Anton Webern: differenze tra le versioni

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Lo stile della musica di Webern è cambiato nel tempo. Sua caratteristica sono le trame sonore filiformi in cui ogni nota assume un peso determinante; [[timbro (musica)|timbri]] scelti con rara sensibilità; uso di tecniche strumentali particolari (frullato, col legno, e simili); utilizzo sistematico di intervalli melodici molto ampi (frequenti sono settime maggiori e none minori); la brevità, come nelle ''Sei Bagatelle'' op. 9 per quartetto d'archi (1913), che durano circa tre minuti in tutto.
 
I primissimi lavori di Webern, ancora in stile tardo-romantico, non vennero né pubblicati né eseguiti durante tutta la vita dell'artista. Tra questi, il [[poema sinfonico]] ''Im Sommerwind'' (''Nel vento estivo, [[1904]]) e il ''Langsamer Satz'' (''Movimento lento'') per quartetto d'archi, del ([[1905]]).
 
La ''Passacaglia'' per orchestra (1908), come detto, segna la conclusione del periodo di apprendistato con [[Arnold Schönberg|Schönberg]]. Sotto l'aspetto [[armonia|armonico]], l'opera schiude un mondo nuovo, dagli orizzonti tonali molto larghi e dall'[[orchestrazione]] innovativa (anche e soprattutto dal punto di vista [[dinamica (musica)|dinamico]]: suono essenziale, già lontano dalle sontuosità ottocentesche). Tuttavia, la Passacaglia ha solo un vago legame con i lavori weberniani più maturi e oggi più noti. Un elemento tipico dell'opera è la sua stessa forma: la [[passacaglia]] è una forma che risale al [[XVII secolo]], e una caratteristica distintiva dei lavori seguenti di Webern fu l'uso di tecniche compositive tradizionali come il [[canone (musica)|canone]], la [[Sinfonia]], il trio d'archi e le [[variazione (musica)|variazioni]] pianistiche, inserite in un linguaggio più moderno e armonico. La serialità della Passacaglia op.1 non è ingabbiata nel suo schema ma si trova insieme a influenze mahleriane molto evidenti in un'orchestrazione che tende a svilupparsi come una "tastiera timbrica orchestrale"; l'ostinato viene sommerso per riprendere verso la diciannovesima variazione, a conferma di una percezione della struttura più nitida e meno matematica rispetto a Schoenberg.