Calcestruzzo armato precompresso: differenze tra le versioni

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Nel 1933, nell'articolo ''Idees et voies nouvelles'' il costruttore [[Eugène Freyssinet]] per la prima volta lasciò traccia scritta della parola ''precontrainte'', neologismo che definirà per tutti gli anni successivi la tecnica della precompressione. I primi tentativi di realizzare opere in calcestruzzo armato precompresso risalgono al 1888 ad opera di Doering. I risultati furono però deludenti a causa della scarsa resistenza dei materiali adottati. Nel 1907 fu Koenen a riproporre la soluzione per ridurre le sollecitazioni nel calcestruzzo e migliorarne la durabilità. Usando però acciai con una resistenza molto bassa e un tasso di lavoro intorno ai 100 MPa la precompressione veniva precocemente annullata dai fenomeni di ritiro e scorrimento viscoso del calcestruzzo.
 
I primi risultati soddisfacenti furono ottenuti applicando la presollecitazione nella produzione di tubi in calcestruzzo ad opera della ditta italiana Vianini, nel 1925. L'intento comune era solamente quello di applicare una precompressione per evitare o ridurre la fessurazione del calcestruzzo, ignorando altri aspetti statici benefici del procedimento. I concetti base della moderna precompressione furono ideati da Freyssinet che nel 1928 ne depositò il brevetto. Lo stesso ideatore dal 1936 utilizzò la tecnica della precompressione pressoché per quasi tutte le opere.
 
La più autorevole delle realizzazioni è probabilmente il ponte di Luzancy sulla [[Marna (fiume)|Marna]], non lontano da [[Parigi]], costituito da un'unica campata di luce pari a 55 m e una carreggiata di 6 m di larghezza (più due merciapiedi di un metro). Nel maggio del 1949 viene creata l'Associazione Scientifica della Precompressione. Nel giugno del 1949, per la prima volta, si riunirono a Parigi cinquanta ingegneri da tutto il mondo per studiare e discutere, sotto l'egida dell'Associazione Scientifica della Precompressione, questioni teoriche riguardanti l'applicazione di tale tecnica.