Abd Allah I di Giordania: differenze tra le versioni

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L'atteggiamento discriminatorio con cui ʿAbd Allāh cominciò a trattare i suoi nuovi sudditi palestinesi, favorendo invece i beduini, a lui fedeli, dopo il [[1948]] gli procurò un odio crescente che sfociò nell'assassinio perpetrato ai suoi danni dal palestinese Mu{{unicode|ṣ|}}{{unicode|ṭ|}}afā Shukrī ʿUshā. Il re fu abbattuto così il 20 luglio [[1951]] da tre proiettili che lo colpirono al cranio e al torace, mentre usciva dalla [[Cupola della Roccia|Moschea di Omar]] di [[Gerusalemme]].
 
L'assassino era un sarto di Gerusalemme, militante di un'organizzazione (chiamata 'Squadra Araba Dinamite', [[Lingua araba|in arabo]] '''فرقة الديناميت العربية''', "Firqa al-dīnāmīt al-ʿarabiyya") che aveva partecipato a varie azioni dirette contro l'elemento ebraico. Il processo che fu imbastito subito vide sul banco degli imputati il [[colonnello|Col.]] ʿAbd Allah al-Tall, già Governatore militare della Città Santa, e il dott. Mūsā ʿAbd Allāh al-Ḥusaynī, cugino del [[MuftiMuftī]] [[Amin al-Husayni|Amīn al-Ḥusayni]], che si sospettò fosse dietro il complotto.
 
Il verdetto del tribunale portò alla condanna a morte di sei imputati - tra cui proprio Mūsā ʿAbd Allāh al-Ḥusaynī, nonché ʿUbayd ʿAkki e suo fratello Zakariyyā, commercianti di bestiame e ʿAbd al-Qādir Farḥāt (proprietario di un bar) e al proscioglimento di altri quattro imputati. Il col. al-Tall fu condannato in contumacia ma, insieme a Mūsā Aḥmad Ayyūbī, commerciante del settore alimentare, trovò rifugio in [[Egitto]].