Battaglia di Jena: differenze tra le versioni

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La Grande Armata nel 1806 aveva raggiunto il suo apogeo; nonostante le carenze organizzative e materiali e la povertà di mezzi causate da un sistema di intendenza e di forniture inefficiente e corrotto, questo esercito, sorto dalla fusione dei migliori elementi delle armate rivoluzionarie, era il più forte del mondo. I soldati, scarsamente riforniti, refrattari alla disciplina, spesso dediti al saccheggio e alle depredazioni nei territori occupati, erano tuttavia molto esperti, agguerriti, pieni di fiducia in sé stessi e convinti della propria superiorità di cittadini della "Grande nazione" di fronte agli eserciti della reazione e dell'aristocrazia. Gli ufficiali e i sottufficiali, provenienti anch'essi dai ranghi inferiori durante le lotte rivoluzionarie, erano desiderosi del combattimento e molto coraggiosi, aspirando all'elevazione sociale e materiale permessa dal sistema dell'uguaglianza e della promozione per merito<ref>{{Cita|Lefebvre 2009| pp. 222-227|Lefebvre2009 }}</ref>.
[[File:Napoleon Guard Tirailleur and Voltigeur by Bellange.jpg|thumb|left|upright|Fanteria leggera della [[Grande Armata]].]]
Napoleone aveva migliorato l'efficienza e le capacità di impiego operativo dell'degli eserciti rivoluzionari attraverso l'organizzazione dei corpi d'armata, grandi formazioni costituite da 2-4 divisioni con artiglieria e cavalleria di riserva in grado di sostenere temporaneamente uno scontro anche contro forze superiori, che permettevano la grande flessibilità della strategia napoleonica. Comandati dai suoi generali, quasi tutti elevati al rango di [[maresciallo di Francia]] dopo le precedenti vittorie, questi corpi d'armata consentivano all'imperatore di dominare grandi spazi con la sua tecnica di marcia separata ma coordinata, serrando progressivamente gli eserciti nemici in una zona sempre più ristretta prima del concentramento generale, al momento e nel punto giusto, per sferrare l'attacco risolutivo. La potenza della guerra napoleonica si fondava sulla straordinaria capacità intellettuale dell'imperatore che guidava e organizzava personalmente in tutti i dettagli le operazioni; i suoi marescialli, giovani, aggressivi e pronti a portarsi sulla linea del fuoco, erano valenti esecutori ma dipendevano totalmente dal loro capo per le scelte strategiche<ref>{{Cita|Lefebvre 2009| pp. 224 e 232-233|Lefebvre2009 }}</ref>.
[[File:General, Officer d'Legere, Soldat d'Ligne.jpg|thumb|upright|Fanteria di linea francese con l'uniforme delle armate rivoluzionarie che verrà modificata dopo il 1807.]]
Sul campo di battaglia la fanteria francese adottava teoricamente l'''ordre mixte'' con un battaglione spiegato in linea ed altri due battaglioni sui lati schierati in colonne; in pratica in realtà i soldati di Napoleone impegnavano il combattimento, secondo la tradizione delle armate rivoluzionarie, con uno schieramento avanzato di fanteria leggera che, molto abile nel combattimento in ordine sparso, disgregava con il fuoco le linee avversarie; quindi il resto del reggimento con la fanteria di linea sferrava l'attacco finale in colonne profonde alla baionetta. La cavalleria francese, riorganizzata dall'imperatore, guidata da capi famosi e strutturata in corpi di riserva, disponeva di notevole forza d'urto ed era in grado di condurre con successo l'inseguimento del nemico battuto<ref>{{Cita|Lefebvre 2009| pp. 224-225 e 234-235 |Lefebvre2009 }}</ref>. Infine l'artiglieria, a cui Napoleone, ufficiale di artiglieria, dava grande importanza, pur non essendo molto numerosa era omogenea e razionalmente organizzata. L'imperatore, a partire dalla battaglia di Jena, iniziò a costituire ed impiegare "grandi batterie" di cannoni concentrati in un solo punto dello schieramento avversario per indebolire le linee nemiche prima del ''coupe de foudre'', l'attacco decisivo della fanteria di linea<ref>{{Cita|Chandler 1993| p. 32|Chandler1993 }}</ref>.