La guerra è finita (film 1966): differenze tra le versioni

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|casa produzione = [[Sofracima]], [[Europa-Film]]
|casa distribuzione italiana = [[Cidis]]
|sceneggiatore = [[Jorge SemprunSemprún]]
|attori = *[[Yves Montand]]: Diego
*[[Ingrid Thulin]]: Marianne
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"La pazienza e l'ironia sono le virtù principali dei rivoluzionari"
 
Confrontandosi con la [[sceneggiatura]] di [[Jorge SemprunSemprún]], [[romanziere]] [[Spagna|spagnolo]] esule in [[Francia]], [[Alain Resnais]] conclude una "trilogia politica, di taglio fortemente umanistico"<ref>[[Goffredo Fofi]], "Alain Resnais" in "I grandi registi della storia del cinema", Donzelli editore, Roma,2008</ref> iniziata con [[Hiroshima mon amour]] e [[Muriel, il tempo di un ritorno]].
 
È presente nell'opera di '''Resnais''', un particolare rapporto di "rispettosa integrazione" <ref>[[Goffredo Fofi]], cit.;</ref> con gli autori, quasi sempre non molto famosi, dei soggetti dei suoi film. In questo caso, un [[Soggetto (cinema)|soggetto]] legato a reali esperienze di un esule politico, si traduce in un "grande rispetto del vero",<ref>[[Giovanni Grazzini]], "[[Il Corriere della sera]]", 30 marzo 1967</ref> in una "grande intelligenza e sensibilità...nella penetrazione psicologica del complesso protagonista",<ref name="Giovanni Grazzini, cit">[[Giovanni Grazzini]], cit.;</ref> nella rappresentazione di "una soggettività concreta, storicamente datata e riconoscibile",<ref>[[Adelio Ferrero]], "[[Cinema Nuovo]]" cit. in "Recensioni e saggi, 1956-1977, Edizioni Falsopiano, Alessandria, 2005</ref> in un racconto che ha "tutto il peso denso dei fatti e l'ansiosa illuminazione della poesia".<ref>[[Filippo Sacchi]]. "[[Il Corriere della sera]]", 5 febbraio 1967</ref>