Stadio Francesco Baracca: differenze tra le versioni

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Le prime misurazioni per delimitare il campo da gioco vennero condotte proprio con l'ausilio un ufficiale inglese, che per un malinteso le eseguì secondo le unità anglosassoni in luogo del [[sistema metrico decimale]]: la lunghezza del lato minore del rettangolo erboso, in luogo dei 100 metri pianificati, fu così stabilita in 100 [[iarde]] (91,5 metri), mentre quello maggiore passò dai 150 metri del progetto a 165. In tal modo la 300 Campi manteneva una fascia "più pregiata" cedendone una di minor valore.
 
La temperie italiana a soli vent'anni dalla [[breccia di Porta Pia]] rendeva però difficilmente proponibile che un'amministrazione ecclesiastica potesse cedere un bene a un'entità del giovane stato italiano: nel [[1893]] l'area fu pertanto ceduta alla locale famiglia Zajotti, che nel 1896 la girò alla Società Veneta di Sport <ref>[http://www.albumdivenezia.it/easyne2/Archivi/AlbumVE/Files/Associazioni/Panathlon/Autostoria.pdf 1984-2004 Vent'anni per lo sport nella città di Mestre]</ref>.
 
Le normative del tempo tuttavia non prevedevano che un terreno potesse avere destinazione d'uso a campo di calcio: si decise pertanto di accatastare l'area come [[ippodromo]]. A tale formalità non corrispose però mai un uso dell'area come pista per corse equine: la scelta fu dettata da mera praticità, giacché consentiva lo svolgimento [[in situ]] di qualsiasi manifestazione sportiva o circense, l'accesso anche alle signore ed aveva una tassazione fissa al 25% del biglietto d'ingresso (qualora vi fosse stato).