Offensiva Ostrogožsk-Rossoš': differenze tra le versioni

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==La drammatica ritirata degli Alpini==
{{vedi anche|Campagna italiana di Russia|Seconda battaglia difensiva del Don}}
Una massa enorme di circa 70.000 uomini si mosse nel disordine e nella disorganizzazione; nulla era stato preparato per una ritirata metodica e quindi i mezzi e le artiglierie furono abbandonate sul posto, le comunicazioni con il comando dell'ARMIR saltarono subito, gli unici mezzi di sfondamento disponibili erano quattro cannoni d'assalto tedeschi [[StuG III]]. Alla enorme colonna composta dalle tre divisioni alpine e dalla divisione ''Vicenza'', si unirono lungo la strada circa 10.000 tedeschi (i resti del 24º Panzerkorps) e tra 2.000 e 7.000 truppe ungheresi sbandate provenienti da nord che cercavano di sfuggire alla prigionia<ref>{{Cita|Bocca 1997| p. 453|Bocca1997}}; {{Cita|Schlemmer 2009| pp. 140-141 e 240|Schlemmer2009}}</ref>.
 
Fin dall'inizio il coraggio e la resistenza di alcun reparti alpini, con l'aiuto di alcuni elementi tedeschi motorizzati, costituirono l'unico baluardo di questa interminabile colonna appiedata nella neve. Da Podgornoe le truppe della ''Tridentina'' confluirono inizialmente su [[Postojali]], mentre la ''Julia'' e la ''Cuneense'' venivano intercettate a [[Novo-postojalovska]], dove subirono gravi perdite prima di poter proseguire. I sovietici, in realtà, impiegarono contro le colonne in ritirata solo una piccola parte delle loro forze e, forse sottovalutando la tenacia degli alpini, si concentrarono invece nell'avanzata in profondità con le colonne corazzate spinte verso ovest. Grazie anche a questo errore dei russi, la colonna in ritirata prosegui la sua penosa marcia, continuamente falcidiata dagli attacchi di disturbo, dalla spossatezza generale, dalla mancanza di rifornimenti e dall'inclemenza del clima invernale della steppa<ref>{{Cita|Schlemmer 2009| pp. 236-237|Schlemmer2009}}; {{Cita|Rochat 2005| pp. 392-393|Rochat2005}}</ref>.