai consegnato le navi ai britannici a Malta, mostrando l'intenzione di salpare per il Nord, o per cercare un'ultima battaglia, o per autoaffondare le navi. L'ammiraglio [[Bruto Brivonesi|Brivonesi]], suo superiore, dopo aver tentato invano di convincerlo a obbediire agli ordini del Re, al quale aveva prestato giuramento, lo fece mettere agli arresti in fortezza<ref name= UmbertoII >{{cita web|http://www.reumberto.it/bufera6.htm|I Savoia nella bufera |31-07-2009}}</ref>, insieme con Galati furono sbarcati il Capitano di vascello Baslini e il Tenente di vascello Adorni, che si erano rifiutati di consegnare agli alleati le navi al loro comando.<ref name=FM59>{{cita|Mattesini 2003|parte 1, p. 59}}.</ref>
 
De Courten nel pomeriggio telefonò a La Spezia all'ammiraglio Bergamini, ammettendo che l'armistizio era ormai imminente<ref name= Rocca >{{cita libro|cognome= Rocca|nome= Gianni|wkautore= Gianni Rocca|titolo= Fucilate gli ammiragli|annooriginale= 1987|data= |anno= |editore= Mondadori|città= Milano|pagine= 305 - 316}}</ref>; dovendo però andare al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], lasciò al suo vice, ammiraglio Sansonetti, ex compagno di corso di Bergamini, il compito di convincerlo. Bergamini, con riluttanza, accettò formalmente gli ordini lasciando gli ormeggi, ma De Courten nascose la clausola del disarmo che pure era tra le condizioni dell'armistizio così come alcune clausole del Promemoria Dick,<ref>il "Promemoria Dick" (Istruzioni per il trasferimento delle navi da guerra e mercantili italiane) redatto 4 settembre 1943 dal commodoro Roger Dick per il Comandante in Capo del Mediterraneo amm. Cunningham, elencava tutti i dettagli operativi di disarmo della flotta, previsti al punto 4. dell'armistizio breve. Al punto 7, il Promemoria Dick prevedeva: "''Riconoscimento: Tutte le navi da guerra durante il giorno dovranno alzare all'albero di maestra (o all'albero che hanno, per quelle che ne posseggono uno solo) un pennello nero o blu scuro, il più grande possibile. Grandi dischi neri potranno essere posti in coperta come segnale di riconoscimento per gli aerei. Qualora durante la notte fossero incontrate altre navi, per farsi riconoscere saranno accesi i fanali di via con luce attenuata e sarà trasmesso il segnale « G A''".</ref> allegato all'armistizio.<br />