Ducato di Lucca: differenze tra le versioni

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|ultimo capo di stato = [[Carlo II di Parma|Carlo I di Borbone]]
|stato successivo = [[File:Flag of the Grand Duchy of Tuscany (1840).svg|20px|border]] [[Granducato di Toscana]]
|evento finale = Trattato con Granducato di Toscana, Ducato di Modena e Reggio e Ducato di Parma e Piacenza e successiva abdicazione del Duca Carlo Lodovico
|Area geografica = [[Garfagnana]], [[Versilia]]
|territorio originale =
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Il giovane Duca decise di intraprendere una politica basata sul miglioramento delle vie di comunicazione e sull'incremento della formazione superiore. Come già la madre ebbe a cuore lo sviluppo della città di Viareggio e del suo porto. Emerse in questi anni la figura dell'architetto [[Lorenzo Nottolini]] che interpretò le volontà dei regnanti in modo da conferire alla città e al suo territorio molto del suo attuale carattere. Carlo Lodovico di Borbone promosse [[Bagni di Lucca]] non solo come centro termale, ma anche come ritrovo dell'aristocrazia e dell'alta borghesia di tutta [[Europa]]. Fu proprio in questo periodo che nacque il Casinò dei giochi di Bagni di Lucca, uno dei primi [[casinò]] europei. Dal punto di vista politico, almeno fino al 1835, il monarca mostrò una certa apertura, tanto da permettere a molti liberali altrove perseguitati di rifugiarsi nel Ducato. Anche in materia religiosa Carlo Lodovico mostrò notevole disinvoltura. Tra le altre cose autorizzò la costruzione, a Bagni di Lucca, di una chiesa protestante anglicana. Questo lo portò ad uno scontro con l'Arcivescovo e la Santa Sede che si risolse dando all'edificio, progettato da [[Giuseppe Pardini]], l'aspetto di un palazzo. In un certo periodo si vociferò di una segreta conversione del Duca al protestantesimo, cosa scandalosissima per un Borbone. La tesi di una segreta conversione del Duca di Lucca è oggi accettata dalla gran parte degli storici. Il Duca però spendeva cifre ben superiori all'assegno personale che gli era conferito in virtù degli accordi internazionali che istituirono il ducato. La grave condizione delle finanze del regnante finì per mettere in crisi l'equilibrio interno dello Stato.<ref>Lucarelli, pp. 42-47</ref>
 
Nel [[1847]] la situazione si aggravò ulteriormente. Nello Stato di Lucca le forze liberali moderate iniziarono a fare al Duca pressanti richieste di riforme. Nel mese di settembre Carlo Lodovico fu costretto a concedere la libertà di stampa e la guardia civica. Subito dopo il monarca fuggì a Massa (città del Ducato di Modena e Reggio). In realtà erano già in corso trattative segrete con i governi del Duca di Modena e Reggio e del Granduca di Toscana; questo portò ad un accordo con il quale Carlo Lodovico rinunciava al trono di Lucca in favore del Granduca di Toscana Leopoldo II, mentre i territori lucchesi di [[Montignoso]], [[Gallicano (Italia)|Gallicano]], [[Minucciano]] e [[Castiglione di Garfagnana]] venivano ceduti a Modena. La Toscana cedeva poi a Modena i suoi territori lunigianesi ad esclusione di [[Pontremoli]] che passava a Parma. Carlo Lodovico passò dunque a fare vita privata, ma improvvisamente [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena|Maria Luigia d'Asburgo-Lorena]] duchessa di Parma morì all'età di 56 anni (dicembre 1847) e l'ex Duca di Lucca divenne, in attuazione dell'Atto Addizionale di Parigi, Duca di Parma.<ref>Giovannini, p. 243</ref>. L'annessione alla Toscana fu accolta con diffidenza o avversata da gran parte della popolazione dello stato. I nobili erano legati alle lunghissime tradizioni di autonomia ed indipendenza che risalivano alla vecchia repubblica, i borghesi ebbero più danni che vantaggi dalla mutazione del sistema economico, mentre il popolo finì per pagare il prezzo dell'uniformarsi dei due stati ed in particolare dalla conversione della moneta lucchese in quella toscana, avvenuto nel 1856 (fino a quell'anno si ebbe una doppia circolazione). Solo una minoranza di liberali e intellettuali accolse di buon grado la fine dell'indipendenza vedendo in questo un passaggio verso la prossima costituzione di uno stato nazionale italiano.
 
== Ordini equestri ==