Sala delle Asse: differenze tra le versioni

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{{torna a|Musei del Castello Sforzesco#Sala VIII o sala delle Asse – La decorazione leonardesca{{!}}Musei del Castello Sforzesco}}
{{Opera d'arte
| immagine = Sala VIII.jpg
| grandezza immagine = 300px
|titolo titolo= Intrecci vegetali con frutti e monocromi di radici egelsi; rocceMonocromo
| artista = [[Leonardo da Vinci]]
| artista2 =
| data = [[1498]]
| opera = dipinto
| tecnica = tempera su intonaco
| altezza =
| larghezza =
| città = [[Milano]]
| ubicazione = [[Castello Sforzesco]]
}}
[[File:Leonardo da vinci, sala delle asse.jpg|thumb|upright=1.4|Sala delle Asse]]
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La '''Sala delle Asse''' è una sala che si trova al piano terra del torrione nord-orientale, detto anche del Falconiere, del [[Castello Sforzesco]] di [[Milano]]. Prende il nome dalle assi di legno che si ritiene un tempo rivestissero le pareti.
== GliLa affreschiDecorazione ==
GliLa Sala ospita una decorazione con '''''Intrecci vegetali e gelsi,''''' che con fruttiun eeffetto policromie''trompe-l'oeil'' dicreano radiciun pergolato lungo tutta la volta, le vele e roccele lunette, le cui fronde partono da alberi dipinti lungo le pareti, come a riprendere le colonne ''ad tronchonos''. Sulla parete est della Sala è presente un '''''Monocromo''''' nella parte inferiore della parete, rappresentante le radici degli alberi soprastanti che penetrano in stratificazioni rocciose. Il complesso sonoè una pittura parietale a tempera su intonaco di [[Leonardo da Vinci]] (ripassata in epoca moderna), databile al [[1498]] circama eripassata conservatain nellaepoca Salamoderna.
 
Una fonte per rintracciare gli studi dell'artista sulla decorazione con motivi vegetali è la sezione ''Degli alberi e delle verdure'' nel ''[[Trattato della pittura]],'' a cui si affianca una rilettura dei testi di [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]] in chiave naturalistica.
 
=== Storia ===
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II Sforza e Cristina di Danimarca|rivista=Rassegna di studi e di notizie|volume=XLII|numero=38}}</ref>
 
Dal 1534 si perdono le notizie della sala: la corte, ormai spagnola, si trasferisce a [[Palazzo Reale (Milano)|Palazzo Reale]] nel 1536 e il castello, trasformato in cittadella con funzioni militari, viene gradualmente abbandonato e utilizzato come caserma. Del 1710 è una relazione dello stato degli ambienti del castello, redatta per programmare i lavori di manutenzione: si evince che sono state apportate modifiche alle finestre e le pareti sono state scialbate (ricoperte con strati di calce).
 
Gli interventi più recenti sulla decorazione della sala cominciano a fine Ottocento con [[Luca Beltrami]] e la sua iniziativa di recupero del castello tra il 1893 e 1902. Questi infatti fa ridipingere completamente al pittore Ernesto Rusca la volta e le lunette, mantenendo lo stesso soggetto ma, inevitabilmente, con uno stile non coerente a quello originario. La sala era ormai un anonimo spazio quadrato e buio - alcune finestre sono state murate - suddiviso da elementi murari per il ricovero dei cavalli della caserma e con la parte inferiore delle pareti con l'intonaco cadente e parzialmente perduto. In questa fase è stato decisamente importante il ruolo dello storico dell'arte [[:de:Paul_Müller-Walde|Paul Müller-Walde]] che, giunto a Milano nel 1890 per studiare le opere di [[Leonardo da Vinci]], svolge alcuni saggi e prove per trovare le tracce della decorazione dell'artista. Nel 1893 rinviene tracce di policromia sulla volta e le associa subito alla mano dell'artista sulla base della documentazione archivista rinvenuta fino a quel momento. Un cambiamento di rotta dei lavori sembra arrivare nel 1894, quando la Giunta Municipale del Comune di Milano delibera di riadattare gli spazi della Corte Ducale, quindi anche la sala delle Asse, per ospitare la sede della civica Scuola d'Arte Applicata all'Industria; i lavori sono interrotti e in alcuni casi mai iniziati a causa delle Esposizioni Riunite dello stesso anno. Si decide poi nel 1897 di fare dei lavori perché il castello possa ospitare i musei Patrio Archeologico e l'Artistico Municipale e la sala delle Asse subisce interventi: le pareti sono scrostate, i serramenti delle finestre sono ridimensionati e il pavimento in selciato è sostituito con uno in cemento. Nel 1898 il resoconto dei lavori di Beltrami ci attesta che la decorazione è stata osservata e compresa nelle sue parti.<ref>{{Cita libro|autore=Luca Beltrami|autore2=Gaetano Moretti|titolo=Resoconto dei lavori di restauro eseguiti al Castello di Milano col contributo della Sottoscrizione cittadina|anno=1898|città=Milano}}</ref> L'unica opera che
Perduta la memoria della decorazione e ricoperta da altri intonaci, nel [[1893]]-[[1894]] venne riscoperto l'intreccio di motivi vegetali. Nel [[1901]]-[[1902]] si procedette però a un restauro discutibile, con reintegri che compromisero a lungo una lettura integrale e corretta dell'originale. Nel [[1954]] venne completata una nuova campagna di restauro che restituì la leggibilità critica del ciclo.
 
Successivo a questo è l'intervento del restauratore Ottemi Della Rotta tra il 1955 e 1956, quando il castello, danneggiato dalla Seconda guerra mondiale, è sottoposto ad un recupero generale e al riallestimento del [[Museo d'arte antica|Museo di Arte Antica]] condotto dallo studio di architetti [[BBPR]] e guidato dal direttore [[Costantino Baroni]].
=== Descrizione e stile ===
La decorazione riguarda la volta e la parete nord della sala. Si tratta di un fitto intreccio di rami e fogliame che si diparte da alberi, come a riprendere le colonne ''ad tronchonos'', che si sviluppa in una sorta di pergolato e sfonda idealmente la parete della sala chiusa, trasformandola in un brano di paesaggio all'aperto. L'effetto ''trompe-l'oeil'' ottenuto annulla la struttura muraria, fondendo le esigenze di compiacimento dinastico del Moro con la rilettura di Vitruvio in una chiave naturalistica dello spazio.
 
Perduta la memoria della decorazione e ricoperta da altri intonaci, nel [[1893]]-[[1894]] venne riscoperto l'intreccio di motivi vegetali. Nel [[1901]]-[[1902]] si procedette però a un restauro discutibile, con reintegri che compromisero a lungo una lettura integrale e corretta dell'originale. Nel [[1954]] venne completata una nuova campagna di restauro che restituì la leggibilità critica del ciclo.
Particolarmente interessante è il frammento sulla parete est, messo in luce nel 1954, ricoperto da disegno preparatorio monocromatico bianco nero, dove si vedono grosse radici che penetrano in alcune stratificazioni rocciose: si tratta della base del fusto dell'albero, da cui originariamente si dipartivano tutte le fronde verdeggianti che coprono la volta della sala, intrecciandosi secondo motivi geometrici. Questa scoperta ha confermato inequivocabilmente come il programma iconografico non fosse circoscritto alla volta, la parte oggi meglio conservata, ma intendesse svilupparsi ampiamente anche sulle pareti circostanti.
 
Tracce teoriche della decorazione con motivi vegetali si trovano nella sezione ''Degli alberi e delle verdure'' nel ''[[Trattato della pittura]]''.
 
== Galleria d'immagini ==