Attentato a Hitler del 20 luglio 1944: differenze tra le versioni

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=== La posizione di Rommel ===
Fin dai tempi della campagna del Nordafrica, Rommel si era sentito profondamente deluso dalle decisioni strategiche di Hitler. Ai suoi subalterni più fidati aveva proclamato che non si poteva vincere la guerra, che Hitler avrebbe dovuto fare largo ad altri capi militari e che le direttive di politica interna avrebbero dovuto seguire nuove direzioni<ref>{{cita|Fraser|p. 514}}.</ref>. Questo scoramento durò fino all'arrivo di Rommel in Francia, dove giunse alla convinzione di dover porre fine alla guerra, ma in una condizione militare che mettesse al riparo la Germania dal rischio di un conflitto prolungato su più fronti<ref>{{cita|Fraser|p. 515}}.</ref>. Il 15 maggio a [[Marly-le-Roi|Marly]], vicino a Parigi, [[Hans Speidel]] (elemento di punta della ramificazione occidentale del complotto) si incontrò con Rommel e von Stülpnagel con cui discusse su come terminare il conflitto ada occidente. La soluzione più pratica sarebbe stata quella di iniziare dei negoziati di pace segreti con gli Alleati, ma solo prima che questi avessero dato il via all'[[Sbarco in Normandia|invasione della Francia]]<ref name="Fraser 517"/>.
Ciononostante Rommel proseguì con impegno i preparativi per combattere l'invasione, e nonostante fosse a conoscenza, e fosse in linea con la necessità di firmare una pace con gli Alleati, fu tuttavia molto probabile che il dibattito tra Rommel, Speidel e von Stülpnagel si fosse mantenuto su scala largamente teorica. In questo caso l'idea di un coinvolgimento di Rommel è molto credibile, ma altrettanto credibile è il suo netto rifiuto di ogni idea di uccidere Hitler<ref>{{cita|Fraser|p. 519}}.</ref>.