Referendum abrogativi in Italia del 1993: differenze tra le versioni

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Con il referendum abrogativo di parte della «legge Jervolino-Vassalli» si chiedeva: l'abolizione delle norme (art. 76) che prevedevano sanzioni penali per l'uso personale delle sostanze illecite; l'abrogazione della cosiddetta dose media giornaliera, vale a dire del criterio meccanico (art. 75 e 78) che sanciva lo spartiacque fra l'uso personale e lo spaccio, e quindi fra la sanzione amministrativa e quella penale; l'abolizione delle norme (art. 2) che consentivano al ministro della sanità la facoltà di stabilire limiti e modalità nell'uso di farmaci sostitutivi e quelle (art. 120 e 121) che imponevano al medico di famiglia di comunicare al servizio pubblico per le tossicodipendenze il nome dei loro pazienti consumatori di sostanze proibite.
 
In merito a questo quesito fu scatenata una campagna referendaria piena di [[slogan bugiardi]], che condizionarono l'opinione pubblica. Fu più volte ripetuto che la legge mandava in galera i drogati, anche se si trattava di semplici consumatori: in realtà contro il semplice consumatore erano previste sanzioni amministrative, e solo in ultima istanza la detenzione (che veniva subito revocata se il drogato accettava di entrare in una comunità terapeutica)<ref name="MontanelliCervi">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di fango|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1993}}</ref>. Il problema, casomai, era quello riguardante lo scarso personale disponibile per seguire i tossicodipendenti, che venivano affidati a iniziative singole e strutture private, ma quando fu proposta l'assunzione di un certo numero di assistenti sociali, arrivarono obiezioni e risposte negative<ref name="MontanelliCervi" />. Il referendum sull'abolizione della legge «Jervolino-Vassalli» fu vinto dal «sì» con circa il 55% dei voti, ma nelle città più minacciate dal fenomeno della
tossicodipendenza prevalse il «no»<ref name="MontanelliCervi" />.
 
Il 18 e il 19 aprile l'elevato afflusso alle urne degli italiani (circa il 77%) e il successo di tutti gli otto quesiti costituiva una svolta di notevolissima importanza: con l'abrogazione della legge elettorale del Senato veniva doppiato il successo che si era avuto nel [[Referendum abrogativo del 1991|1991]] con il voto per la preferenza unica, rovesciando il principio proporzionalistico a favore di quello maggioritario<ref>"Per Mauro Calise la mobilitazione referendaria ebbe il merito di canalizzare la profonda sfiducia verso i tradizionali circuiti rappresentativi (''La Terza Repubblica'', Laterza, 2006)": [[Sofia Ventura]], [http://espresso.repubblica.it/palazzo/2018/07/10/news/cosi-la-sinistra-ha-aperto-la-strada-alla-destra-1.324719 ''Così la sinistra ha aperto la strada alla destra'', L'Espresso, 12 luglio 2018].</ref>. Alla vigilia del voto la maggior parte dei partiti si schierò per il maggioritario, mentre a favore del proporzionale rimasero [[Bettino Craxi]] (dimessosi da segretario del PSI due mesi prima del voto), il [[Partito della Rifondazione Comunista|PRC]], [[Movimento per la Democrazia - La Rete|La Rete]] (che inizialmente aveva partecipato alla raccolta di firme in favore del referendum)<ref name="MontanelliCervi" /> e il [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]]<ref>{{Cita libro|autore=Gianni Barbacetto|autore2=Peter Gomez|autore3=Marco Travaglio|titolo=Mani pulite. La vera storia|città=Roma|editore=Editori Riuniti|anno=2002}}</ref>.
 
Il «[[Mattarellum]]», la legge elettorale della Camera approvata dal Parlamento pochi mesi dopo il voto, veniva tuttavia aspramente criticata da Pannella e considerata un tradimento del risultato referendario, perché, spiegava il leader radicale, con «il mantenimento del 25% di quota proporzionale, il meccanismo dello scorporo che obbliga ciascun candidato dei collegi uninominali a collegarsi con liste di partito, i contrassegni partitici che riempiono le schede elettorali, gli elettori spinti a votare più per i simboli che per le persone, vanificano lo scopo del referendum»<ref>{{Cita news|autore=Mario Avagliano|url=http://www.radioradicale.it/exagora/pannella-il-regime-continua-al-posto-della-dc-ce-il-pds|titolo=Il regime continua, al posto della Dc c'è il Pds|pubblicazione=[[Giornale di Sicilia]]|data=27 luglio 1993|accesso=12 aprile 2007}}</ref>.