Oreste (Alfieri): differenze tra le versioni

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'''Oreste''' è una [[tragedia]] mitologica in [[endecasillabo|endecasillabi]] sciolti scritta da [[Vittorio Alfieri]] nel [[1783]] del cosiddetto “ciclo di Tebe”.
 
La vicenda è la continuazione di ''[[Agamennone (Alfieri)|Agamennone]]''. Il tema riprende infatti il mito di [[Oreste (mitologia)|Oreste]] che, tornato ad Argo, vuole vendicarsi della madre e del suo amante per l'omicidio del padre [[Agamennone]].
 
La tragedia fu pensata ed abbozzata già dal [[1776]], durante un soggiorno [[Pisa|pisano]] di Alfieri: la stesura in versi avvenne però l'anno successivo, mentre la versificazioneverseggiatura definitiva nel 1783. La prima lettura fu data a [[Roma]] nel [[1782]], un anno prima della versione giunta fino a noi.
 
Nonostante il tema non fosse per nulla nuovo al pubblico, le compagnie teatrali fecero proprio il testo alfieriano, rappresentandolo con frequenza.
 
Alfieri non mette in scena l'uccisione della madre, ancora considerato divieto visivo, così come ne ''[[La congiura de' Pazzi (Alfieri)|La Congiura de'Pazzi]]'' e ''[[Bruto primo (Alfieri)|Bruto primo]]''.
 
==Trama==
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ORESTE: Lasciala; or forse al traditor marito ella arde il rogo.<br>PILADE:Piú che compiuta hai la vendetta, or vieni; non cercar oltre...<br>ORESTE:Oh! che di' tu?...<br>ELETTRA:La madre ti ridomando, Pilade. - Oh, qual m'entra gel nelle vene!<br>PILADE:Il cielo...<br>ELETTRA:Ah! spenta forse...<br>ORESTE:Volte in se stessa infuriata ha l'armi?...<br>ELETTRA:Pilade; oimè!... tu non rispondi?<br>ORESTE:Narra;che fu?<br>PILADE:Trafitta...<br>ORESTE:E da qual mano?<br>PILADE:Ah! vieni...<br>ELETTRA:Tu la uccidesti.<br>ORESTE:Io parricida?...<br>PILADE:Il ferro vibrasti in lei, senza avvederten, cieco d'ira, correndo a Egisto incontro...<br>ORESTE:Oh quale orror mi prende! Io parricida? - Il brando,Pilade, dammi: io 'l vo'...<br>PILADE:Non fia.<br>ELETTRA:Fratello...<br>PILADE:Misero Oreste!|''Oreste'', Atto V Scena Ultima}}
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===Curiosità===
Alfieri non mette in scena l'uccisione della madre, ancora considerato divieto visivo, così come ne ''[[La congiura de' Pazzi (Alfieri)|La Congiura de'Pazzi]]'' e ''[[Bruto primo (Alfieri)|Bruto primo]]''.
 
===Bibliografia===
*Vittorio Alfieri, ''Tragedie'', Sansoni, Firenze 1985