Santorre di Santa Rosa: differenze tra le versioni

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Il 6 marzo [[1821]], durante la notte, Santorre e gli altri generali si riunirono nella biblioteca del principe, insieme allo stesso Carlo Alberto, per organizzare nei dettagli l'impresa che, secondo un accordo precedente, si sarebbe dovuta iniziare nel mese di febbraio: nel corso dell'incontro, Carlo Alberto mostrò alcuni tentennamenti, soprattutto sulla loro intenzione di dichiarare guerra all'[[Impero d'Austria|Austria]], che portarono Santorre ad avere qualche dubbio sul principe e sulle sue vere intenzioni. Tuttavia Carlo Alberto lasciò intendere il suo appoggio<ref>Una questione mai risolta dalla storiografia è proprio quella relativa alle precise parole di Carlo Alberto: nelle rispettive memorie, i congiurati parlarono di un'adesione esplicita; Carlo Alberto invece, tra l'altro impegnato a riabilitarsi agli occhi del nuovo re di Sardegna Carlo Felice, negò ogni suo appoggio, e anzi arrivò ad affermare di essersi opposto indignato al progetto.</ref>, e per questo motivo Santorre e i suoi associati fecero pervenire il messaggio di prossimo inizio della rivolta ai reparti militari di [[Alessandria]], che, il 10 marzo, diedero inizio all'insurrezione, seguiti subito dopo dai presidi di [[Vercelli]] e [[Torino]]. In quell'occasione fu emesso da parte dei generali insorti il famoso ''Pronunciamento'', un proclama con il quale si decise l'adozione di una [[costituzione]], improntata su quella [[Spagna|spagnola]] di [[Cadice]] del [[1812]], che prevedeva maggiori diritti per il popolo piemontese e una riduzione del potere del sovrano<ref>Fu soltanto negli ultimi giorni prima della rivolta che Santa Rosa riuscì a far accettare alle parti estremiste della sua coalizione il modello spagnolo di costituzione, dal momento che i radicali preferivano di gran lunga quella francese del [[1791]].</ref>. Ma il re, piuttosto che concedere il documento, preferì [[abdicazione|abdicare]] in favore del fratello [[Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice]], allora assente dal Piemonte. La reggenza fu affidata al principe Carlo Alberto che, assunto l'incarico, concesse la Costituzione e nominò Santorre di Santarosa [[ministro]] della guerra del [[governo]] provvisorio.
 
==== Crisi del governo costituzionale e tradimentofine deldella rerivolta ====
 
Nel frattempo, il movimento di ribellione aveva portato alla ribalta [[Michele Gastone]] e [[Carlo Bianco di Saint Jorioz]], più legati alla dottrina radicale di [[Filippo Buonarroti]] che a quella moderata che aveva ispirato la rivolta. Questo fatto contribuì a creare le prime crepe al debole governo costituzionale creato dal reggente e da Santorre: quest'ultimo, pur resosi conto della crisi, non abbandonò la situazione, rimanendo fedele ai compagni e sperando che tali difficoltà potessero essere risolte. Ma quando sembrava che si fosse giunti a un accordo, venne meno l'appoggio del reggente che, sfiduciato il 16 marzo dal rientrante Carlo Felice, si distaccò da Santa Rosa e dagli altri insorti.