Sala delle Asse: differenze tra le versioni
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[[File:Leonardo da vinci, sala delle asse.jpg|thumb|upright=1.4|Sala delle Asse]]
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La '''Sala delle Asse''' è una sala che si trova al piano terra del torrione nord-orientale, detto anche del Falconiere, del [[Castello Sforzesco]] di [[Milano]]. Prende il nome dalle assi di legno che si ritiene un tempo rivestissero le pareti.
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Una fonte per rintracciare gli studi dell'artista sulla decorazione con motivi vegetali è la sezione ''Degli alberi e delle verdure'' nel ''[[Trattato della pittura]],'' a cui si affianca una rilettura dei testi di [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]] in chiave naturalistica.
=== Storia ===
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II Sforza e Cristina di Danimarca|rivista=Rassegna di studi e di notizie|volume=XLII|numero=38}}</ref>
Dal 1534 si perdono le notizie della sala: la corte, ormai spagnola, si trasferisce a [[Palazzo Reale (Milano)|Palazzo Reale]] nel 1536 e il castello, trasformato in cittadella con funzioni militari, viene gradualmente abbandonato e utilizzato come caserma. Del 1710 è una relazione dello stato degli ambienti del castello, redatta per programmare i lavori di manutenzione: si evince che sono state apportate modifiche alle finestre e le pareti sono state scialbate (ricoperte con strati di calce).
Gli interventi più recenti sulla decorazione della sala cominciano a fine Ottocento con [[Luca Beltrami]] e la sua iniziativa di recupero del castello tra il 1893 e 1902. Questi infatti fa ridipingere completamente al pittore Ernesto Rusca la volta e le lunette, mantenendo lo stesso soggetto ma, inevitabilmente, con uno stile non coerente a quello originario. La sala era ormai un anonimo spazio quadrato e buio - alcune finestre sono state murate - suddiviso da elementi murari per il ricovero dei cavalli della caserma e con la parte inferiore delle pareti con l'intonaco cadente e parzialmente perduto. In questa fase è stato decisamente importante il ruolo dello storico dell'arte [[:de:Paul_Müller-Walde|Paul Müller-Walde]] che, giunto a Milano nel 1890 per studiare le opere di [[Leonardo da Vinci]], svolge alcuni saggi e prove per trovare le tracce della decorazione dell'artista. Nel 1893 rinviene tracce di policromia sulla volta e le associa subito alla mano dell'artista sulla base della documentazione archivista rinvenuta fino a quel momento. Un cambiamento di rotta dei lavori sembra arrivare nel 1894, quando la Giunta Municipale del Comune di Milano delibera di riadattare gli spazi della Corte Ducale, quindi anche la sala delle Asse, per ospitare la sede della civica Scuola d'Arte Applicata all'Industria; i lavori sono interrotti e in alcuni casi mai iniziati a causa delle Esposizioni Riunite dello stesso anno. Si decide poi nel 1897 di fare dei lavori perché il castello possa ospitare i musei Patrio Archeologico e l'Artistico Municipale e la sala delle Asse subisce interventi: le pareti sono scrostate, i serramenti delle finestre sono ridimensionati e il pavimento in selciato è sostituito con uno in cemento. Nel 1898 il resoconto dei lavori di Beltrami ci attesta che la decorazione è stata osservata e compresa nelle sue parti.<ref>{{Cita libro|autore=Luca Beltrami|autore2=Gaetano Moretti|titolo=Resoconto dei lavori di restauro eseguiti al Castello di Milano col contributo della Sottoscrizione cittadina|anno=1898|città=Milano}}</ref> L'unica opera che
Perduta la memoria della decorazione e ricoperta da altri intonaci, nel [[1893]]-[[1894]] venne riscoperto l'intreccio di motivi vegetali. Nel [[1901]]-[[1902]] si procedette però a un restauro discutibile, con reintegri che compromisero a lungo una lettura integrale e corretta dell'originale. Nel [[1954]] venne completata una nuova campagna di restauro che restituì la leggibilità critica del ciclo.▼
Successivo a questo è l'intervento del restauratore Ottemi Della Rotta tra il 1955 e 1956, quando il castello, danneggiato dalla Seconda guerra mondiale, è sottoposto ad un recupero generale e al riallestimento del [[Museo d'arte antica|Museo di Arte Antica]] condotto dallo studio di architetti [[BBPR]] e guidato dal direttore [[Costantino Baroni]].
▲Perduta la memoria della decorazione e ricoperta da altri intonaci, nel [[1893]]-[[1894]] venne riscoperto l'intreccio di motivi vegetali. Nel [[1901]]-[[1902]] si procedette però a un restauro discutibile, con reintegri che compromisero a lungo una lettura integrale e corretta dell'originale. Nel [[1954]] venne completata una nuova campagna di restauro che restituì la leggibilità critica del ciclo.
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